22 Dicembre 2024
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Intelligenza artificiale, alcune cifre: ecco dove siamo

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(Adnkronos) –
Intelligenza artificiale, alcune cifre. Siamo stati tra i primi in Italia a parlare dei sistemi basati sull’Intelligenza Artificiale, ora è divenuto il tema più dibattuto sui media specializzati e non, declinando una narrazione spesso confusa e contraddittoria. Vediamo quindi dove siamo. A livello normativo, ad oggi 75 Stati nel mondo (e cioè circa il 30% dei Paesi sovrani, con una popolazione complessiva di oltre il 50% di quella mondiale) tra cui l’Italia, hanno varato una qualche forma di normativa/regolamento sull’AI. Inoltre il Parlamento Europeo lo scorso 13 marzo ha adottato l’”AI Act” (ora in fase di definizione degli atti delegati per l’attuazione nei singoli Stati membri); poche settimane prima l’Unione Africana ha adottato una direttiva volta ad ottenere una strategia continentale comune sul tema.  Negli USA il 30 ottobre scorso il Presidente Biden ha firmato un ordine esecutivo per “la futura regolamentazione dell’AI negli Stati Uniti” contenente disposizioni immediatamente operative per Enti e Agenzie Federali. Da noi il 23 aprile scorso il Governo ha approvato un articolato disegno di legge che, tra l’altro, stanzia un miliardo di euro per finanziare – attraverso Cdp venture capital – startup che operano nei settori “AI, cyber security, quantum computing, TLC e 5G”. A livello finanziario, nell’ultimo decennio gli investimenti in AI sono aumentati di 13 volte: sono state create oltre 41.500 nuove imprese che toccano vari aspetti dell’AI, di queste oltre 21.000 sono nate negli Stati Uniti, 5.616 in India, 4.646 nel Regno Unito, 2.576 in Canada, 2.430 in Cina, 1.556 in Israele, 1.509 in Francia.  In termini di capitali di rischio alle imprese che sviluppano sistemi AI (proxi molto significativa del “sentiment” dei vari Paesi verso il tema) sono ancora in testa gli Stati Uniti con 273 miliardi di dollari, segue la Cina (76 miliardi), Israele (18 miliardi), India (17 miliardi), Regno Unito (16 miliardi). Per dare un ulteriore idea delle potenzialità finanziarie già oggi implicite nei sistemi AI; Open AI l’azienda guidata da Sam Altman (l’uomo che sta all’AI come Steve Jobs stava ad Internet) e che ha lanciato la Chat GPT, è passata da un valore iniziale di poche migliaia di dollari a quello attuale stimato in oltre 90 miliardi di dollari trascinando in questa crescita vorticosa soprattutto nell’ultimo biennio anche il gigante decaduto Microsoft (principale partner e finanziatore di Open AI) che è tornato ad essere, dopo oltre un decennio, la prima azienda al mondo per capitalizzazione di Borsa: oltre 3.000 miliardi di dollari.  
Felicità. Forse pochi sanno che ogni anno, più o meno in questi giorni, viene pubblicato da 12 anni il “World Happiness Report” (il rapporto mondiale della felicità) uno studio molto serio redatto in collaborazione dallo Gallup Research, l’Oxford Wellbeing Research Centre e alcune agenzie nell’ambito dell’ONU. Il Paese più felice al mondo quest’anno è la Finlandia (nonostante le minacce di Putin che poco vengono prese sul serio, evidentemente) all’ultimo posto, 143esimo. L’Afghanistan. L’Italia è al 41 posto, dopo molte nazioni come Kosovo, Romania e Serbia; gli Stati Uniti sono al 23esimo posto. In linea generale la felicità tende a diminuire in America, aumentare nel nord Europa, precipitare in Medio Oriente e Nord Africa; guardando alle fasce d’età: si tende ad essere più felici dopo i 50 anni che tra 18 e 30. Non è una sorpresa, dopotutto. 
Inno alla gioia. Martedì 7 maggio sono stati esattamente 200 anni da che Ludwig van Beethoven eseguì per la prima volta (al Karntnerton Theatre di Vienna) la sua nona (e ultima) sinfonia la cui parte finale e corale “Ode to Joy” (l’inno alla gioia) è divenuta nel tempo l’inno più amato da molte Istituzioni e Stati di ogni estrazione: democratica, dittatoriale, di destra, di sinistra, di centro. Oggi è ampiamente conosciuta come inno ufficiale del Consiglio d’Europa e della UE ma in passato è stata amata e adottata da Adolf Hitler, da Josef Stalin, da Mao Zedong ed è stata, per un breve periodo, inno ufficiale del regime razzista Rodesiano. Nel luglio di quest’anno la Nona sarà suonata nelle capitali del mondo libero dai giovani dell’Ukrainian Freedom Orchestra per ricordare anche in questo modo le sofferenze della loro nazione e la speranza di un futuro “di gioia”. (Di Mauro Masi) —[email protected] (Web Info)


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