22 Dicembre 2024
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Intervista – Alessandro Manna é il giovane De Filippo in ‘Qui rido io’: “Fin da piccolo interpretavo commedie di Eduardo, oggi ho realizzato un sogno”

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Napoli, 13 set. – Determinato, disciplinato e  talentuoso, questo il ritratto  di Alessandro Manna, giovane co-protagonista del film di Mario Martone,Qui rido io’.

Nello splendido viaggio condotto sull’allargata famiglia teatrale di Scarpetta, Alessandro interpreta Eduardo De Filippo nella tenera età infantile.

La sua é una restituzione sorprendente, fatta di sguardi intensi, silenzi profondi e carattere curioso ed introspettivo, oltre che applicato, tanto da offrirci fedelmente l’immagine che ci si potrebbe profilare di Eduardo bambino, già innamorato del teatro, affrontato con serietà.

Sul piccolo schermo Alessandro ci regala un racconto poetico del più grande commediografo napoletano. Approcciandosi a questo ruolo con orgoglio e dedizione, il giovane Manna è un attore in erba che si è avvicinato più volte al mondo del cinema di successo.

Ha 14 anni ed è iscritto al primo anno dell’Istituto informatico; vive a Casavatore in provincia di Napoli ed ha due fratelli maggiori che gli hanno insegnato l’importanza del prendere seriamente ogni cosa a cui si scelga di dedicarsi. Fin da piccolo Ale – così lo chiamano gli amici – si è cimentato con i grandi personaggi napoletani, imparando a mimare perfettamente Totò, oltre che a calcare il palcoscenico prima con il teatro amatoriale della parrocchia, poi con corsi di recitazione mirati.

Da qui la scelta di frequentare i primi casting, sempre supportato dai genitori pazienti ed attenti alla realizzazione dei suoi obiettivi. Ha partecipato alla serie tv ‘L’Amica Geniale’, oltre che ai casting di ‘Pinocchio’, il film di Matteo Garrone, candidandosi per il ruolo di Pinocchio stesso. E’ però Mario Martone a credere in lui e a dargli la possibilità di calcare il tappeto rosso della Mostra del Cinema di Venezia, interpretando un ruolo che non dimenticherà mai, quello di Eduardo De Filippo, come ci racconta in questa intervista.

L’ INTERVISTA

– Alessandro, hai incontrato sul set di ‘Qui rido io’ tanti attori di indiscusso talento. Che emozioni hai provato a lavorare con loro in un film che abbraccia l’arte in tutta la sua essenza?

Inizialmente avevo il timore che potessi incontrare sul set attori che essendo di grande valore, potessero adottare un atteggiamento di superiorità nei miei confronti. Invece sono stati tutti gentili, mi hanno dato consigli. Toni Servillo si fermava a leggere il copione con me, così come Mario Martone a cui devo dire grazie per essersi dedicato a noi attori, me compreso, con grande affetto e disponibilità. Ringrazio l’intera produzione che ha messo a nostra disposizione una coach, Anna Redi, capace in tre mesi di spiegarci tutto il film facendoci entrare nel personaggio. Anche se imparavamo il copione, talvolta c’erano dubbi sugli sguardi o i comportamenti da adottare in scena. A quel punto un’intera squadra di attori e produzione era lì pronta a guidarci. Questa è stata la scuola più grande che potessi frequentare: stare su un set attento e collaborativo.

– Che idea ti sei fatto da spettatore oltre che da giovane attore, di Scarpetta e dei suoi eredi, compreso Eduardo De Filippo?

Penso che Scarpetta e De Filippo siano somma forma di arte italiana. Ho provato una grandissima emozione ad interpretare Eduardo perchè il film si basa sul teatro, da cui tutti noi che eravamo sul set, come i personaggi cui abbiamo dato forma, abbiamo cominciato. Per me il teatro è una cosa sacra e capire come lo hanno costruito con sacrificio e dedizione Eduardo Scarpetta e i figli, ha dato ancora più di significato a questa mia convinzione. Ho provato gli stessi dubbi, i sogni che Eduardo De Filippo da bambino poteva avere crescendo tra costumi, palcoscenico e una famiglia in cui, pur immaginandoli, certi legami non erano ben chiari.

Come è iniziato il tuo amore per il palcoscenico?

Ho iniziato a recitare ad otto anni, quando mi iscrissi ad un corso di recitazione parrocchiale gratuito con il mio maestro Egidio Caiazzo che ringrazio ancora. Le prime commedie a cui ho preso parte sono state quelle di Scarpetta e De Filippo. Pur essendo piccolo le ho interpretate; mi piacquero tanto e da lì ho deciso di continuare con la recitazione. Capitava che a teatro arrivassero persone che compravano il biglietto proprio per vedere me. Amavo il teatro e la gente mi diceva che ero portato per la scena, così ho deciso di iscrivermi ad altri corsi e ad agenzie cinematografiche per avere l’opportunità di crescere ed imparare nel modo migliore. Fin da piccolo imitavo Totò, tanto che ad otto anni ho partecipato ad un concorso e l’ho vinto proprio con il suo personaggio. Quando mi sono ritrovato al provino per ‘Qui rido io’ avevo paura di non farcela, allora ho chiesto ad Eduardo Scarpetta che già avevo incontrato sul set de ‘L’amica geniale’, se credeva potessi riuscire ad essere Eduardo. Lui mi ha risposto: “Eduardo è nella tua testa, è dentro di te” e così è stato. Mi è sembrato un segno del destino iniziare ad otto anni con le sue commedie e poi interpretare lui sul set. 

– C’è una scena a cui sei particolarmente legato?

Una scena mi è rimasta dentro su tutte, quella in cui sono a teatro e Toni Servillo nei panni di Scarpetta mi chiede di rispondere alla domanda ‘Chi t’è padre?’. Il mio personaggio nel film non parla tantissimo, vive di sguardi in quanto Eduardo vuole capire chi sia il padre pur immaginandolo. Ho immaginato e restituito un Eduardo un po’ sofferto che a quella età insieme ai fratelli ha bisogno di scoprire la sua identità, di superare certe insicurezze e malinconie, tutte sensazioni che ho provato e spero siano arrivate agli spettatori.

– Cosa sogni dopo aver interpretato questo film?

Il mio sogno è uno soltanto: di non finire mai di fare l’attore, perchè è una cosa che vorrei fare per tutta la vita. Comunque per me è già un grande traguardo essere arrivato sul red carpet di Venezia insieme ad un grande regista per presentare questo film. Lavorare all’inizio della mia carriera con attori che fanno scuola, interpretando i veri maestri del teatro napoletano, è stato fantastico.

– Qual è a tuo avviso il vero senso dell’attore?

Il senso dell’attore secondo me ruota intorno al termine spontaneità, perchè il metodo migliore per fare l’attore è spogliarsi di sè con spontaneità, mettendosi nei panni del personaggio come se lui facesse parte della tua vita. L’attore deve restituire la finzione con verità.

– Ci racconti qualche retroscena dell’ultima mostra del Cinema di Venezia?

Mario è un regista straordinario, umile. Quando è terminata la proiezione ci ha fatti alzare tutti, dal primo attore a noi bambini più piccoli che eravamo sconosciuti, per dare il saluto alla platea, presentandoci senza trascurare nessuno. Ci ha fatto vivere l’emozione del grande cinema dedicandoci indistintamente la stessa attenzione, in quei dieci minuti di applausi da post proiezione che non dimenticherò mai.

 

 

 


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.