Intervista – BCT, Dario Argento e Paolo Ruffini a confronto nella presentazione dei rispettivi ultimi lavori cinematografici
Sono entrambi registi ed attori; hanno conquistato un posto importante nel cinema italiano, rispettivamente con l’horror e la commedia, tanto che il Benevento Cinema Televisione Festival gli tributa i giusti onori, nell’edizione 2022.
Dario Argento e Paolo Ruffini presentano i loro ultimi lavori con la macchina da presa: ‘Occhiali neri’ per il primo e ‘Rido perché ti amo’ per il secondo.
Il re del cinema dell’orrore ripropone un suo film dopo 10 anni di silenzio. Lo fa definendo “immediata” questa nuova genesi. Tanti titoli, tante locandine, altrettante scene cult e protagoniste femminili che hanno reso indimenticabile ogni suo film.
Il Maestro del brivido, conosciuto in ambito internazionale, ha creato capolavori quali Suspiria (1977), Profondo Rosso (1975), Inferno (1980), Phenomena (1985) con la figlia Fiore, Tenebre (1982), Opera (1987), L’uccello dalle piume di cristallo (1970), Trauma (1991), per citarne alcuni. Il regista romano, ora 82enne, continua a rappresentare i suoi incubi, come ci racconta e lo fa tra oniricitá, psicanalisi ed ambientazioni gotico-moderne che piacciono alle nuove e vecchie generazioni di appassionati del genere da lui rappresentato.
– Maestro, cosa significa per lei ‘Occhiali neri’ e cosa intende raccontarci dopo di esso?
Con questo film intendo ritornare ai miei inizi, alle origini. La pellicola ha 20 anni, ma durante il lockdown l’ho rimaneggiata. Naturalmente la protagonista sarà una donna e si percepiranno influenze della psicoanalisi. Dopo Occhiali neri prometto che continuerò con lo stesso genere, perché ho molte cose da raccontare ancora.
– Al BCT riceve un premio alla carriera. Dopo tanti riconoscimenti, quale percezione ha del suo lavoro?
Ho la percezione che aver guardato tanti film, averne fatti altrettanto, non è stata fatica vana. Qualcosa di buono l’avrò fatta, se mi tributano un premio! Sono felice che sia l’Italia a darmelo. Viaggio tanto con piacere, ma essere riconosciuto qui mi dá più gioia.
– Qual è il rapporto di Dario Argento con il femminile?
Le donne sono protagoniste dell’80% dei miei film. Questa è un’eredità tramandata da mia madre che era una fotografa specializzata in ritratti femminili. La luce che lei sapeva dare ai corpi femminili mi ha sempre impressionato ed io ho cercato di recuperarla nei miei lavori mettendo in risalto anche il mistero che cela ogni donna.
– Quale suo film l’ha influenzata in maniera preponderante, da un punto di vista emotivo?
L’uccello dalle piume di cristallo. Fu un atto di improvvisazione non solo mio, ma anche di Ennio Morricone che creó di getto le note. È la sintesi del mio modo di lavorare al cinema: non impiego tanto tempo per le mie sceneggiature…anzi! Però è strano che il film che mi ha portato via tanto tempo, poi sia stato il più riconosciuto e parlo di Suspiria.
– Che regista é Dario Argento?
Un regista che non si pavoneggia. Io faccio film perché sento di farli e non mi sento per questo grande. Ho fatto solo quello che il mio istinto dettava, con naturalezza.
Dalla suspense di Dario Argento si passa alla romantica goliardia di Paolo Ruffini, il livornese del cinema che presenta in anteprima nazionale al BCT, un film da “ultimo romantico’ quale è ‘Rido perché ti amo’.
Questo lavoro gode di importanti partecipazioni quali Enzo Garinei e Lucia Guzzardi, Giulia Provvedi, Loretta Goggi, Greg e Herbert Ballerina e un piccolo cameo di Malica Ayane che è la voce di una delle canzoni del film, scritta da Giuliano Sangiorgi.
È una pellicola ricca di citazioni, forse perché nata proprio durante il lockdown in cui c’era da pensare a tanto e tanti e narra la storia d’amore di due bambini che promettono da grandi di sposarsi il 14 febbraio. Star d’eccezione è la piccola volpina, Ciak, che dal girato in poi accompagna adesso Ruffini.
– Paolo, nel film è anche attore, Ciro, ed ha un rapporto particolare con Leopoldo, interpretato da Nicola Nocella. Cosa dobbiamo aspettarci da un tale sodalizio?
Con Nicola nel film ma anche nella vita c’è un rapporto insolito tipico di Asterix ed Obelix invertiti. Il mio personaggio è il classico Obelix che sceglie di avere un cagnolino dietro. Sono cinefilo e lo è anche il mio personaggio, Ciro Esposito. Il film è una favola borderline interpretata da me che sono un ultimo romantico.
– C’è poesia e memoria in questa pellicola. Come le ha coniugate?
Il film è una continua citazione. Basti pensare che la piazza in cui è ambientato si chiama Piazza Carlo Pedersoli, perché per me Bud Spencer è un mito assoluto e se arrivate in fondo ai titoli di coda, vi renderete conto che tutto il film è tutto una dichiarazione di metacinema che contribuisce a legare memoria e poesia, parlando di amore. Questo lavoro è la mia dichiarazione d’amore per il cinema.
– Oltre la comicità ha scelto di guardare le cose dal punto di vista dei bambini in questo suo ultimo lavoro. Quale monito intende dunque lasciarci?
Vorrei esprimere un desiderio più che altro; quello che un giorno torneremo ad essere bambini e a vivere in una maniera diversa. Il bimbo quando nasce è una creatura meravigliosa, non pensa ai social e non gioca alla guerra. Ci siamo dimenticati la nostra parte di bambini e per imparare ad amare davvero dobbiamo riscoprirla.
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