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Intervista – ‘Blu Partenope’, la storia di una Cenerentola moderna nel nuovo romanzo di Scarlet Lovejoy

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Napoli, 20 apr. – Dopo due anni dal primo romanzo ‘Domani non è un altro giorno’, Marco Iannaccone, in arte Scarlet Lovejoy arriva nelle librerie con il suo secondo lavoro di scrittura ispirato a Napoli e per questo intitolato ‘Blu Partenope’, edito Saga Edizioni. 

Lo scrittore si cimenta questa volta in una narrazione surreale ed ironica, che omaggia la città di Partenope attraverso la storia di una Cenerentola moderna, blu nell’animo, come il mare di Napoli, quando si offre al lettore buffa ed impetuosa, come i flutti delle onde che battono sulla costa e si rigonfiano al passaggio dei venti, simbolo delle contraddizioni della vita.

La giovane protagonista è una donna piena  di sogni, decisa a sopravvivere in una città ricca di contraddizioni e bellezza.
Nel suo tragitto ella incontrerà altri personaggi variopinti, capaci di donare ancora più imprevedibilità alla storia narrata.

Avventuroso, divertente, il romanzo ‘Blu Partenope’ offre momenti di piacevole lettura, lasciando vagare la fantasia nei paesaggi blu dell’incantevole Napoli, toccando temi come l’importanza dell’eco sostenibilità, della cittadinanza attiva, ma anche dell’amicizia e della famiglia.

L’ INTERVISTA

 Scarlet, hai dato alla luce una nuova creatura in termini di scrittura. Cosa ti ha spinto a dedicarti a Blu Partenope?

Il mio ultimo romanzo è stato scritto lo scorso anno, nei primi mesi di gennaio. Mi sono lasciato ispirare da Isabel Allende, che era una delle mie scrittrici preferite nell’adolescenza, abituata a scrivere l’8gennaio. Ho scelto dunque la stessa data per dare il via al mio ultimo libro, in un periodo in cui vivevamo in piena zona rossa. Mi sono lasciato influenzare anche dalla mia propensione a visitare la città di Napoli e a scorgere in essa, ora bellezze artistiche come palazzi storici che tolgono il fiato, ora i pericoli e l’incuria che a volte la avvolgono. Blu Partenope in effetti è proprio questo: un personaggio di nome Blu che ha un legame fortissimo con Napoli, al punto di soffrire fisicamente ogni volta che vede la città piena di buche o devastata da incendi e camorra.

Tutta la storia è una favola moderna avvolta volutamente da un surrealismo un po’ magico, con una morale ed un senso specifico: quello di curare ciò che ami in maniera tale da farle vivere bene. Blu manifesta così la sua volontà di abitare in una città di cui bisogna prendersi cura per prolungarne la bellezza.

– La protagonista è una cenerentola moderna che non ha paura di esprimersi e vive la quotidianità con un pizzico di ironia. Quanto di te c’è in essa?

C’è molto di me non solo in Blu, ma anche nei suoi amici Dafne e Giulio. Giulio rappresenta infatti il mio essere omosessuale, con tutte le problematiche annesse, legate ad esempio al bullismo di cui si può essere vittima in ambito scolastico (che per fortuna a me non è toccato), ma nell’ambito lavorativo si. Dafne invece rappresenta l’artista di questa storia. Si rispecchia in lei il mio essere fotografo, scrittore, pittore e scultore. Nel libro non a caso c’è una critica al mondo delle gallerie dove molto spesso non si va a vedere la mostra, ma ci si reca per fare salotto e farsi notare nel proprio interesse. In questi ambienti radical chic non c’è amore per l’arte, ma più frequentemente amore per il presenzialismo. Il romanzo è poi pieno di ironia, perché affronta tematiche importanti sempre con leggerezza. É questo un libro che si legge in un fiato e che lascia affrontare la vita con allegria. C’è proprio una frase in cui dico che bisogna ridere per non soccombere, soprattutto in città difficili come Napoli, perché possiamo amarla quanto vogliamo, ma non possiamo negare che è una città che ha molte difficoltà, coinvolgendo ad esempio i mezzi di trasporto di cui parlo spesso nei miei romanzi, in cui si scatena un vero e proprio teatro ogni giorno.

– Hai scelto di ambientare una parte del narrato tra le mura scolastiche. In che modo l’educazione influenza le moderne Cenerentole?

Blu nasce come un personaggio che sembra quasi un adolescente pur avendo trent’anni, perché dopo l’università si ritrova a cercare un lavoro. Pur essendo spesso disoccupata, accetta una supplenza scolastica per cercare di dare soddisfazione alla madre che la vorrebbe occupata. Di certo non ama l’insegnamento ed ha timore di come gli alunni possano accoglierla. Allo stesso tempo però coinvolgerà i ragazzi in un progetto educativo alla scoperta delle bellezze di Napoli, assegnando loro un compito che gli consentirà di conoscere tutti gli edifici della città, spesso malandati, al fine di trovare idee per valorizzarli. L’obiettivo comunicativo è che se le cose vengono conosciute, allora possono essere rivitalizzate.
– Appaiono nel romanzo anche temi spesso dibattuti che rendono Napoli una bella fanciulla bistrattata, così come citi personaggi e luoghi simbolo della città. Quale connessione narrativa hai inteso restituire al lettore?

Partenope è l’immagine di una bella fanciulla bistrattata, di una sirena che soffre e va curata, perché molto spesso la nostra è una città che viene trattata male dagli stessi abitanti che vi vivono. Ho grandi difficoltà in prima persona a comprendere i miei concittadini perché Napoli è molto lontana dall’essere perfetta e ha bisogno a mio avviso di tempo e tempo per riprendersi, vuoi per un blocco della politica, vuoi per un blocco culturale. L’idea è che il lettore leggendo questo libro si svegli dal torpore e cerchi di farsi sentire per migliorare le cose che nella città non vanno.

– Nel libro compaiono tanti personaggi. Definiamoli con un aggettivo che contribuisca a costruire l’identità di Blu Partenope mediante la loro interazione!

L’aggettivo che li rappresenta é amichevoli, allorché contribuiscono a trasformare Blu da giovane supplente indecisa, con un carattere mansueto, a donna che cresce ed impara a farsi rispettare, sentendosi più sicura. Questo è un romanzo di amicizia oltre che su Napoli, in cui compare anche il tema della famiglia laddove si parla della storia della madre di Blu che via via andrà a prendere forma.

– Nel narrato scrivi “Non avrei mai immaginato che Napoli si potesse ripulire con l’acqua”. La catarsi per Blu Partenope come avviene secondo i tuoi occhi?

Avviene appunto attraverso l’acqua del mare o del fiume Sebeto che scorre sotto la città. Nella mia immaginazione la catarsi si sostanzia con un’acqua pulita che purifica, coprendo il marciume a livello di abusi edilizi ed incuria della città, per lasciare il posto ad una Napoli in cui i parchi ritornano a vivere nello splendore totale, dove Bagnoli riprende a splendere senza reperti industriali che sono lì a marcire danni, ricordando una città che deve propendere al meglio.

– Cosa speri che resti al lettore di questo libro? Rappresentalo attraverso una citazione dello stesso.

Ribadendo che bisogna ridere per non abbattersi, un’altra frase che rappresenta il senso del libro è quella di cristallizzare i tempi belli per non soccombere ai tempi bui. In Blu Partenope c’è però un’altra massima importante che è quella di abbattere il linguaggio della violenza che Blu conosce perché viene giudicata in base alla relazione che avrà con il figlio di un membro di un clan camorristico (pur essendo il ragazzo lontano da questo mondo), desiderando però contrastare questo pregiudizio con il linguaggio della cultura e della conoscenza che dovrebbe fare aprire le menti affinché si possa vivere meglio.


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.