Intervista – Covid e conseguenze psicologiche: compiti per tutti con la psicoterapeuta Erica Badalassi
Padova, 16 nov. – “In questo momento così delicato abbiamo bisogno più che mai di entrare in contatto con noi stessi e con gli altri. Con noi stessi, dando spazio alle emozioni che proviamo. Trovando pace nella solitudine. Con gli altri per condividere e crescere, perché la solitudine é bella ma abbiamo bisogno di qualcuno a cui dire che la solitudine è bella”.
Sono queste le parole di esordio di Erica Badalassi, psicologa e psicoterapeuta, esperta in terapia breve strategica.
In un momento storico delicato, costellato di cambiamenti, di regole da seguire e subire, causa Covid, la bussola emotiva risultata estremamente disorientata. Non è un caso che i dati statistici riportino non solo decessi causati dalla pandemia, ma numerosi suicidi avvenuti proprio quest’anno.
Gli psichiatri hanno lanciato il loro allarme: “Fenomeno in aumento per paura della malattia, isolamento sociale, conseguenze economiche”.
Il fattore economico è certamente importante ma non è l’unico a generare il dramma emotivo: pesano anche lo stigma, il senso di esclusione, il dolore sociale oltre quello fisico, insieme all’isolamento e al distanziamento fisco, che procura disagio psichico.
La dottoressa Erica Badalassi, conosciuta sui social per i suoi #compitipertutti (un hashtag creato per accorciare le distanze tra persone e psicoterapeuta), attraverso Webinar, post e contributi video, dona pillole di reattività agli stati emotivi dilaganti.
Col suo approccio strategico individua forme di intervento focale che, attraverso l’utilizzo di stratagemmi, mirano all’estinzione del problema in tempi rapidi.
“Ciò che è ritenuto importante in direzione del cambiamento – ribadisce la Badalassi – non è il modo in cui il problema si è formato nel tempo ma come questo si mantiene nel presente, concentrandosi su come funziona il problema, anziché sul perché esiste, sulla ricerca delle soluzioni piuttosto che sulle cause. Scopo principe dell’intervento è quello di guidare la persona a passare da una realtà che subisce, ad una realtà che gestisce”.
Considerati gli impatti psicologici della quarantena in prima e seconda ondata pandemica, abbiamo analizzato con la dottoressa Badalassi gli stati emotivi vigenti, provando a fare chiarezza sul modo in cui affrontarli.
LA PAROLA ALL’ESPERTO
– Contact less e pandemia. Dottoressa Badalassi, come sta cambiando il nostro approccio alla vita e che conseguenze apparenti e celate sta avendo ed avrà a lungo termine, questo status indotto?
L’uomo è un essere eminentemente sociale. Vive di relazioni, costruisce se stesso all’interno di relazioni. Dal punto di vista psicologico la mancanza di interazioni dal vivo, soprattutto per la fascia d’età in via di sviluppo, risulta una limitazione importante. Tuttavia è la fascia adulta, più delle altre, ad aver sviluppato problematiche cliniche. Rabbia, angoscia, paura sono le emozioni prevalenti. Emozioni del tutto normali che ci aiutano a fronteggiare al meglio questa fase. Tuttavia, nei casi in cui superano una certa soglia di funzionalità, necessitano ed hanno necessitato di intervento immediato.
– Ipocondriaci, una fetta di italiani da non sottovalutare soprattutto adesso. Quanto a suo avviso la comunicazione dei media sta contribuendo ad incrementare la patologia?
Tra i disturbi più frequenti generati dalla pandemia, rientrano le patofobie e l’ipocondria, in netto incremento. Ad alimentare il disturbo ipocondriaco è una tipica tentata soluzione fallimentare: la ricerca di informazioni in rete e in tv. Pertanto non è la comunicazione in rete, per quanto talvolta possa risultare sensazionalistica, a generare sintomi ansiosi, quanto l’eccessiva esposizione da parte della persona.
– Bambini ed adattamento alla fase di reclusione-esclusione dalla società scolastica. Nel loro caso potremmo parlare di impermeabilità psicologica? Quale direzione educativa conviene intraprendere per aiutarli a comprendere le scelte adottate da istituzioni e famiglia?
Bambini e adolescenti sono le fasce che più soffrono la mancanza di interazioni sociali, avendone maggiore necessita. Tuttavia, essendo anche molto plastici ed adattabili è meno frequente rispetto agli adulti che riportino problematiche cliniche significative. Non necessitano di grandi spiegazioni quanto di avere accanto figure adulte che affrontino il momento con una modalità funzionale.
– Prospettive costruttive e distruttive. Come livellarle nel nostro subconscio secondo proporzionalità obiettiva?
Il senso di impotenza e la difficoltà di narrazione emotiva creano vissuti di angoscia. La paura deprime perché non ci é possibile reagire se non con l’isolamento. È importante nei casi in cui il livello di angoscia superi una certa soglia, evitare di guardare al futuro con gli occhi spaventati del presente, altrimenti quello che vedremo sarà uno scenario spaventoso. Serve restare nel presente, prendere le precauzioni necessarie ed attendere, magari usando il tempo in modo costruttivo, anziché farci usare dal tempo, immaginando scenari oltre il problema.
– Sul web i suoi #compitipertutti sono altamente funzionali. Quale compito ci assegna in questo momento storico e come possiamo portarlo ad esecuzione?
Intelligenza emotiva, pazienza, gratitudine sono tra le virtù più importanti da coltivare in periodi come quello che stiamo vivendo. Dare spazio volontariamente alle emozioni, anche quelle spiacevoli, magari mettendole per iscritto, è un ottimo sistema per gestirle; dobbiamo elaborarle per distaccarcene. Chi combatte farà più fatica di chi saprà pazientare. Ogni sera sarà utile esprimere la nostra gratitudine. Ricordare a noi stessi ciò per cui possiamo essere grati, sarà un esercizio utile per bilanciare le nostre emozioni e mantenere la fiducia.
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