21 Novembre 2024
Attualità

Intervista – Educare per contrastare bullismo e cyberbullismo, i consigli del sociologo Luigi Pietroluongo

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Acerra, 18 feb. –  Quale vaccino contro bullismo e cyberbullismo? A porre l’interrogativo è la Rete Inter istituzionale di prevenzione al fenomeno, attiva da ormai tre anni sul territorio di Acerra, in provincia di Napoli.

Forze e realtà sinergiche coinvolgono il terzo settore che entra in collaborazione con scuola ed istituzioni cittadine, al fine di educare al rispetto dell’altro, la fascia di giovani in età scolare, oggetto spesso di episodi di bullismo e cyber-bullismo.

La Diocesi di Acerra insieme al Comune e all’Age (Associazione genitori), coinvolge nei progetti informativi della Rete Inter istituzionale anche l’Associazione Co.mete, il Centro Studi Filosofici di Nisida, l’Ordine degli Avvocati di Nola e le scuole pubbliche di ogni ordine e grado del territorio, nella persona della referente Prof.ssa Rosa Esca, Dirigente scolastico dell’Istituto Caporale di Acerra.

Una serie di workshop promossi nelle scuole, insieme ad un incontro previsto con la Polizia Postale, accompagna il percorso ‘Nella rete non ci casco’, trasformato in Webinar sui canali social della Rete Inter istituzionale, per rispondere ai dubbi di famiglie e dunque genitori, in perenne confusione su come gestire il rapporto dei propri figli con i social tra educazione e rispetto delle regole.

Ad interagire con loro è l’esperto Luigi Pietroluongo, sociologo e coach esperto dei processi informativi, interpellato per un confronto con i genitori al fine di delucidarli su come educare per prevenire o risolvere, episodi di bullismo e cyberbullismo.

L’esperto, in qualità di consulente educativo dell’Associazione italiana genitori, ci parla in questa intervista di gestione dei contesti educativi, accendendo un faro sul giusto uso dei social, Tik Tok compreso, tra regole e divieti da rispettare.

Dott. Pietroluongo, si asserisce che il vaccino contro bullismo e cyberbullismo sia l’educazione. In un’era in cui i ragazzi sono sovraesposti a stimoli digitali e nuovi modelli da seguire, in che modo un genitore può interagire con i propri figli educandoli al rispetto dell’altro e ad un uso responsabile delle piattaforme digitali, divenute oggi importanti anche per la didattica a distanza?

Oggi assistiamo sempre più spesso all’educazione fai da te o “educazione Ikea”, perché componibile. Negli ultimi 20-30 anni abbiamo confuso una delle più importanti leve educative, che è l’unicità della persona, del ragazzo e dell’adulto, con la frase “So io cosa devo dire a mio figlio”. L’educazione ‘fai da te’ comporta tutta una serie di conseguenze: vogliamo saltare la complessità di questo tempo, che ha bisogno anche di dissenso, ovvero di punti di vista diversi; la realtà ha bisogno di essere indagata, perché noi viviamo nella istantaneità secondo cui basta un’App per qualsiasi cosa. Il problema è che noi non siamo processori, non ci misuriamo secondo la velocità di risposta, ma dovremmo fare da decanter come si lavora con il vino che viene filtrato. Avremmo bisogno di questo, di consapevolezza; necessitiamo di un’educazione sentimentale che rompa la ruota impazzita dei criceti, su cui giriamo  tutti. Corriamo in famiglia, nelle aziende. E correre ci fa perdere la direzione. Smarriamo il senso del perché sono diventata madre, sono diventato padre e crediamo che il problema siano i social o le App, quando in realtà siamo noi incapaci nel gestire questo nuovo mondo complesso. Spesso nei convegni capita che i genitori mi facciano parlare con i loro figli, desiderando che sia io a dire a questi ragazzini di 9-10 anni quando e come devono interagire con i social, ad esempio, perchè non sanno dare le regole. Sulle regole da impartire ai figli, i genitori devono provare tra loro ad accordarsi per una linea comune e se non riescono, è giusto che si facciano aiutare. Lo smartphone è uno strumento che non può essere usato nelle scuole elementari, perchè le conseguenze a cui si va incontro sono significative sul piano educativo e psicologico, questo va compreso. La Sim è acarico dei genitori e la legge 71 del 2017 lo specifica. Questo implica la responsabilità genitoriale. Dobbiamo controllare tutto, sempre. Android ormai ha realizzato una serie di applicazione come Moment, Happy Family, Family Link, che ci aiutano in questo. 

– Sovente quando un genitore cerca di impartire regole, entra in conflitto con i propri figli. Come aggirare questo impatto comunicativo?

Non serve medicalizzare il fenomeno, perchè il conflitto, l’incomprensione, lo smarrimento, appartengono all’ambito educativo. Non occorre negoziare, ma bisogna crescere con i figli sulle sfide che la genitorialità pone. E’ necessario avere fermezza nell’evitare che i figli usino ad esempio dispositivi digitali di sera o di notte. Occorre dare un tempo all’utilizzo dei cellulari o dei tablet. Naturalmente i genitori in questo caso non possono essere impegnati ad esempio davanti alla tv, assorbiti da essa, altrimenti creerebbero una dissonanza con le regole dettate. Il cellulare dovrebbe essere ricaricato di sera in cucina, così che i figli possano andare a letto senza restare allo smartphone. Padre e madre devono frequentare i loro figli per educarli prevenendo determinate problematiche: devono accompagnarlo nella realtà; gli studiosi parlano di on life, ovvero ciò che per noi è virtuale, per i ragazzini è rappresentazione del reale. Un genitore potrebbe impegnare il tempo trascorso con i figli guardando film insieme, giocando, leggendo libri o definendo esperienze e frequentazioni condivise che fungano da stimolo positivo per i ragazzini. Padre e madre devono soprattutto concordare insieme le strategie educative da impartire, così da offrire al figlio il senso fermo dell’imput educativo. 

– Nuove App sotto accusa. Tik Tok dopo le ultime vicende di cronaca legate alla Blackout Challenge che chiede ai ragazzini sfide legate a prove di forza che portano alla morte, ha posto un nuovo interrogativo ai genitori. Fino a che punto è necessario demonizzare gli strumenti digitali, considerando che tante volte stessi genitori interagiscono su di essi con i figli?

Non demonizzo i social, anche perchè la legge parla chiaro in merito al loro utilizzo. Tik Tok ad esempio, deve essere usato dall’età di 13 anni. Dopo la disgrazia della bambina morta a Palermo per la sfida seguita in App, la piattaforma ha attivato una campagna di sensibilizzazione rivolta ai ragazzini sull’uso corretto dell’ applicazione. Ciò detto è bene sapere che Tik Tok consente di collegare cellulare a cellulare, scaricando dall’ App il collegamento familiare che consente ai genitori di gestirne tempo e privacy di utilizzo. Tik Tok è immersivo rispetto alle altre App. Ricordiamo ai genitori che Tik Tok, Instagram, Facebook, prima di essere delle App sono aziende e la nostra attenzione è mercato dell’oro per queste aziende. Tik Tok scorre velocemente perchè l’algoritmo ha testato che non abbiamo il tempo per decidere se staccarci da esso oppure no. Mentre Facebook e Instagram hanno un algoritmo legato ai nostri like, quindi alle nostre preferenze, Tik Tok no, fa andare tutto in automatico. Per questo dare il tempo e la privacy sull’ App è di fondamentale importanza. 

Anche quando un genitore controlla il cellulare del figlio, capita che i compagni di classe di quest’ultimo ad esempio, pubblichino foto o video ad insaputa del ragazzino. Come dovrebbero comportarsi in questo caso padri e madri?

In tal caso la prima cosa da fare è informare subito i genitori, il coordinatore scolastico ed il rappresentante di classe dei genitori, che nessuno può e deve usare in chat contenuti che riguardano un minore, senza che egli ne sia a conoscenza. Questi atteggiamenti non vanno giustificati come ragazzate, se si verificano, ma quali atti perseguibili legalmente. Se ai figli facciamo presente il dato di fatto, li educhiamo ad una consapevolezza prima emotiva e poi digitale, ottenendo un uso dei devices informatici corretti. Anche io sono un genitore e ad inizio anno scolastico ho sottoscritto un’autorizzazione nella quale davo il consenso ad avvisarmi tempestivamente qualora ad esempio, mio figlio avesse potuto cedere a questa forma di violazione. Anche questo è ad esempio un modo per comunicare l’importanza del rispetto delle regole.


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.