Intervista – ‘L’isola dei ricordi’, il nuovo romanzo di Massimo Pallottino sul senso del ritorno nei luoghi della memoria
Napoli, 7 mar. – Un’isola come approdo ed insieme fuga dai pensieri, da se stessi, alla ricerca della felicità. Il senso del viaggio come tappa della conoscenza, con i suoi innumerevoli incontri ed infine l’importanza del ricordo, per ritornare ad essere pienamente interi, nella consapevolezza della propria identità e delle proprie emozioni.
Questi i temi dell’ultimo romanzo dello scrittore Massimo Pallottino, presentato il 5 marzo a Napoli. Il libro mémoir, ‘L’isola dei ricordi’, edito PeQuod, con la sua scrittura fluida, immediata nella percezione del lettore, racconta tra avvenimenti reali ed ideali, la storia di Sofia.
Al centro della vicenda c’è un’isola, Lefkada, da cui Sofia, ancora diciottenne, scappa per poi ritornare dopo essere giunta in Italia. Una lunga serie di personaggi funge da rete per la trama in cui i sentimenti familiari, amorosi ed amicali, giocano la loro partita nella definizione dell’intricato mondo della protagonista.
La giovane donna abbandona la sua isola ed insieme le sue relazioni familiari, promesso sposo compreso, per inseguire a Ferrara uno skipper, Lorenzo.
Da qui ogni capitolo del libro restituisce un fotogramma di stati d’animo e di luoghi, in una composizione a catena definita dalle tappe di Sofia tra Lefkada, Italia, Canada ed ancora Lefkada. Il senso del nostos, trasmette circolarità alla storia il cui fine ultimo è arrivare dopo tanto peregrinare a sé stessi. L’isola ha infatti il suo valore fisico ed interiore per Sofia, chiamata a fare da equilibrista tra le tante tappe della sua vita, come ci racconta in questa intervista Massimo Pallottino.
L’INTERVISTA
– Massimo, nella prefazione del libro lei definisce la scrittura “territorio del diavolo”. Come interpreta questa espressione?
E’ una citazione derivante da un saggio di Flannery O’ Connor sul mistero della scrittura che per me rappresenta una forma identitaria; è il principale mezzo per esprimersi.
Scrivo dall’età di 12 anni, periodo in cui ho iniziato a comporre le prime poesie, sicuramente alla buona, se le rileggo adesso. Nella scrittura faccio confluire le emozioni ed esprimo cose che a voce non direi. Di fatto mi ha dato forma espressiva nei momenti difficili, anche se non la concepisco come terapia, ma come ricerca. Spero che il lettore possa attraverso essa, fare proprie le mie sensazioni e che il messaggio della mia scrittura arrivi, a livello subliminale, ad ispirare una riflessione che apra nuovi orizzonti.
– Nel romanzo esiste una forte connessione tra ricerca e ricordo. Come ha cercato di articolarla?
Il tema è a me molto caro. Penso che la memoria non sia distopica, perchè ci permette di riconnetterci al passato, ma è anche luce che ci fa mettere in discussione noi stessi per proiettarci verso il futuro. Nel romanzo è il mezzo per ritrovare le proprie radici e comprendere che la vita continua, proiettandosi in un futuro che lascio alla libera interpretazione del lettore.
– Nel libro due temi si intrecciano: quello del ricordo e del viaggio. A legarli è un’isola, Lefkada. Cosa rappresenta per lei questo luogo e soprattutto, crede che il ricordo possa essere intriso di rimorso, divenendo una prigione per la protagonista?
Il rimorso è una prigione dalla quale non si riesce a scappare, perchè riemerge quando meno ce lo aspettiamo. Il tema del viaggio, è stato invece un pretesto narrativo, una fuga dai riti della vita quotidiana, dalla normalità. Sofia compie due viaggi: uno di fuga verso quello che immagina come un futuro radioso con lo skipper a Ferrara, e poi il viaggio di ritorno a Lefkada, che per lei è il punto di congiunzione tra passato e presente. Questo ci lascia riflettere sulla dimensione temporale, perchè il passato può essere un grande macigno, ma anche luce per riemergere. Si tratta di un viaggio nella consapevolezza, nel desiderio di riscatto per la disillusione delle proprie aspettative quando le cose non vanno per il verso giusto.
L’isola invece è anche simbolo di evasione, perchè il mare da sempre è per me fonte di ispirazione. Esso è il caos; non sappiamo dove finisce un’onda e dove ne inizia un’altra. Nel mare non riusciamo mai a trovare un inizio e una fine.
– Protagonista del suo mémoir ispirato ad avvenimenti reali è Sofia. Che anima ha questa donna e come contribuiscono a definirla gli altri personaggi che la incontrano?
Sofia è una persona che ho incontrato realmente a Lefkada. Il suo nome è però fittizio, ma la sua vita è un’esistenza normale, veritiera, come ve la racconto. Di questa donna mi ha colpito proprio il viaggio che ha compiuto nella memoria, per proiettarsi verso il futuro. E’ una figura che si presta molto al romanzo, ispirando temi a me cari, come quello del ricordo. Intorno a lei gravitano altri personaggi che vengono dal suo passato come una vecchia amica o l’equilibrista che le lascia una fitta al cuore quando scopre che il vecchio circo dove andava da bambina non esiste più. C’è ancora un personaggio più defilato che definisce in modo netto il mondo di Sofia: gira il mondo raccogliendo le memorie delle persone che ha incontrato e porta la nostra protagonista verso l’epilogo aperto del romanzo, fornendole l’inizio di una nuova vita.
– Cosa rappresenta per lei quest’ ultimo romanzo concepito e presentato a Napoli e che legame può esistere tra Lefkada ed il capoluogo partenopeo?
‘L’isola dei ricordi’ ha costituito una tappa della mia consapevolezza. Sono partito dalla scrittura di gialli ed in questo mémoir ho trovato la forma espressiva che mi è più consona: quella della scrittura introspettiva che scava nell’interiorità dei personaggi. Come autore mi piace sperimentare, ma qui ho trovato la mia voce.
Napoli e Lefkada sono invece due posti dell’anima per la mia persona. Ho vissuto nella città in cui ho scelto di presentare il mio libro, per dieci anni, per cui Napoli mi è rimasta nel cuore. Qui ho avuto la mia prima iniziazione alla scrittura, perciò il ritorno di Sofia a Lefkada è simile al mio a Napoli.
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