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Intervista – ‘Raccontami Ugo’, Gian Marco e Maria Sole Tognazzi in ricordo del padre al BCT: “Con i suoi 180 film papà ha avuto la capacità di essere inclusivo”

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Il BCT chiude il suo Festival con un omaggio ad un grande attore italiano, Ugo Tognazzi e lo fa premiando i figli Gian Marco e Maria Sole, entrambi protagonisti del mondo del cinema, l’uno davanti e l’altra dietro la macchina da presa.

L’evento ‘Raccontami Ugo Tognazzi’ celebra i 100 anni dalla nascita di uno dei volti più importanti della commedia italiana.

Il Festival sannita che ha raggiunto la sesta edizione, oltre l’omaggio a Tognazzi, ha ospitato nel corso dell’ultima serata anche Michela Giraud, la coppia comica Di Biase-Nuzzo e l’intero cast de ‘La sposa in rosso’ di Gianni Costantino, film interpretato da  Anna Galiena, Massimo Ghini, Roberta Giarrusso, Cristina Donadio, Dino Abbrescia, Maurizio Marchetti, Eduardo Noriega e Sarah Felberbaum.

Commovente e divertente è stato però, allo stesso tempo, il ritratto del grande Tognazzi, di cui si ricordano i celebri siparietti comici accanto a Raimondo Vianello e Vittorio Gassman, ma anche gli intensi ruoli drammatici sotto la regia di Alberto Bevilacqua o Bernardo Bertolucci.

L’attore cremonese viene dunque rievocato dai figli, non solo per la grande goliardia farsesca, ma anche per lo spiccato velo malinconico e solitario che lo caratterizzava e gli ha dato l’opportunità di essere credibile al cinema perfino nei ruoli drammatici.

Emerge dunque il ritratto dell’uomo che ha vissuto gli anni d’oro del varietà e del girato del dopoguerra, come divo della gente, legato alla sua terra natìa e profondamente entusiasta del proprio lavoro, come ci raccontano i figli, grazie ai quali abbiamo un accesso privilegiato nel mondo intimo (familiare e professionale) di Ugo Tognazzi.

 RACCONTAMI UGO, L’INTERVISTA

Gian Marco, come vivete questo omaggio a vostro padre?

Intanto ringraziamo per questo omaggio che ricorda il centenario dalla sua nascita. E’ la prima volta che io e Maria Sole lo facciamo insieme da soli. Sarà un disastro perchè manca Riky che è quello che sa parlare in italiano…anzi prometto che Maria Sole proverà a parlare ed io farò il giocoliere o il mimo. A parte gli scherzi, potremmo passare ore a parlare di papà che ne ha fatte tante in tutti i sensi. Maria Sole ha raccontato un po’ di anni fa la sua storia, attraverso delle immagini che avevamo trovato in casa e che io avevo archiviato con molto amore.

Maria Sole, cosa hai imparato in aggiunta su tuo padre attraverso la realizzazione di questo documentario?

Ho realizzato il mio documentario 10 anni fa, in occasione dei vent’anni dalla morte di papà. Ho potuto dunque scoprire molte più cose di lui conoscendolo in maniera diversa, anche da un punto di vista privato. Forse è stato lui a trasmettermi questa passione per la regia che è nata senza la pretesa di farla diventare una professione. A 18 anni iniziai come aiuto regista per poi dedicarmi completamente al mio lavoro.

Gian Marco, che qualità credi ti accomunino a papà?

L’andare controcorrente raccontando anche personaggi scomodi, pensando di fare così anche un po’ di critica sociale. Ai suoi tempi era semplice, per noi oggi è più difficile. Ogni volta provo a sintetizzare il percorso di papà, pur essendo io uomo privo di sintesi, per cercare di raccontarlo con obiettività, senza lasciarmi prendere solo dai ricordi personali. Forse anche questo lato caratteriale lo abbiamo in comune.

Sul Tognazzi regista cosa faresti notare al pubblico?

Papà ha lavorato alla regia di soli cinque film, ma tre di questi hanno anticipato di gran lunga i tempi, con tematiche sociali importanti, facendo denuncia. Mi riferisco a ‘I viaggiatori della sera’, ‘Sissignore’ e ‘Il fischio al naso’. Questa estate realizzeremo proprio una rassegna dei suoi film di regia!

Qual é stato per voi il segreto del successo Tognazzi?

Gian Marco – Papá raccontava un fallimento per entrare in empatia con una persona. Stranamente non puntava a far ridere quando conosceva qualcuno. Aveva questa capacità di essere inclusivo, anche nei suoi 180 film.
Maria Sole – Quando per strada lo chiamavano si girava sempre, perché papá era di tutti. Ricordo che in auto non potevamo andare in macchina. Era abituato a rispondere alla chiamata ‘Ugo’.
Gian Marco – Quindi ha avuto la fortuna di avere un nome che lo rendeva più accessibile per l’immediatezza, parafrasando Troisi, insieme alla convivialità.

Quale suo film a vostro avviso lo ha reso più iconico?

Gian Marco – Per me ‘Il vizietto’ lo ha reso immortale. Chiunque lo guardi ne resta ammaliato.
Maria Sole – ‘L’anatra all’Arancia’ a mio avviso. Era un film che ci divertiva tanto ed io personalmente lo guardavo non so quante volte da bambina.

Come era papà nella vita privata?

Maria Sole – Ci faceva ridere all’improvviso. Era come lo vedevate anche voi. Quando non te lo aspettavi faceva delle battute assurde per cui io chiamavo con il gomito Gian Marco e ridevamo a crepapelle.

Gian Marco – Papà era però anche uno che amava stare in solitaria in casa. Tanto era della gente, quanto intimista.

Tu sei un attore come lui. In che modo si è evoluta la commedia all’italiana?

Il cinema non è più un’industria. Quel cinema e quello che rappresentava per il pubblico é imparagonabile. Siamo davanti a due scenari, due sentimenti del tempo diversi. Il talento di attori come papà è indiscutibile rispetto ai talenti di oggi. Veniva fuori come urgenza e riscatto sociale. Ci vorrebbe una vita per disquisire sull’argomento!

Con chi si divertirebbe a lavorare Ugo se fosse oggi tra noi?

Oggi si divertirebbe a lavorare con registi come Sorrentino, Martone; avrebbe fatto ruoli dati ad attori come Servillo. Papà amava mischiare percorsi  diversi e siamo sicuri non avrebbe smentito questa sua tendenza.

 

 


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.