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INTERVISTA – Regione Campania e futuro, Nappi: “Le primarie sono uno strumento urgente e necessario”

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 Napoli, 31 luglio – Tempo d’estate e di bilanci in Campania, in previsione soprattutto delle prossime Elezioni Regionali del 2020.

Tra alleanze da creare e platee elettorali curiose di vedere ciò che accadrà, oltre la volontà di ricandidatura dell’attuale Governatore Vincenzo De Luca, si profila una nuova proposta lanciata da Clemente Mastella.

Il sindaco di Benevento pensa alle primarie per le regionali ed é pronto a creare circoli in tutte le provincie campane, con costituzioni che riguarderanno l’intero territorio regionale.

Intanto la Regione ha indetto il famigerato “concorsone” per favorire un ricambio occupazionale all’interno della pubblica amministrazione.

Quanto potrá influire tutto questo sulle sorti socio-politiche campane? Lo abbiamo chiesto al Prof. Severino Nappi, esperto di diritto del Lavoro e presidente dell’Associazione Nord Sud, intenta ad accendere un focus costruttivo sui problemi occupazionali e non solo, del Mezzogiorno.

Tutto quello che sta avvenendo in Campania, mediaticamente parlando, manifestazioni comprese, rientra in una perfetta linea propagandistica per le prossime candidature alle regionali. In particolar modo il focus è acceso sul mega concorso regionale in scadenza l’8 agosto, pronto a diventare la manna scesa dal cielo per risolvere il problema occupazionale campano. In pochi sanno e lei lo ha perfettamente posto in risalto, che questo concorso potrebbe essere impugnato in qualsiasi momento, considerando le falle del bando diffuso. Vuole fare chiarezza per noi?

Innanzitutto partiamo dal numero di posti di lavoro che il concorsone avrebbe dovuto garantire: inizialmente dovevano essere 200.000, poi sono diventati 10.000, e ora i bandi sono solo per 2.000. Fin qui, vivendo nell’Italietta degli imbonitori, non ci sarebbe neppure da stupirsi troppo. La “storia” della politica, non solo locale, in fondo è piena di esagerazioni: basti pensare al Ministro Di Maio che solo lo scorso anno, con il reddito di cittadinanza, aveva “sconfitto la povertà”. Ma, in questo caso, potremmo essere andati molto oltre. Infatti, è ormai un anno che, inascoltato, pongo la stessa domanda: quelli propagandati sono davvero tutti “posti di lavoro subordinato” o stiamo parlando di semplici “tirocini” che poi, nella maggior parte dei casi, nessuno sa che fine faranno? Di certi, intanto ci sono solo i 6.584.827,94 euro che la Regione Campania ha elargito al Formez per organizzare il “concorso”, le lezioni e la formazione dei tirocinanti. Come certi sono pure i 100 milioni di euro per le “borse di studio” di cui la Regione Campania – eliminando per questo il contributo alle imprese che avviano tirocini (concesso in tutte le altre regioni) – si fa carico per le “ospitate” presso i Comuni aderenti al concorsone. Per il resto, i dubbi sono davvero troppi. Provo ad elencarli. Innanzitutto, hanno aderito al “concorsone” 19 Enti dissestati, tra cui la Città Metropolitana di Napoli e Benevento (mica il Comune di Roccacannuccia). Ebbene, per tutti i “posti” in astratta disponibilità presso questi Enti (circa il 20% del totale), i bandi avvertono espressamente che, senza autorizzazione della competente Commissione ministeriale, non se ne farà mai nulla! Ovviamente, di queste autorizzazioni non c’è traccia. Quanto al resto dei “posti”, l’art. 4 della Convenzione sottoscritta dalla Regione con ciascun Comune non pone affatto in capo a quest’ultimi l’obbligo di assumere i “corsisti”, ma solo di fornire i propri fabbisogni di personale (prevedendo le risorse astratte) e di ospitare i giovani per i 10 mesi di tirocinio. Quindi, se un Ente – dopo i tirocini – dicesse “non sono interessato alle assunzioni” (oppure, per esempio, cadesse in dissesto, cosa assai facile dalle nostre parti), vorrei sapere quali leve potrebbe mai azionare la Regione Campania.

– Ha destato curiosità la richiesta di Clemente Mastella di aprire comitati al fine di spingere alle primarie in vista delle regionali. È un’idea sposata anche da lei?

Certamente sì. Abbiamo alcuni mesi per decidere: troviamo un percorso sano e lungimirante e affrontiamolo tutti insieme. La competizione si gioca non sui nomi, ma sui progetti, sulle idee, sui temi che davvero interessano le persone: sanità, politiche sociali, infrastrutture, lavoro, turismo. Su questo deve vincere il migliore. Per questo credo anche io che le primarie siano lo strumento ora urgente e necessario.

 
 –  ‘Chiacchiere e nuvole’ sulle regionali dunque. Proviamo a costruire un legame concettuale tra questi due termini?

La Campania può davvero disporre di precise risorse per ripristinare politiche occupazionali e di contrasto alla criminalità ma fino a quando non ci sarà consapevolezza e voglia di lavorare in questa direzione, restano solo le chiacchiere.
La prossima programmazione europea assegna alla Campania ben 12 miliardi di euro. Quindi ci sono tutte le condizioni per non perdere il tram, peraltro l’ultimo. Con una condizione precisa, però. Le risorse europee, per non finire sprecate, devono essere programmate. E questo si farà il prossimo anno, che è anche quello del rinnovo del presidente della regione. Chi si candida a governare, prima di proporre il suo nome o sventolare una bandiera, dica che vuole fare di questa montagna di soldi. Io ho le mie idee. A parte gli investimenti sulla formazione professionale, la Campania per esempio ha bisogno prima di tutto di un grande piano di rigenerazione urbana. La storia ci insegna che l’edilizia è il motore dell’economia. E allora, in sinergia con il sistema delle imprese, mettiamoci mano. Non si tratta di aumentare le cubature, ma di ristrutturare, modernizzare, efficientare gli spazi. La Campania inoltre è ultima anche nella classifica della spesa per le politiche sociali. Se non ci sono asili nido, se non ci sono alloggi disponibili per chi resta per strada, se tua nonna col femore rotto non riceve alcuna assistenza, è chiaro che inizi a pensare che da noi lo Stato non esiste. Ecco perché bisogna investire sul welfare, togliendo le risorse al sistema della cooperazione alla “mafia capitale” che drena tutto quello che arriva, e mettendolo a disposizione dei cittadini per quello che serve loro davvero. Se non si agirà in questo senso e non si avrà il coraggio di fare queste scelte, oltre alle chiacchiere rimarranno le nuvole.


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.