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INTERVISTA – Rosa Chiodo, dopo il Premio Mia Martini una carriera musicale in ascesa nel segno di Napoli

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Innamorata della musica, tanto da essere riuscita a trasformare una passione in un sogno a cui ha messo le ali, Rosa Chiodo, è l’artista di origini partenopee che fa della canzone napoletana e italiana, un vessillo d’amore e ricchezza.

I suoi esordi la vedono bambina intenta a cantare in un coro d’oratorio, con un’insegnante soprano che ne ha formato i primi approcci alla musica, dopo averla notata.

Dallo studio ricercato, intenso, spasmodico, la Chiodo ha imparato a misurarsi con la sua voce, che oggi risulta melodiosa, composta e perfetta nei suoi tanti colori.

Enormi sono le soddisfazioni già raggiunte in carriera, soprattutto dopo la vittoria del rinomato ‘Premio Mia Martini’, che l’ha vista nel 2013 regina assoluta, ed oggi le conferisce il ruolo di giudice nelle selezioni della stessa kermesse.

Si aggiunge al suo curriculum artistico l’incontro con il maestro Enzo Gragnianiello, nella bellissima riproposizione di ‘Vaseme’, fino alla partecipazione al Festival di Castrocaro che nel 2016 le ha tributato il premio radiofonico per il brano Quanto costa la felicità.

Da qui l’ascesa grazie all’autore Ario de Pompeis con cui inizia ad incidere brani indetiti. Primo tra tutti, il duetto con Mario Rosini, Se ci sei tu.

Oggi Rosa Chiodo è anche l’anima dei Song Sud, un quartet group di chitarra, violino, basso e batteria, con cui regala al pubblico perle di musica vera.

– Rosa, nella vita, come nella musica è tutta “questione di tempo”. Come ti rapporti a questa definizione? Il tuo tempo musicale in che modo si è evoluto dall’infanzia ad oggi e su quali sonorità si è modellato?

Sono del parere, che il tempo sia un’ illusione, sopratutto se parliamo di musica e di amore; due cose che hanno sapore di infinito e di libertá. Nel mio viaggio artistico e personale la differenza l’hanno fatta gli incontri. La vera fortuna? Imbattermi in persone per bene ed artisti generosi, Fausto Mesolella in primis, mi ha dato la scintilla per arrivare fin qui.

Dall’ infanzia ad oggi ci sono stati tanti mondi musicali in cui mi sono imbattuta: ognuno a suo modo mi ha dato, insegnato e imbastito “tele da tessere” . Ho studiato canto fin da piccola, per otto anni; ho sempre visto nella musica un mezzo comunicativo privo di filtri, “costruito” da emozioni, anime,voci, note. La mia curiosità mi ha portato ad ascoltare musica di ogni genere, ma ho un debole per quella d’autore, soprattutto quella italiana e napoletana, simbolo della mia terra.

– Soul, pop e musica leggera. Nella tua voce possiamo riscontrare tutte queste tendenze. Tra i blani classici napoletani e queste doti vocali, come si armonizza la tua “canzone”.

La mia “canzone” é fusion di diversi generi musicali che mi hanno formata musicalmente insieme all’istintiva vena creativa ed interpretativa congenita.La canzone classica napoletana occuperà sempre uno spazio particolare nel mio bagaglio artistico, tanto che un domani spero di incidere un greatest hits in tal senso.

– Mia Martini, un nome, un destino. Dopo il premio del 2013 di quale responsabilità si è caricato il tuo lavoro?

Anzitutto ho partecipato al concorso con determinazione. Sono andata lì convinta di voler arrivare fino in fondo ed ho avuto ragione. La vittoria del Premio Mia Martini nel 2013 mi dato la responsabilità di rappresentare un’artista con la ‘A’ maiuscola , Mia Martini, da sempre considerata tra le primissime interpreti italiane. In comune io e Mia abbiamo l’intensità di leggerci dentro. Da lì è nata poi l’esperienza di seguire il concorso con le sue selezioni di giovani talenti. Ai ragazzi che vi partecipano cerco di spiegare che bisogna cantare ciò che si sente, senza scimmiottare nessuno. Avere una personalità distingue l’artista che farà strada nel mondo della musica.

– Hai definito Pino Daniele come tuo spirito guida. Dopo “Je so’ pazzo”, che reinterpreti magistralmente, un progetto a lui dedicato, potrebbe rientrare?

Certamente potrebbe rientrare in una mia futura progettualità, come conseguenza della stima e ammirazione che da sempre nutro per Pino. Sono cresciuta con le sue canzoni. Ha fatto meraviglie col suo sound, valorizzando le contaminazioni. La musica è viva, mutevole e lui lo ha rappresentato.

– ‘Vaseme’ e Gragnaniello. Pensi di continuare a sperimentare omaggiando la tua Napoli o rincorrerai un nuovo progetto di inediti come quello presentato già col maestro De Pompeis?

Anche l’incontro con il maestro Enzo Gragnaniello l’ho fortemente desiderato. Quando ho pensato di partecipare al premio Mia Martini, è stata la prima persona a cui ho comunicato questa mia intenzione, pur non conoscendolo ancora bene. Gragnaniello è un vero paroliere che scrive di e per Napoli. ‘Vaseme’ la sento intimamente, per questo rientra nel mio repertorio del cuore. Quanto agli inediti, anche il progetto con il maestro Ario de Pompeis e Mario Rosini, era a mio avviso già scritto. Quando ho incontrato Mario Rosini, a pelle ho percepito che fossimo fatti della stessa musica ed il tempo ci ha visti duettare insieme.

– Sei tra le giovani artiste scelte da ‘Gli Alunni del sole’ per un progetto discografico nato per ricordare la loro carriera, da poco presentato. Il vanto di condividere la musica con siffatti artisti?

Indubbiamente è un onore essere presente in questo progetto che mi vede interprete di un brano scritto da un gruppo storico come “gli Alunni del sole”. Al lavoro ‘Continuando verso Napoli’, hanno partecipato blasonati artisti della canzone italiana e napoletana. Ho cercato di dare un’interpretazione tutta mia della canzone incisa.

– Si è concluso da poco il tuo concerto al  Salone Margherita di Napoli. Le emozioni a freddo di una tale esperienza?

È una soddisfazione immensa aver riscontrato grande clamore da parte dei presenti in sala, in risposta alla mia idea di progetto, ovvero quella di sostenere l’originalità e la qualità di canzoni scevre da ogni qualsivoglia meccanismo commerciale. Spero di ripetere presto questa esperienza, magari nella stessa incantevole location o in un quartiere simbolo di Napoli.

– Quando sei su un palcoscenico catturi l’attenzione con la tua mimica. Un futuro nella recitazione potrebbe essere contemplato nel curriculum?

Non lo escludo. Non nego che in tanti me lo ribadiscono e che abbia ricevuto proposte in tal senso; per questo inizierò a studiare recitazione. Un’artista deve essere completo, soprattutto quando parliamo di interpretazione.

– Il sogno nel cassetto inconfessato?

In cantiere ho già la realizazzione di un album, costituito da brani inediti e da alcune rivisitazioni di brani noti…quindi sono sulla buona strada per la realizzazione di questo desiderio. Il sogno nel cassetto inconfessato? Far cantare a squarciagola le mie canzoni!

– Musica è…il tuo monito in tal senso?

Non riuscirei ad immaginare un mondo senza musica, elemento essenziale della mia esistenza. Il monito? Cantare è d’amore!

 


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.