23 Gennaio 2025
Musica

INTERVISTA – Zerofiltro in uscita con ‘Troppo fragili’: “Inseguiamo l’idea di un nuovo cantautorato partenopeo che costruisca valori”

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Sono due giovani promesse della musica campana, con il ritmo che gli scorre nel sangue, per propensione e Dna. Il loro viaggio tra suoni e note è iniziato in tenera età, momento in cui i fratelli Francesco Jaco e Marco Misto, si sono avvicinati rispettivamente allo studio del basso e delle percussioni. Cresciuti ad Ercolano tra studi di registrazione con papà Aniello Misto, bassista di tutto punto, insieme hanno modellato il proprio gusto musicale, presentandosi come duo artistico, con il nome di Zerofiltro.

Il loro progetto musicale di esordio si intitola ‘Troppo fragili’, inciso con la casa discografica Sud In Sound Label Ada Music – Warner, e parla di emozioni conosciute nel corso della loro crescita, tanto da modellarle con propositività ed un gran senso di accoglienza dell’altro e della sua diversità.

Hanno 23 e 19 anni, oltre che un entusiasmo musicale contagioso, ed hanno scelto di cimentarsi nella completa scrittura di testo e musica del loro singolo, che prende come riferimento proprio il grande Giacomo Leopardi.

L’idea di assimilare la fragilità alla bellezza prepotente della ginestra, parola d’incipit della canzone, racchiude la volontà dei due fratelli, di avvicinarsi ad una musica che oltre al commerciale, cominci ad esplorare valori e sentimenti, in un’ottica decisamente pop, tanto da riuscire a far presa sulla gente, facendo da specchio per le loro percezioni.

Armonia è la parola chiave che racchiude il loro percorso, fatto di osservazione di grandi pilastri della musica come Michael Jackson, Pino Daniele, Enzo Gragnaniello ed Enzo Avitabile, che considerano in ensemble, la loro palestra canora e sonora. Troppo fragili è uscito da poco su tutte le piattaforme digitali, ma ha già fatto breccia negli ascoltatori, soprattutto nei più giovani, che in privato hanno ringraziato il duo artistico, per aver scritto parole che parlano della fragilità della loro generazione, come Francesco Jaco e Marco Misto, ci raccontano in questa intervista.

L’ INTERVISTA – CON ZEROFILTRO UNA NUOVA VISIONE MUSICALE

– Zerofiltro, un nome che è programmatico. Perchè lo avete scelto?

Zerofiltro vuole essere oltre ad un nome, una scelta per sentirsi bene, creando un movimento che risponde alle esigenze di persone che vogliono sentirsi parte di un mondo autentico, credendo nella sostanza e non nell’apparenza. 

Troppo fragili, un testo che diventa fotografia della realtà. Francesco e Marco, come siete arrivati a questa ispirazione? Esiste un episodio in particolare che ha guidato il vostro testo?

Noi viviamo la musica come un bisogno. Il brano nasce da una produzione di Marco quando aveva 16 anni. Si articola sulla musicalità dei violìni che sintetizzano simbolicamente il movimento dell’esistenza, suonando in modo libero. Abbiamo sentito la necessità di raccontare quello che vivono un po’ tutti i ragazzi di oggi. Non c’è un episodio in particolare che ha ispirato il testo; semplicemente vivevamo un momento particolare in cui intendevamo riconoscere di essere fragili, per farlo diventare un punto di forza, per noi e per gli altri. Oggi dobbiamo provare a vivere cercando il bello nelle piccole cose. Non a caso il brano nasce con il riferimento alla ginestra di Leopardi, che annuncia l’arrivo della primavera con la vita che nasce in un ambiente che può risultare arido. “Cerca il bello nella vita! Fidati del tuo motivo; di quella luce che hai dentro ed ha la necessità di essere espressa”. Avevamo voglia di dimostrare che anche essere diversi può essere un punto di forza.

– Qual è il vostro approccio all’ascolto della musica?

Noi ascoltiamo tutto. Non esiste un genere canalizzante. La musica è il registro del mondo e noi l’accogliamo a braccia aperte. Vero è, che quando siamo in fase di produzione silenziamo tutto per seguire quello che abbiamo dentro. Cerchiamo di essere noi la nostra reference musicale, perché ascoltare musica in un processo di creatività può portare ad avere influenze condizionanti. Amiamo usare le emotività che nel nostro momento ci rappresentano. Studiamo globalmente l’approccio alla musica italiana, che oggi vede un ritorno al pop e al cantautorato in modo importante, e noi ci sentiamo pronti per coltivare questo aspetto, proponendoci come un’alternativa valida a tutto quello che già c’è. Per questo intendiamo seguire la strada di un cantautorato fatto con gusto partenopeo.

– ⁠Musica ed evoluzione. In che modo concepite questo binomio?

La musica è sempre in evoluzione, perché rappresenta un determinato tempo in un determinato spazio. Soprattutto potremmo porre l’accento sull’evoluzione raccontata nella musica. Per questo l’evoluzione è avulsa dallo scetticismo, perché tutto ha senso di esistere, soprattutto in musica, e nel rispetto del pubblico che la ascolta. Per questo essa non deve subire pregiudizi, perché ognuno  percepisce suoni, testi e note col proprio flusso, col proprio ritmo. La musica è nell’evoluzione e l’evoluzione è nella musica!

– ⁠Siete prima di tutto musicisti. Cosa vi hanno insegnato i vostri strumenti? E che significato ha per voi l’appartenenza a una famiglia di artisti?

L’appartenenza ad una famiglia di artisti ci ha dato riferimenti importanti ed esperienze che ci hanno segnato. Lo strumento per noi ha sempre rappresentato una libertà di espressione, perchè siamo sempre riusciti ad esprimerci attraverso la musica. Quando non riusciamo a comunicare con le parole, lo facciamo in musica, perchè essa ti fa capire che se la tratti bene, non ti tradisce. Lo facciamo avvicinandoci al polistrumentismo.

Francesco: “Quando di notte ci sentiamo super ispirati, gli strumenti sono i compagni che ci guidano”. Marco: “La musica è stata la sola cosa che mi ha permesso di essere accettato, perchè ho sempre saputo comunicare senza filtri, solo con essa. Da piccolo mi chiamavano Marchetiello o’ bonghetto”. Gli strumenti sono per noi l’occasione per dare espressione ai sogni. 


– ⁠Immaginiamo di poter contenere Napoli in una cartolina musicale con vostra firma. Con quali suoni la animereste?

Il nostro marchio di fabbrica sono e saranno gli archi. Abbiamo una predilezione per i violini, strumento che amiamo forse perché siamo nati ad Ercolano, tra la dolcezza del suono delle onde del mare e le morbide pendici del Vesuvio, che ci ricordano la bellezza degli archi, capaci di armonizzare esaltando pensieri e parole con le note. L’armonia per noi ha un suono curvo! Ecco, che la mitezza di Ercolano ci ha condizionato.

– Se poteste sognare in musica da qui a dieci anni, come costruireste la vostra escalation onirica?

Cerchiamo di guardare tutto step by step, anche perchè la differenza tra un sognatore ed un creativo è che il sognatore ha solo un sogno, mentre il creativo cerca di trovare un percorso. Sicuramente ci piacerebbe vederci affermati come cantautori ad un grande pubblico. Sogniamo concerti in cui vengano cantate le nostre canzoni, è perché no, anche il palco di Sanremo, che resta ambizione di ogni artista. La cosa fondamentale è poter portare aventi la nostra musica, soddisfacendo il bisogno naturale di suonarla ed intonarla alla nostra maniera: dando respiro ai valori e agli strumenti con cui ci accompagniamo suonando, mandando sempre messaggi di speranza.


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.