Irlanda, Norvegia e Spagna: “Riconosceremo lo Stato di Palestina”
(Adnkronos) –
Irlanda, Norvegia e Spagna hanno annunciato che riconosceranno lo Stato di Palestina. Immediata la reazione di Israele che ha richiamato per consultazioni i propri ambasciatori nei tre Paesi. Gli ambasciatori di Irlanda, Norvegia e Spagna in Israele sono stati invece convocati al ministero degli Esteri a Gerusalemme. La decisione dei tre Paesi sul prossimo riconoscimento dello Stato palestinese è stata accolta con soddisfazione dalla presidenza dell'Autorità palestinese, riferisce l'agenzia Wafa. La Norvegia, afferma la presidenza palestinese, "ha sostenuto con forza i diritti del popolo palestinese nel corso degli ultimi anni e ha votato a favore di questi diritti nelle sedi internazionali". E "questa prima decisione costituisce il culmine di queste posizioni ed è conforme ai principi del diritto internazionale che riconoscono il diritto dei popoli a liberarsi dal colonialismo e dall'oppressione e a vivere nella libertà, nella giustizia e nell'indipendenza". Per l'Autorità palestinese, la decisione della Spagna "rispecchia la volontà" del Paese europeo di "sostenere il popolo palestinese e i suoi diritti inalienabili e legittimi". I palestinesi sottolineano che "la decisione della Spagna in questo momento è un contributo da parte dei Paesi che credono nella soluzione dei due Stati per salvare questa soluzione che rappresenta la volontà e la legittimità internazionali, ma che viene sistematicamente distrutta a causa delle politiche israeliane, in particolare attraverso il proseguimento della guerra di genocidio nella Striscia di Gaza". E l'annuncio da parte dell'Irlanda è "un contributo per far sì che si materializzi il diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione nella sua terra". La presidenza palestinese, aggiunge la Wafa, rinnova il suo appello ai Paesi che non hanno riconosciuto lo Stato palestinese ad "assumersi le loro responsabilità" ed esorta i Paesi nel mondo, in particolare quelli europei, a riconoscere lo Stato palestinese nel contesto della soluzione dei due Stati. Anche Hamas parla di un "passo importante". Per il gruppo si tratta di un "passo importante verso l'affermazione del nostro diritto alla nostra terra" e alla "fondazione del nostro stato indipendente con Gerusalemme come capitale". In un comunicato rilanciato anche dalla tv satellitare al-Jazeera, Hamas chiede ai "Paesi nel mondo di riconoscere i nostri diritti nazionali legittimi" e "sostenere la lotta del nostro popolo per la liberazione ponendo fine all'occupazione israeliana". Norvegia, Irlanda e Spagna vogliono riconoscere lo Stato palestinese e "l'Italia è favorevole, ma è lo Stato palestinese che deve riconoscere Israele ed è Israele che deve riconoscere lo Stato palestinese. Inoltre uno Stato palestinese non dovrebbe essere guidato da Hamas", dice il vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani. "Nei prossimi giorni incontreremo qui a Roma il presidente del Consiglio dell'Autorità nazionale palestinese che è anche ministro degli Esteri e avvieremo un percorso. Ma abbiamo detto che non può essere fatto un riconoscimento senza un mutevole riconoscimento da parte di Israele e dello Stato palestinese". Tuttavia, aggiunge, "qual è lo 'Stato palestinese'? La questione rischia di diventare teorica: non possiamo pensare a uno Stato palestinese guidato da Hamas, un'organizzazione terroristica. Finché c'è Hamas non si può discutere. Noi riconosciamo l'Autorità nazionale palestinese e con questa vogliamo lavorare". "Il riconoscimento della Palestina non è un tabù per la Francia", ma Parigi "non ritiene che al momento ci siano le condizioni perché questa decisione abbia un impatto reale", dice un portavoce del ministero degli Esteri francese dopo gli annunci di Irlanda, Norvegia e Spagna. "La nostra posizione è chiara", risponde ai giornalisti, parlando di una "decisione" che "deve essere utile", ovvero deve "consentire un passo in avanti decisivo sul piano politico", quindi con la necessità di "intervenire al momento giusto". "Non si tratta solo di una questione simbolica o di posizione politica, ma di uno strumento diplomatico al servizio della soluzione dei due Stati che vivano uno accanto all'altro, in pace e sicurezza" e, aggiunge, la Francia "non ritiene che al momento ci siano le condizioni perché questa decisione abbia un impatto reale in questo processo". —internazionale/[email protected] (Web Info)
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