‘L’ anniversario’, il groviglio delle emozioni dell’abbandono nell’intensa black comedy di Gianluca D’Agostino
Un appuntamento teatrale da non perdere, per emozionarsi, ricordare ed imparare a voltare pagina. Lo spazio teatrale di In Arte Vesuvio, ospita a Napoli, ‘L’ anniversario’, l’intensa black comedy di Gianluca D’Agostino, autore, regista ed attore di un dialogo a due, sostenuto con ritmo calzante dall’eccezionale prova recitativa di Agostino Chiummariello.
In scena anche questa sera, la piéce è un richiamo evocativo per giovani ed adulti, che giunti a teatro, accennano più di un sorriso, davanti alle battute proferite dai personaggi della commedia. Ascoltandole, ricordano il loro passato, l’ovvietà di alcuni comportamenti che bene o male – anche per sentito dire – hanno accomunato un po’ tutti, in fatto di pene d’amore.
Protagonista indiscussa della narrazione è la sindrome d’abbandono; la reazione istintiva, a tratti autolesionista, derivante dai dubbi da interruzione sentimentale. Quante volte dopo la fine di una storia, ci si è raggomitolati nei ricordi fino a leccarsi le ferite? La dirompenza emotiva di certe sensazioni contrastanti, si acuisce ancor più quando è un uomo a cadere letteralmente in amore. Lo dimostra in modo centrato e decentrato al contempo, Luigi (Gianluca D’Agostino), abbandonato dalla sua Lucrezia, senza un apparente motivo. Divenuto consumatore seriale di film, una volta rintanatosi in casa a contemplare tutti i cimeli del suo amore, finisce per rendere l’ex alcova, una discarica di indumenti, foto e peluche, da divorare con occhi, mani, naso, per sentire fin dentro alle sinapsi, tutto il senso di un rapporto su cui aveva scelto di fondare la sua vita. Luigi si gongola nel suo dolore e più ciò avviene, più qualcosa dentro di lui, si consuma; la razionalità si trova avviluppata dall’irrazionalità, tanto che inizia comicamente il suo alterco con l’alter ego interpretato da Chiummariello. Quest’ultimo è la voce che dà intercalare alla coscienza, è lo specchio riflesso in cui l’ego si scompone, fino a lasciar notare al protagonista, che “mettere ordine” è un’esigenza vitale. Per fare posto al nuovo, occorre liberarsi dei pensieri mitizzanti dell’amore, guardando in faccia alla realtà dei fatti.
Chiummariello sa essere delicato, irriverente e contemporaneamente tagliente, quando fa notare a Luigi, di essere diventato come un film già visto. Mentre sul palcoscenico le due voci si sfidano a singolar tenzone, per testare la resistenza dinanzi alla fine di una storia d’amore, il telefono trilla ed a questo punto, nella dinamica scenica tutto cambia. La vorticosa irragionevolezza si mostra iperbolicamente allo spettatore, che colto da un eroico furore, soccombe come Luigi in un silenzio assordante, dopo l’ultima decisione svoltante, presagio di un gesto estremo. Luigi spererà di ricongiungersi alla sua amata, mentre l’alter ego tenterà di dissuaderlo, fino ad arrendersi egli stesso, dinanzi all’efferatezza dell’amore, in grado di diventare forza divina e demonio.
Ne ‘L’Anniversario’ Gianluca d’Agostino racconta il mal d’amore e lo fa in modo ilare, potente, ossessionante. In una visione composita di pensieri altalenanti, l’uomo che ricorda il tempo dell’amore, finisce come un vetro rotto davanti alla voce della sua coscienza, pronto a morire per ricominciare…o forse per scappare. Alla fine dei giochi, di un’autoanalisi post eutanasia d’amore, l’interrogativo ultimo é: ‘Ne è valsa davvero la pena’?
La labilità affettiva, il senso di solitudine, la mancanza di un’autonomia emotiva coltivata nel tempo per il solo scopo di autosufficienza, vengono riproposte con candore e profondità dal D’Agostino autore ed attore, che in scena vomita tutto il suo sentire, rendendolo penetrante per un pubblico che cambia insieme a lui, ogni qual volta i moti dell’amore attivano il loro vento; un vento che soffia, scuote, fa il birichino, assecondando il destino che alla fine dà la sua sentenza.
Foto di Arturo Favella
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