La beffa infinita. Ad Udine 1-1 come un anno fa, ma c’è una vita di differenza
di Luca Muratgia.
Ennesima delusione, proprio ad Udine dove appena un anno e due giorni fa il Napoli respirava l’esperienza del trionfo, conquistando il suo storico e memorabile terzo scudetto al termine di un’inarrestabile ed irresistibile cavalcata. Nel fischio finale e con il conseguente mesto dirigersi a capo chino negli spogliatoi dei giocatori partenopei, c’è tutta la tristezza, la delusione e l’ amarezza per una stagione che definire catastrofica appare il minimo sindacale. Non che una vittoria avrebbe assunto i connotati del riscatto o della riscossa, perché, a tal proposito, occorrerebbero 10 vittorie con consecutive. La vittoria avrebbe avuto comunque conferito la possibilità di nutrire residue ed illusorie speranze per riuscire a centrare almeno la qualificazione nella cosiddetta ‘Europa minore ‘, Europa League o Conference, la differenza, a questo punto, risulta davvero essere poco importante, comunque vada, anche se il Napoli dovesse, per assurdo riuscire a centrare un improbabile qualificazione in Europa League, il fallimento è totale ed indiscutibile. Gli azzurri si trovavano inoltre al cospetto di un’Udinese alla disperata ricerca di punti in chiave salvezza e guidata dall’ex Cannavaro che sembra essere riuscito ad invertire il trend negativo per una squadra che, fino a poche giornate fa, sembrava ormai irrimediabilmente catapultata verso il baratro della serie B. Nel descrivere la partita del Friuli, sembra riassumere l’intero, tribolato percorso dell’intero campionato, squadra piatta, lenta, poco mobile, apparentemente demotivata, sicuramente poco fortunata. Quando in un campionato, si ripetono, continuamente le medesime dinamiche, quando si subiscono continuamente gol nei secondi di recupero, allora c’è molto da riflettere. Ormai risulta inutile, oltre che stucchevole, sottolineare gli errori commessi a ripetizione dall’inizio del campionato ad oggi.
Un primo tempo con ritmi da amichevole, con un Napoli visibilmente stanco, con la testa prima ancora che con il fisico. Non si riesce neanche a concretizzare una sola occasione da rete con la porta friulana visibile solo a notevole distanza. Nel secondo tempo il Napoli azzecca la giocata della serata, con Osimhen che sale in cielo a raccogliere il cross al bacio di Politano. I partenopei sembrano in grado di riuscire a gestire la sfuriata bianconera alla disperata ricerca del pareggio ma, come spesso è accaduto in questo sciagurato campionato, Saccess, che come Cerri e come Abraham, non segnava da oltre un anno, trova il diagonale del pareggio al ‘92. Inutile ormai cercare di proporre improbabili tabelle per cercare una qualificazione europea che assume sempre maggiormente i connotati della chimera; inutile nutrire vane speranze ed entusiasmarsi per i mezzi passi falsi delle ipotetiche competitor per una squadra che nelle ultime nove giornate ha vinto una sola volta per un cammino da retrocessione più che da che qualificazione europea soprattutto se si considera che ormai è irrimediabilmente tardi, mancano tre giornate alla fine del campionato, il tempo delle speranze è finito.
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