La critica della ragion tecnica di Luigi Iannone. Intervista all’autore
Luigi Iannone collabora alle pagine culturali de Il Giornale. Ha scritto per le pagine culturali del Secolo d’Italia, l’Idipendente e il Roma, per i periodici ‘Panorama’ e ‘Il Borghese’. È autore di diversi libri e nel 2003 ha vinto il Premio Nazionale della Cultura istituito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
– Ciao Luigi, sono lieta di averti come ospite. Mi parli del tuo nuovo libro, La critica della ragion tecnica?
“È un libro sull’elemento più fascinoso e più invasivo nelle vite di noi moderni. All’inizio ero intimorito dal confronto con i grandi pensatori – in specie del Novecento – che hanno focalizzato tutta la loro attenzione sulla ‘questione della tecnica’, costruendo poi sistemi filosofici e scenari. Poi ho comunque scelto di portarlo a termine e l’ho fatto essenzialmente per due motivi. In primo luogo perché siamo la prima generazione che, oltre a comprendere l’idea della ‘tecnica dell’ambiente’, la vive senza alcun freno inibitore. Non a caso si è coniato il concetto di ‘nativi digitali’, proprio per sottolineare quanto oramai la nostra esistenza sia inserita in una prospettiva sociale e antropologica straordinariamente manipolata. E, infatti, a differenza di quei pensatori, noi siamo i primi che possiamo fare una diretta verifica sperimentale sul campo. Non costruiamo scenari o filosofie e non dobbiamo preconizzare alcun futuro fantascientifico proprio perché il mondo della tecnica è già sotto i nostri occhi; è il nostro mondo. In secondo luogo perché, pur informati del fatto che grazie ad essa, abbiamo sconfitto malattie, alleviato il dolore, reso meno pesante il lavoro e più agevole la nostra permanenza sulla Terra, non abbiamo ancora piena consapevolezza dei suoi aspetti violenti e deteriori. Siamo, dunque, la prima generazione che si rende conto di come ogni paradigma biologico, culturale, politico ed economico subisca delle alterazioni e delle modificazioni anche negative ma che, al contempo, non rinuncia a fare uso della tecnica. La domanda centrale, a cui tengo di rispondere, è perciò questa: la tecnica può essere regolata (e dominata) o essa si fa regola del mondo, ridefinendo da sé il nuovo nomos della Terra?”.
– Passiamo alla Politica. Cosa pensi del Governo Draghi e della posizione del centro destra?
“La mia passione politica, intesa come militanza diretta e indiretta, è scemata da tempo; se non sparita del tutto. Sì limita a qualche commento sarcastico sui social e nulla più. E credo che ciò sia avvenuto anche per le cose che dicevo prima. Ogni Governo nazionale ha, ormai, un campo di azione sempre più limitato. La globalizzazione, il potere dell’economia finanziaria e delle multinazionali, la presenza ingombrante di entità sovranazionali come l’Unione Europea e l’invasività della tecnica ne favoriscono l’irrilevanza. E molti di questi processi sono purtroppo irreversibili. Processi che non approvo – anzi, taluni li detesto – ma che provo sempre a giudicare con freddezza e senza partigianeria, e quindi senza scendere nell’agone della battaglia partitica. Le vicende degli ultimi anni stanno a dimostrare queste mie convinzioni e ciò che è capitato al nostro Paese ne è ancora di più una conferma. Un Parlamento in cui la stragrande maggioranza dei rappresentanti si dichiarava populista, antisistema, contraria alla moneta unica e all’Europa, nel giro di due anni, ha ribaltato le proprie posizioni strategiche per accordare la propria fiducia a Mario Draghi che rappresenta l’opposto di quelle tesi. Probabilmente, visto lo stato comatoso del nostro Paese, qualche risultato positivo lo vedremo. Draghi è uno che sa navigare in mare aperto, e rispetto al dilettantismo e al pressappochismo del Governo precedente, rappresenta un cambio di passo evidente che può portare qualche utilità. Ma, solo rispetto al breve e medio periodo! Sul lungo periodo – come dicevo – vengono guidati da altre forze alle quali i governi nazionali poco possono”.
Ringrazio Luigi Iannone per la piacevole conversazione e gli auguro un buon lavoro.
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