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La funzione del Parlamento, la magistratura e i suoi luoghi comuni. Intervista al giudice Luigi Bobbio

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Anna Tortora

L’ Italia è uno dei Paesi che più dispone di risorse umane da utilizzare per un articolato processo culturale, ma anche il Paese che ha dimenticato queste risorse favorendo il deterioramento politico e culturale.

E il deterioramento politico si ramifica anche nella giustizia. Ne parlo con il giudice Luigi Bobbio.

– Governo Conte e uso dei Dpcm. Tu sei stato senatore e sei un giurista, c’è uno svuotamento del Parlamento come hanno osservato alcuni politici e giuristi?
“Ci sono delle perplessità. Il continuo uso di Dpcm ha ad oggetto materie, come la salute e la libertà di movimento dei cittadini, a loro volta oggetto di riserva di legge. La riserva di legge ha una funzione di garanzia e vuole assicurare che alcune decisioni, tipo i diritti dei cittadini, vengano prese dall’organo più rappresentativo: il Parlamento.
In questo caso, anche quando un decreto legge è stato convertito in legge, si è visto un azzeramento del Parlamento. Il Parlamento è il luogo delle decisioni”.

– Processo penale, con la scusa del Covid si rischia di banalizzare il diritto?
“Il codice di procedura penale vigente è del 1989. Il processo penale ha bisogno della trattazione in presenza, il dibattimento è la fase centrale del processo penale, devono essere presenti imputato, testimoni, pubblica accusa e avvocato difensore. Solo così un giudice può valutare la colpevolezza o l’innocenza di un imputato e prendere una decisione serena e realmente consapevole”.

La vicenda del rider pestato a Napoli, cosa ne pensi?
“Ma dico, veramente il virus ha rammollito il cervello a tutti o tutti avevano creduto a quella cavolata buonista che saremmo stati migliori? A Napoli hanno rapinato lo scooter ad un rider. Napoli. Rapinato. A un povero cristiano. E dove sta l’eccezionalità della cosa? Perché questo profluvio di lacrime e geremiadi stupite e sorprese? Napoli è così da sempre solo che le anime candide se ne accorgono solo quando internet gli porta a casa la dura realtà. Una città di gangsters piccoli, medi, grandi e grandissimi che nello scegliere le loro vittime non hanno mai fatto distinzione tra poveri cristi e ricchi opulenti. Ma stanno tutti scendendo dal pero? Se è così, sveglia! Due, invece, sono i dati rilevanti: nessuno è più buono ma, semmai, ci siamo incarogniti e chi era carogna prima oggi è carogna e mezzo. Due: la sicurezza con questo governo è andata definitivamente a farsi benedire e la cosa è dolosa, posto che le strade sono svuotate di forze di polizia per i normali compiti di istituto ma il governo ne getta in strada a decine di migliaia quando devono fare la buffonata propagandistica e di plagio collettivo dell’imposizione del rispetto dei dpcm alla gente perbene e alle categorie produttive.
La gente si pone delle domande. Come mai solo con la  spinta mediatica si arriva ad arrestare dei delinquenti? Domanda legittima.
La vittima, il rider, peraltro, ha trovato il posto fisso presso un’azienda privata. Quei privati, quegli imprenditori contro cui tanti si scagliano contro ogni principio liberale”.

Md, magistratura democratica spaccata. Una tua osservazione.
“Il correntismo solitamente è orientato a sinistra, in generale la Magistratura sbanda a sinistra. Le varie correnti difendono e affermano un corporativismo di ruolo e potere della funzione giudiziaria. Così si ha un deragliamento dell’ordine giudiziario. L’imparzialità e l’indipendenza sono diritti dei cittadini, non dei magistrati. La materia giudiziaria è ricca di luoghi comuni, come la storia che autonomia e indipendenza siano diritti dei magistrati.
Per i magistrati sono un limite e un dovere. È una storia questa che va avanti da sessant’anni.
Nasce da un’invenzione di certa magistratura, come il correntismo. Le correnti dei magistrati vengono proposte con una funzione di confronto culturale, in realtà si riducono a luogo di potere interno ed esterno.  Nessuna corrente (associazione) potrà dirsi realmente funzionale ad un corretto esercizio della funzione giudiziaria fino a quando non si svuoterà da questo ruolo ‘sacerdotale’. Ruolo usato strumentalmente dalla magistratura per ‘difendere’ un modo inaccettabile di esercitare il suo ruolo dal potere politico e per impedire al potere politico di attuare riforme ormai indifferibili della funzione giudiziaria”.

Purtroppo la gente vive di luoghi comuni confusi con verità assolute, status quo farciti di immobilismo totale, dai quali è difficile liberarsi.
I luoghi comuni non hanno mai fatto il futuro, né la lungimiranza di nessuno.
Fortunatamente ci sono validi professionisti che smantellano certe convinzioni.
Ringrazio il giudice Bobbio per la ritrovata e gradita partecipazione.


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Anna Tortora

Nata a Nola. Si è laureata alla Pontificia facoltà teologica dell'Italia meridionale. Le sue passioni sono la politica, la buona tavola, il mare e la moda. Accanita lettrice, fervente cattolica e tifosa del Milan.