La guerra in Ucraina è sparita dalla campagna elettorale
Già, perché è sparita? Chi sa un po’ di giornalismo sa che a “fare notizia” è ciò che è nuovo e fuori dell’ordinario, per esempio un padrone che morde il cane, non un cane che morde il padrone. La guerra in Ucraina non fa più notizia perché è diventata di routine, dura da sei mesi, e non accenna a finire. E perché non finisce? È una guerra bizzarra e insensata: essa non era affatto necessaria: platealmente annunciata (dall’armata russa sul confine) non ci voleva niente ad evitarla. Bastava smettere di dire che l’Ucraina doveva entrare nella NATO (come aveva osato fare il cancelliere tedesco Scholz), bastava per il Donbass rispettare gli accordi di Minsk, e l’aggressione non ci sarebbe stata; poi sarebbe bastato un negoziato in cui si stabilisse la neutralità dell’Ucraina e un’autodeterminazione per il Donbass, come ventilato subito nell’incontro tra i belligeranti ad Ankara, e la guerra sarebbe immediatamente cessata. Invece Biden e la NATO si sono affrettati a dire che sarebbe stata una guerra di lunga durata, Zelensky è andato su tutti i teleschermi del mondo a chiedere armi, gli “Alleati” e Draghi gliene hanno fornito sempre di più, e la guerra è diventata perenne, né Putin ha scatenato l’Armata ex Rossa o ha voluto rischiare i 26 milioni di morti della II guerra mondiale per occupare Kiev e farla finire in fretta. Così la guerra d’Ucraina è diventata una guerra strutturale, non più tra Russia e Ucraina, ma per il nuovo “ordine” del mondo, mettendo ai margini la Russia e la Cina. La guerra mondiale “a pezzi”, lamentata dal Papa, è diventata così una guerra mondiale intera, con un solo “pezzo” votato al sacrificio dai suoi amici, dai suoi nemici e dai suoi cattivi governanti, l’Ucraina. È questa la ragione per cui prendiamo il lutto per l’Ucraina, partecipiamo al suo immenso dolore, vittima com’è di un gioco che la supera. Ma come mai, evitata la terza guerra mondiale per tutto il Novecento, si è preso spensieratamente il rischio di farla nel 2000? La ragione è che tutti sono convinti, o sperano, che non sia una guerra nucleare; Putin ha del resto assicurato che non userà l’atomica se non nel caso che la Russia sia al limite di scomparire come Stato. D’altra parte la dottrina sulla guerra non è più quella virtuosa millantata fino a ieri, solo “di difesa” (come si chiamano ora i ministeri che prima erano “della guerra”) o di reazione a un’aggressione; dopo la catastrofe imprevista delle Due Torri la “Strategia della sicurezza nazionale americana” ha stabilito che non si può lasciare “che i nemici sparino per primi”, la deterrenza non funziona, la miglior difesa è l’attacco, gli Stati Uniti agiranno, se necessario, preventivamente: tutto testuale. Così, esorcizzata l’atomica, Il recupero della guerra, deciso subito dopo la rimozione del muro di Berlino con la guerra del Golfo, si è reso effettivo, ed ecco che ora la guerra è diventata strutturale, fondativa, è stata ripristinata cioè come strutturante delle relazioni internazionali e dell’ordine del mondo, come è sempre stata dall’inizio della storia fino ad ora, indissolubile dalla politica degli Stati; la guerra non solo come continuazione, ma come sostituzione della politica con altri mezzi. Questa è la ragione per farne il ripudio. Nella Costituzione italiana esso già c’è, ma la guerra non si fa mai da soli, se non è ripudiata anche dagli altri il ripudio non funziona. E neanche ci permettono di praticarlo: durante l’equilibrio del terrore, nella divisione internazionale (atlantica) del lavoro a noi era assegnato il compito di distruggere l’Ungheria con i missili da Comiso; chissà perché dovevamo prendercela con l’Ungheria. Poi abbiamo fatto anche noi la guerra all’Iraq, poi da Aviano sono partiti gli aerei che bombardavano Belgrado, ed ora abbiamo riempito di armi l’Ucraina e facciamo anche quella guerra là. Perciò abbiamo preso l’iniziativa di proporre ai candidati al futuro Parlamento di promuovere un Protocollo ai Trattati internazionali esistenti per un ripudio generalizzato della guerra e la difesa dell’integrità della Terra; e in pochi giorni da quando l’abbiamo annunciata, nell’ultima newsletter, le adesioni sono state molte centinaia: un successo, ma soprattutto un impegno e una speranza. E il ripudio deve essere “sovrano”: cioè deve stare sopra a tutto, ed essere propugnato non solo dai governi, ma dai parlamentari e dagli abitanti del pianeta come sovrani. Sul Corriere della Sera si sono domandati poi “dove stanno i cattolici in questa campagna elettorale”, dato che non si preoccupano nemmeno del Credo proclamato da Salvini (ma quale, il credo niceno-costantinopolitano?). Bene, se li cercassero li troverebbero, insieme agli altri, tra i sostenitori di questa iniziativa, tra quelli che vanno a portare gli aiuti all’Ucraina invasa, tra quelli che con la Mediterranea Savings Humans e le altre navi umanitarie tirano fuori i naufraghi dal Mediterraneo e li fanno scampare ai flutti e alla Guardia costiera dei lager libici, finanziata e patrocinata da noi, e in chi ogni domenica chiede la pace dalla finestra di piazza san Pietro. Nel sito pubblichiamo l’appello e il Protocollo da promuovere “per il ripudio sovrano della guerra e la difesa dell’integrità della Terra” con le firme che finora siamo riusciti a registrare; e ai firmatari chiediamo ora di rivolgersi ai candidati alle elezioni, di cui ieri sono state pubblicate le liste, per sapere se vogliono assumerne il relativo impegno.
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