La questione del Manifesto di Ventotene e l’ABC della democrazia

Da giorni si parla solo del manifesto di Ventotene.
Gli strenui difensori ne hanno fatto un problema personale. Per loro è lesa maesta’. Ma un testo vecchio, scritto in un determinato periodo, deve necessariamente piacere a tutti?
” È un testo politico , non una Sacra Scrittura, criticarlo, se non si è d’accordo , non è blasfemia. ciascuno , dopo averlo letto, è libero di interpretarlo . Con una sola avvertenza : qualunque citazione, sempre, è un”estrapolazione”. L’importante è che la citazione sia esatta. Il resto è mediocre baruffa politica . Buona lettura. Dimenticavo : un testo va giudicato per ciò che è scritto, non per “chi” l’ha scritto.” Pierluigi Battista, giornalista e scrittore
“Di che parliamo? Di Sanità pubblica miserevole? Di trasporti sgangherati? Di strade piene di buche? Di situazione economica preoccupante?
No: da due giorni in Parlamento si accapigliano sul Manifesto di Ventotene, un documento noiosissimo (sfido chi ha avuto la pazienza di leggerlo fino in fondo) scritto nel 1941, un testo che prefigurava la formazione di un’Europa piuttosto discutibile. Tanto discutibile che i veri padri del primo nucleo di Europa, Adenauer, Schumann, De Gasperi, non tennero conto di quel documento.
La nostra classe politica gira a vuoto, usa strumenti per distrarre la gente dai veri problemi.”
Marco Nese, giornalista e scrittore
Inoltre…
“La questione del Manifesto di Ventotene va impostata così: difende sì o no la democrazia (liberale)? La risposta è no. Ma, purtroppo, questa risposta vale per quasi tutto l’antifascismo che è contrario al fascismo ma non è democratico. Questo è il grande dramma italiano di ieri e, ahimè, di oggi.
Una volta Giorgio Amendola – dico Giorgio Amendola, comunista – disse che la cosa tragica e comica della marcia su Roma non stava nel fatto che Mussolini fosse andato a Roma in vagone letto, ma che il capo dei socialisti, Giacinto Menotti Serrati, fosse in quel momento a Mosca per discutere del quando e del come espellere dal Psi il riformista Turati.
È chiaro o no? La questione non è se sei fascista o antifascista bensì se non sei fascista perché non difendi la libertà e la democrazia? Lo Stato liberale cade non perché è attaccato una volta ma perché è attaccato due volte: a sinistra e a destra. Altrimenti non sarebbe caduto. Questa è la storia italiana, questa è la storia europea, questa è la storia del mondo. Quindi, oggi – oggi! – per difendere libertà e democrazia e vivere decentemente è necessario essere anti non una ma due volte: antifascisti e anticomunisti ossia anti-totalitari.
Ma il tragicomico sta nel fatto che questo è l’abc della storiografia e della democrazia.”
Giancristiano Desiderio, giornalista e scrittore
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