26 Dicembre 2024
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‘La scommessa’, la fiducia è una partita umana. A teatro la catabasi nella ludopatia

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Napoli, 29 feb. – Il G.A.P., gioco d’azzardo patologico letto col savoir-faire di Lucio Pierri ed Ida Rendano. A teatro arriva ‘La scommessa’, con testo di Lello Marangio e Lucio Pierri, prodotto da Fratelli diVersi e TeatroNovanta.

La tournée partenopea tocca Napoli, dopo l’esordio a Salerno. Al Totò fino all’ 8 marzo, è in scena lo spettacolo esilarante sul bisogno di scommettere e giocare quantità crescenti di denaro per soddisfare uno stato di eccitazione impellente.

In un night Francois, detto ‘Il principe’ (Lucio Pierri), intrattiene al piano bar la ricca famiglia di un imprenditore milionario, durante un party. E’ qui che conosce Flavia (Ida Rendano) e se ne innamora a prima vista, scommettendo con il cameriere Alfredo (Lello Pirone) che la sposerà. Da qui inizia la parabola discendente de ‘Il Principe’ che cade nella trappola del gioco, senza ritorno.

Un incidente con l’auto mina la capacità mnemorica di Francois che per dieci mesi rimuove letteralmente ogni forma di ricordo. Nonostante la difficoltà palese, il Principe trova rifugio nella scommessa continua, fino a quando non arriva a giocarsi letteralmente il talento della moglie Flavia, sollecitato dalla manager Giusy Freccia.

Massimo Carrino, Giosiano Felago, Anna De Nitto e Serena Stella, completano il cast, ordendo un piano strategico contro Francois per scuoterlo dalla ludopatia.

Lello Marangio traccia con Pierri la catabasi nell’esperienza infernale del gioco. La presenza del pensiero persistente della scommessa viene dissacrata con la risata che esplode in modo naturale in platea. La perizia artistica della coppia Marangio-Pierri, ormai in sodalizio, è quella di pianificare la battuta delineando i tratti salienti delle manie umane: disagio, ansia, colpevolezza, depressione al limite della follia, assumono un tono leggero, pur conservando tutta la potenza emotiva del dramma che sostanzia ogni vicenda.

Lo spettacolo assume in crescendo  toni sempre più elevati, fino a delineare completo coinvolgimento emotivo nella compromissione delle relazioni significative instauratesi tra i suoi personaggi.

Giusy Freccia ed Anna De Nitto sono i due cicloni del palcoscenico: il loro ingresso nella pièce conferisce grande ritmo alla battuta, sollecitandola fino all’estrema gradevolezza del pubblico.

Addolcisce ed accompagna con garbo e rispetto, la tematica delicata affrontata a teatro, l’affiatamento scenico tra i protagonisti Lucio Pierri ed Ida Rendano. Pierri guida i suoi attori in scena con fare rassicurante; la Rendano, che suggella con questa commedia il suo ritorno a teatro, è padrona del ruolo. La dizione misurata, la concentrazione sulla battuta, palesano la professionalità dell’artista che canta e recita contemporaneamente, con classe.

Recitazione, proiezioni e canzoni, compongono armonicamente lo spettacolo incentrato sul discorso insidioso dell’azzardo.

La modalità del gioco regolare di Francois, denuncia una patologia contemporanea, spesso silente. Pierri e Marangio lasciano cadere con il loro copione, il muro omertoso alzato sulla ludopatia. A differenza di altre manie e malattie, di ludopatia poco si parla, quasi considerandola una secondaria manifestazione psichiatrica.

Il disturbo viene invece mostrato nella sua completa cronicità, naturalmente con leggerezza. Non è la prima volta che la coppia di autori indaga sui disturbi psicologici dell’uomo traducendoli a teatro in battute da recitare.

Si presenta in scena quello che nella vita accade, ma si tenta di negare o nascondere. La valutazione diagnostica della ludopatia figura in tutta la sua complessa evoluzione. La risata costruita intorno ad essa è prettamente funzionale: lascia riflettere con leggerezza e profondità al contempo.

Il finale sorprendente allarga il senso della trama, caricandolo di significato. Il gioco diventa follia. Qui sembrano ritornar d’uopo le parole di Cecco Angiolieri che sul finire del 1200 scrisse: “Tre cose solamente m’anno in grado, le quali posso non ben ben fornire, cioè la donna, la taverna e ‘l dado: queste mi fanno ‘l cuor lieto sentire”, come accade al protagonista de ‘La scommessa’. 

Foto e video Arturo Favella

 


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.