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La sosta e la sua voce

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di Luca Muratgia.

L’Italia pallonara si ferma, il campionato riprende sabato dopo la sosta necessaria per lasciare spazio agli impegni della nazionale in questa nuova competizione, la Nation League che assume la sembianza perfetta del “contentino” dopo l’inopinata debacle che ci porta fuori dal mondiale per la seconda edizione consecutiva. Non era mai accaduto eppure, la nazionale italiana, quattro volte campione del mondo nonché campione d’Europa in carica non parteciperà al mondiale. La crisi del calcio nostrano assume connotati ancora più drammatici se si pensa che è dal 2006 (anno in cui si laureò campione del mondo) che non partecipa agli ottavi di finale di un campionato mondiale. Già perché dopo quell’exploit si è assistito ad una caduta libera senza precedenti; eliminati alla fase a gironi nel 2010 e nel 2014 e addirittura non qualificati nel 2018 e nel 2022. Le riflessioni sull’evidente realtà sarebbero molteplici ed è davvero difficile trovare il bandolo della matassa in un sistema calcio, il nostro, incapace di rinnovarsi e tenere il passo con altre realtà. Il nostro campionato fino a una ventina di anni fa, rappresentava l’ombelico del mondo nel pianeta calcio a livello mondiale, oggi assume un ruolo assolutamente marginale e secondario con altre realtà (quelle inglese e spagnole su tutte) divenute molto più appetibili e competitive tanto che il campionato italiano non rappresenta più un punto di arrivo nella carriera di un giocatore ma ad oggi ha un duplice, scadente significato: il campionato italiano rappresenta una vetrina per futuri campioni che disputeranno la fase più significativa della loro carriera in altre realtà, diventate nel frattempo più stimolanti e vantaggiose economicamente (ricordiamo per restare in ambito Napoli i vari Cavani Lavezzi Jorginho e Koulibaly) oppure rappresenta un campionato dove campioni affermati,che hanno giocato la fase più importante della loro carriera altrove, vengono a “svernare”, cioè a chiudere la loro carriera in condizioni tecniche,fisiche ed atletiche non più ottimali, gli esempi di Di Maria, Giroud o Ronaldo rappresentano al riguardo i casi più eclatanti. Le ragioni di questo indecoroso percorso sono da ricercare nell’incapacità di rinnovarsi e di trovare risorse. Gli stadi di proprietà e l’abbandono pressoché totale dei settori giovanili per far spazio al un’imbarcata di giocatori stranieri molto più modesti tecnicamente ma molto più vantaggiosi economicamente.
Del resto il calcio non è altro che uno specchio della realtà sociale, politica ed economica di un paese incapace di proporre iniziative volte a rinnovarsi e a modernizzarsi, sovraccaricato da un’invalidante struttura burocratica che rappresenta una zavorra opprimente.
Sabato il Napoli affronterà al Maradona il Torino da primo in classifica. Occorrerà verificare le condizioni dei giocatori che faranno in extremis ritorno a Napoli dopo gli impegni con le rispettive nazionali sparse per il mondo. Occorre evidenziare, tra l’altro, che inizierà da sabato, un vero e proprio tour de force che vedrà impegnati i partenopei ogni tre giorni per i probanti impegni di campionato e champions. Tour de force che terminerà proprio a novembre in concomitanza con il mondiale in Qatar che ci vedrà, ancora una volta, spettatori.


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