Lamorgese: “Governare le migrazioni. La buona pratica dei corridoi umanitari”
«Costruire partenariati robusti con i Paesi terzi»
Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese è intervenuto questo pomeriggio all’incontro “Governare le migrazioni. La buona pratica dei corridoi umanitari” organizzato a Palazzo Borromeo dall’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede e dalla Comunità di Sant’Egidio quale momento di riflessione comune sulle sfide poste dal fenomeno migratorio per soffermarsi, nell’ambito dei canali legali e sicuri di ingresso per le persone bisognose di protezione internazionale, sulle potenzialità dello strumento dei corridoi umanitari.
«I corridoi umanitari sono un sistema importante da considerare», ha detto il ministro, rispetto però ad «un problema strutturale, molto ampio, che necessita anche di un buon governo delle varie situazioni».
In questo quadro il ministro Lamorgese ha ricordato che il Viminale «ha stipulato un accordo con la Comunità di Sant’Egidio, le Chiese evangeliche, la Chiesa Valdese e la Caritas per rinnovare impegni già presi negli anni precedenti e che stiamo portando avanti anche dalla Libia. Gli organismi che hanno lanciato il progetto – ha sottolineato – hanno permesso di portare in Italia e in altri Paesi europei in piena legalità e sicurezza 3.500 persone».
Lamorgese ha anche spiegato come la pandemia abbia influito sicuramente sui numeri degli arrivi «che sono aumentati da un lato perchè c’è chi vede nel nostro Paese la speranza di una vita dignitosa per sè e per la propria famiglia, dall’altro per colpa di quel traffico di esseri umani che va combattuto con sempre maggiore forza e determinazione».
Il ministro ha anche ricordato come «riguardo al dossier migrazioni-asilo in Europa non siamo ancora sulla stessa linea con gli altri Paesi, però il nostro non può che essere un dialogo costruttivo. Dobbiamo far comprendere le nostre ragioni. Noi che siamo Paesi di primo approdo, parlo di Italia, Malta, Cipro, Grecia, Spagna – ha detto – abbiamo costituito una unione di Stati per essere più forti in Europa in modo da fare richieste comuni».
«L’anno scorso – ha aggiunto ancora – sono arrivare in Italia 34mila persone di cui 29mila dalla Tunisia, Paese dichiarato sicuro, e quindi non aventi titolo alla protezione umanitaria. È difficile pensare – ha aggiunto – che quando abbiamo numeri così grandi l’Europa si tiri fuori dai principi di solidarietà e responsabilità, che non possono viaggiare disgiunti. La linea che sto portando avanti in Europa è quella di fare dei partenariati robusti con i Paesi terzi».
«I progetti e le risorse per questi Paesi – ha quindi evidenziato il ministro – hanno l’obiettivo di aiutare a risollevare l’economia in modo tale che, conseguentemente, ci sia un effetto di ricaduta anche sui flussi migratori perché chi può avere una possibilità di vita dignitosa nel proprio Paese non credo che decida di prendere un barcone rischiando la vita».
All’evento sono intervenuti il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo e il coordinatore di Mediterranean, Hope Paolo Naso. Le conclusioni sono state a cura del presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Gualtiero Bassetti. Il dibattito è stato moderato dall’inviato speciale di TG3 Rai, Nico Piro.
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