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‘L’arte della famiglia’, al Tram di Napoli il punto di vista di Luisa e Titina De Filippo su vita e teatro

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Napoli, 13 nov. – Un occhio di bue si accende su due figure femminili del teatro napoletano: Luisa e Titina De Filippo, una  protagonista e l’altra spettatrice a vita di una realtà trasformata spesso in scena, in seno alla famosissima famiglia Scarpetta-De Filippo. Al Teatro Tram di Napoli Silvio Fornacetti propone fino al 14 novembre, lo spettacolo  ‘L’arte della famiglia’, dedicato a Luisa e Titina De Filippo.

La piéce breve porta alla conoscenza del grande pubblico l’intimo amore di Luisa De Filippo per Eduardo Scarpetta, un legame vissuto, come si sa, tra dicerie, infingimenti e legami di parentela fittizi.

Fornacetti prova a far uscire dalla bolla dell’onta e del nascondimento la vicenda tormentata di una donna che ha amato molto pur avendo ricevuto poco alla luce del sole. Luisa De Filippo, nipote di Scarpetta, diverrà sua compagna di vita, dando alla luce tre figli: Eduardo, Peppino e Titina, divenuti poi caposaldo del teatro partenopeo, seguendo le orme dello zio-padre.

Questo amore si consuma tra attimi rubati e un’esistenza trascorsa sempre dietro le quinte anche quando Luisa è a casa e deve crescere i tre figli mentendogli in merito alla paternità di Scarpetta. Angela Bertamino, nelle vesti di Luisa narra l’essenza della maternità di una donna chiamata a sentirsi pienamente se stessa solo al cospetto dei figli. Il desiderio nascosto di volere di più dal suo compagno di vita, lo si legge nella stretta delle spalle tra uno scialle che ogni volta l’avvolge nei momenti delicati della sua vita, dandole coraggio quando la figlia Titina (Daniela Quaranta) le chiede di raccontarle se sia stata felice con Scarpetta.

Vissuta come una donna fantasma, Luisa vorrebbe uscire allo scoperto nei confronti della figlia, chiedendole di allontanarsi dal teatro affinchè con i fratelli non riviva la stessa ossessione per il palcoscenico sperimentata dal padre.

Vorrebbe insegnare a Titina la pratica del ragù napoletano, invece di vederla ogni sera a teatro, mentre la figlia palesa chiaramente l’intento di avvicinarsi al padre attraverso l’unico vero legame che abbia costruito mai con lui, quello recitato sul palcoscenico.

La malinconia di Titina è accompagnata dai silenzi che creano un vuoto nella sua anima e la portano a voler riscattarsi a teatro, tracciando un varco personale tra il vulcano in eruzione che era Eduardo e Peppino che cercava di andargli dietro sulla scena, con la sua comicità.

In fondo nella sua casa non si è mai fatta vera distinzione tra vita e scena, al cospetto di un grande attore ma un piccolo padre. Sarà per questo che poi nelle sue marmellate e nei fiori che lasciava sbocciare sul balcone, Titina concentrava tutta la sua ossessione per avere qualcosa che fosse finalmente tutta sua.

La figura di Scarpetta raccontata con la bambinesca pettinatura, la frangetta, il bastone di bambù, l’anello di rubini e diamanti sempre al dito, insieme all’immancabile fiore all’occhiello e all’odore di viola sul fazzoletto, fornisce gli unici dettagli palpabili dell’uomo dalla fragorosa risata, di cui hanno memoria sia Luisa che Titina.

I dialoghi implosi del loro narrare tracciano dunque in scena la difficile vita di due donne del teatro, abituate a mettersi in fila per raccogliere le briciole di un amore purtroppo mai pienamente sbocciato, su cui si vorrebbe sapere sempre qualcosa in più.


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.