19 Gennaio 2025
Magazine

“L’avventura dell’immaginazione”, al Castello Doria di Angri la mostra sulla cultura europea di Giacomo Leopardi

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Ricostruire la vita di Giacomo Leopardi attraverso i suoi incontri, i suoi viaggi, ma soprattutto i suoi maestri; sfatare i falsi miti che avvolgono la ricostruzione della vita del poeta di Recanati, designando la forza dell’influenza formativa sulla formazione leopardiana, che forse più di tutto, ha modellato i risultati biografici e gli istinti del poeta dell’infinito. La Pro Loco di Angri, in collaborazione con il Comune della città, e l’assessorato alla Cultura, presenta la mostra ‘L’avventura dell’immaginazione’, inaugurata il 18 gennaio e protratta fino al 20 marz0 2025 nella città di Angri.

Il curatore ed architetto Renaldo Fasanaro, vero appassionato del mondo leopardiano, riporta in una intima esposizione, tutti gli scritti che sono diventati bagaglio dell’anima del fanciullo di Recanati, in perenne fuga dalla sua esistenza, e dalla sua malattia. Così lo Zibaldone di Leopardi, viene presentato come un computer portatile di oltre 5.000 pagine che il poeta portava sempre con sé, o Le Operette morali diventano il disperato tentativo leopardiano di affermarsi nel mondo della letteratura ottocentesca, in cui primeggiava indiscusso, Alessandro Manzoni con i suoi ‘Promessi sposi’, incontrato a Firenze, nella città che fu poi sede dell’incrocio con la vita di Antonio Ranieri, caro amico degli ultimi anni di Leopardi, oltre che giurista ed accademico, che in seguito alla morte del recantaese ne raccolse gli scritti.

 

Fasanaro in questa esposizione riporta tutti i contatti influenti che Leopardi costruì in giro per l’Europa, specificando che la nobildonna Fanny Tozzetti fu in realtà solo una breve disillusione platonica di Leopardi, perchè il vero amore del poeta fu Teresa Carniani Malvezzi, la sola in grado di risvegliare stimoli e sensazioni vere in Giacomo, che prediligeva donne acculturate, che conoscessero il latino ed il greco. Il poeta la definisce “donna di molto spirito e cultura”, idealizzata anche come “la donna che non si trova”.

Ad aprire la mostra di 60 pannelli, supportata anche da Assostampa Campania Valle Caudina e Unpli Provinciale di Salerno, c’è un passaporto originale, datato 1837, simile a quello che Giacomo usò per correre incontro alla sua libertà. Successivamente si narrarano in ordine cronologico, gli incontri che il poeta fece a Roma, Milano, Bologna, Pisa, Firenze e Napoli. L’epistolario di Leopardi, giunto a noi grazie a Carducci, diventa in questa mostra vivo, tanto che in modo tangibile, ci si può immergere anche in lettere inedite scritte al poeta da Paolina Leopardi, Antonio Fortunato Stella, Pietro Giordani, Giovan Pietro Viessseux, Francesca Targioni Tozzetti, Antonio Ranieri, e molti altri, che hanno scandito il tempo e il senso dell’esistenza leopardiana.

La mostra che si chiude con un calco della maschera funeraria di Giacomo Leopardi, copia dell’originale realizzata ad inizio Novecento, a Napoli, luogo in cui il poeta morì, diventa uno spaccato diversificato per conoscere l’animo dell’eterno fanciullo che dalle strettezze di Recanati si mosse alla scoperta di un senso dell’esistenza che finalmente trovò nella sua Ginestra, capolavoro ultimo del poeta, che al pessimismo iniziale, ha poi dato speranza.


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.