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L’editoriale: Dema e 5S, così stanno uccidendo la sinistra

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Il problema è che destra e sinistra, per essere tali, devono essere coerenti. Romano Prodi, 14 anni fa. Il padre de L’Ulivo, quello che Montanelli spicciava come “progetto di grande partito laburista con tutta la sinistra in un unico contenitore”. Coerenza che si stinge come un acquerello al sole via via che i partiti tramontano portandosi dietro le idee. “Nella prima Repubblica – scrivevano Massimo Villone e Cesare Salvi – il luogo formale della responsabilità politica erano. Le assemblee e quello sostanziale erano i partiti. I processi democratici nelle une e negli altri erano il momento di effettivo controllo del potere. L’indebolimento attuale di partiti e assemblee ha cancellato quei luoghi. E il tentativo di sostituirli con una investitura popolare diretta di chi governa è fallito. E’ un modello rozzo e inefficiente, che non tiene conto delle complessità della politica in una società avanzata”. Un modello rozzo e inefficiente al quale anche l’ultimo testimone di quel sistema partitico costituzionalmente disegnato, cioè il Pd, si sta aggrappando abbracciando il claudicante Movimento 5 Stelle e sue sconclusionate idee di governo, del Paese come dei territori.

In Campania lo ha fatto a Pomigliano d’Arco, in nome di un parricida progetto di unità nazionale, col battesimo di Di Maio, Sarracino e Zingaretti. Lo rifarà, così pare, a Napoli per le prossime amministrative puntando sul nome (tra i due dati per favoriti oggi) da contrapporre alla Clemente lanciata dal sindaco De Magistris e al candidato del centrodestra.

Addio sogni di sinistra. Quanto è stato lungimirante Enrico Berlinguer quando, molti anni fa, ha messo in guardia i suoi: “il Pci deve guardarsi dal rischio di uno sbiadimento della propria identità, il che lo porterebbe a una posizione di subalternità”. Che è quello che sta accadendo oggi: il Pd e tutta la sinistra (o il ricordo della sinistra) subalterni a un non-partito, anzi al partito di silicone, come lo ha definito Gianluigi Paragone, dopo che i grillini hanno annunciato di voler abbandonare la strada tracciata dai fondatori del movimento, incassando l’ira di Casaleggio jr: “vengono meno tutti i principi, i valori e i pilastri sui quali si basa l’identità di un Movimento di cittadini liberi e il suo cuore pulsante di partecipazione”.

Dal partito di silicone al Partito De Magistris il passo è breve. Il sindaco passato dall’Italia dei Valori di Di Pietro al Movimento Arancione e infine a Democrazia e Autonomia, non ha maturato ancora una idea chiara e netta sul suo futuro politico. In estate ha annunciato: “Finita l’esperienza da sindaco mi candiderò alle politiche del 2023”, per poi aggiungere che si tratta di un “progetto politico nel quale dalla fine dell’estate mi sentirò coinvolto”. Quale sia, è ancora un mistero. Di certo non è il “metodo Ruotolo” visto che il Pd lo ha già salutato. DeMa non è mai decollato, mancando un’ossatura e pure i numeri. Vai a vedere che il progetto politico che ha in mente il primo cittadino di Napoli sia partito qualche giorno fa, quando ha fatto ricorso, in aula, all’aiuto di Forza Italia, con l’irritazione del coordinatore regionale Domenico De Siano che ha intimato: “Basta giochini in Forza Italia, il sindaco va fatto cadere”. Non dovrebbe essere difficile, e De Magistris lo sa, perciò chiede di azzerare tutte le deleghe per un rimpasto prenatalizio. “Necessario un confronto franco con tutte le forze politiche” afferma. Dema e dem sono ai ferri corti. La città sente le istituzioni lontane. Nemmeno la pandemia è riuscita a portare coesione tra i vali livelli politici e la comunità, come pure è avvenuto in altri grandi centri italiani. Napoli soffre l’assenza di un vero leader. Ne risente la politica ma anche la gestione della città.

Bisogna scendere fino alla posizione 103 (l’ultima è 107) per trovare Napoli, nella classifica sulla vivibilità delle città italiane stilata da Italia Oggi.

Intanto il Vesuvio in un programma tv erutta Covid, il sindaco ospite fisso si distrae e il suo speciale osservatorio “Difendi la città” tace.


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Rosa Criscuolo

Studi classici condotti al liceo Antonio Genovesi e  Laurea in Giurisprudenza 110/110 all' Universita' Federico II. Social Media Manager e consulente politica. Appassionata di arte e filosofia. Ideatrice del programma streaming e del format televisivo IL MONITO che ha riscosso successo in Campania. Volto noto come opinionista radiofonica e televisiva. Protagonista di campagne per i diritti civili in qualita' di membro nazionale dell' Ass. Luca Coscioni accanto a Marco Cappato. Marco Pannella rappresenta il suo ideale politico. Londra e' la sua citta' rifugio.