Lo sciacallaggio della sinistra sulla morte di Seid Visin
La DC è finita. L’unità politica dei cattolici non è nata per motivi di fede; è stata imposta per motivi storici: di fronte al Pericolo comunista (il PC più forte d’Occidente, che ci voleva portare in Russia, magari nei gulag) e di fronte alla necessità di creare uno stato democratico. L’unità dei cattolici ha avuto un grande merito: ci ha salvato dal pericolo comunista (altrimenti avremmo avuto una seconda Jogoslavia).
Vedere fascisti ovunque è davvero ridicolo da parte di chi è stato visto come un grosso pericolo per la democrazia.
Populismo? Forse.
Populismo “non significa ascoltare i bisogni del popolo”. Significa invece utilizzare tali bisogni per fare promesse irrealizzabili, insediarsi al potere e quindi perseguire i propri scopi, spesso inconfessabili. Demagogia ne è il sinonimo.
Si vantano di essere populisti.
E andiamo al caso del ragazzo morto suicida. Una parte di giornalisti di sinistra e di politici ha gridato subito al razzismo. Credo che tra populismo e strumentalizzazione ci sia un forte legame.
“Si fa presto a dire razzismo.
Seid Visin, il giovane di colore che si è ucciso, non ha lasciato alcun messaggio per spiegare il suo gesto.
Suo padre ha raccontato che quelle righe sul colore della pelle le aveva scritte tre anni fa e per motivi che non c’entravano niente con la sua persona.
Perché Seid ha deciso di togliersi la vita non si sa. Non sappiamo cosa c’era nella sua testa, cosa gli straziava l’anima.
E invece i politici, sempre pronti a sfruttare anche la morte di un ragazzo, eccoli a manifestare dolore, stupore perché la vita di un giovane è stata stritolata dal pregiudizio e dal razzismo. Letta: «Se puoi, scusaci. Chiediamo perdono». Salvini: «Un cretino chi distingue per il colore della pelle». Boldrini: «Ma in che società vogliamo essere?». Frasi che suonano come autentiche stupidaggini oggi che il padre del ragazzo dice che neanche lui sa perché Seid si è ucciso e chiede che i politici evitino di sfruttare la tragedia.
In realtà della morte di Seid non sappiamo nulla. E il silenzio, il pudore di fronte alla vita di un giovane che se ne va sarebbe l’unico comportamento decente.”
Marco Nese, giornalista e scrittore
Sì, perché il dolore ha un suo pudore e si nutre di tanta riservatezza.
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