Lo strazio incontenibile. Ennesima figuraccia, basta così
di Luca Muratgia.
Il peggio sembra davvero non raggiungere il fondo di un barile ormai stracolmo, Napoli non ne può più, il suo rapporto con questa squadra e questa società è finito, in verità aveva già raggiunto i minimi termini al termine di un percorso catastrofico che neanche il più incallito dei pessimisti avrebbe previsto tanto disarmante. Risulta sempre più difficile commentare le prestazioni di questo Napoli continuamente umiliato in casa e fuori, un compito ingrato a cui si è costretti ad adempiere per mero dovere di cronaca. Il Bologna, rivelazione assoluta del campionato che si accinge a conquistare una storica qualificazione Champions, passeggia comodamente, in pantofole, sui resti di quella potrebbe definirsi squadra solo con un complesso ed articolato lavoro di immaginazione. Due gol subiti nei primi 15 minuti con una difesa da horror, tanto basta al Bologna per archiviare la pratica del Maradona e conquistare tre punti ormai determinanti per per storico piazzamento. Tanto dura la sfida tra le due compagini, un rigore generoso che Politano si fa parare da Ravaglia e poi è notte fonda, il buio più totale per i partenopei che nella restante parte del match non riescono mai a proporre un fraseggio, uno straccio di azione, un tiro pericoloso, niente di niente. Nessuno può ritenersi esente da responsabilità per lo scempio a cui si sta assistendo e che fortunatamente è alle battute conclusive, a partire dalla società, incapace di gestire la stagione successiva alla vittoria dello scudetto, basti pensare che già l’estate scorsa, nell’immediatezza quindi dello storico trionfo, la situazione si presentava già particolarmente complessa e pesante con un allenatore arrabattato alla men peggio a pochi giorni dall’inizio del ritiro, con uno “spogliatoio di scontenti” così come ammesso candidamente dal procuratore Giuffredi per tante, troppe situazioni rimaste in sospeso relativamente ai rinnovi e alla gestione dei contratti, un mercato che ha assunto i connotati del ridicolo con un difensore di livello mondiale sostituto dal signor Natan e con un certo Cajuste (panchinaro del Rennen) e Lindstrom che avrebbero dovuto rinforzare l’organico e consentire alla squadra la difesa del tricolore. Per non parlare del mercato di gennaio sul quale è meglio stendere un velo pietoso. Dopo l’addio doloroso, visti i risultati, di Cristiano Giuntoli, è stato scelto come DS, il buon ed incolpevole Meluso, per mero obbligo normativo, senza però mai farlo diventare parte integrante con l’intero assetto societario. Gli allenatori scelti si sono dimostrati, ognuno per ragioni diverse, assolutamente inadeguati a gestire una situazione già di per se complessa e problematica. Le ultime speranze erano state riposte in Calzona, già secondo sia di Sarri, al tempo del suo periodo napoletano che di Spalletti. Il ragazzo di Calabria è riuscito nell’impresa titanica di far peggio dei suoi predecessori, fallendo clamorosamente ed evidenziando più che altro una imperdonabile mancanza di personalità e, soprattutto, schiarendo le idee a coloro che si sforzavano di comprendere le motivazioni del perché, alla sua età, fosse stato sempre il secondo di qualcuno. Per finire i giocatori, proprio coloro che appena un anno fa erano visti, con gli occhi in visibilio degli estasiati tifosi, come qualcosa di paragonabile a degli eroi, sono riusciti anche loro nell’impresa di distruggere un ricordo, frastornati, statici, senza ferocia, senza rabbia e senza un barlume di dignità e di orgoglio. Mancano solo due giornate alla fine del supplizio e mai, nell’intera era De Laurentis, nessun tifoso aveva desiderato con tanto ardore la fine del campionato.
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