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‘Lo zio del medico dei pazzi’, con Gianfranco Gallo al Teatro Augusteo di Napoli la tradizione teatrale respira nuova vita

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Napoli, 14 feb. – E’ un attore e commediografo puro Gianfranco Gallo, che continua a raccogliere la sfida di tramandare la tradizione teatrale che ha fatto scuola non solo a Napoli, ma nel mondo.

Il suo è sempre un approccio fatto di cura, devozione, ma anche trasversalità e lungimiranza. Fino al 16 febbraio in scena al Teatro Augusteo di Napoli c’è ‘Lo zio del medico dei pazzi’. Il testo riadattato da Gallo sulla commedia tedesca ‘Pension Schoeler’ è intriso di colori agé, personaggi spinti al limite del farsesco tra follia e divertimento.

A dare sostanza alla resa scenica è la compagnia formata da attori che trasudano teatralità da ogni poro, gesto o battuta. Parliamo di Gianfranco Gallo (capocomico), Antonella Sefanucci, Mario Brancaccio, Antonella Prisco, Antonio Fiorillo, Bianca Gallo, Luigi Credendino, Francesco Russo, Michele Sibilio, Elena Starace, Gianluigi Esposito, Michele Schiano di Cola ed Ursula Muscetta.

Sul palcoscenico normalità ed eccesso si confondono. Tatto, garbo e signorilità caratterizzano il tratteggiare di Gallo che non stravolge mai la commedia dell’arte, ma la rispetta attraversandola con sacralità.

Certo la colora, identifica e caratterizza alla sua maniera, ma lo spettatore resta pur sempre partecipe di una vicenda che racconta Napoli e la storia della sua narrazione in prosa.

Gianfranco Gallo è un eroe stoico di questa battaglia culturale e teatrale; erede di una concezione artistica pregna di saper fare, costruire e inventare con cognizione di causa e mai ‘tanto per’, Gallo concretizza e vince la sua sfida ogni qual volta crea a teatro lo spettacolo nello spettacolo, coinvolgendo professionisti seri e competenti in grado di restituirgli ciò che chiede con la sua regia, sempre nel rispetto della platea che lo applaude.

Mentre il teatro contemporaneo propone a volte con asetticità la miseria umana, Gianfranco Gallo offre leggerezza attraverso la trappola sagace del riso.

La longevità del testo scarpettiano ha goduto dal 1908 dell’incontro con i grandi del teatro: Totò nel 1954 prima, Eduardo, Carlo Giuffrè protagonista e regista con la sua farsa a vapore, ed ora Gallo.

Più di cento anni passano sulla trama trasposta ne ‘Lo zio del medico dei pazzi’, prodotto da Città Mediterranee. Quando Gianfranco afferma la coesistenza nella sua anima di Pulcinella, Viviani, Totò, i De Filippo, Troisi e ancora Woody Allen, Mel Brooks, Peter Seller, non sbaglia. Se lo si osserva sulle tavole del palcoscenico alle prese con la sua recitazione e con i tratti caricaturali stillati nelle espressioni e nell’anima dei suoi attori, si notano tante sfumature, tutte coese dal garbo dell’attore perbene.

Quando ci si gode un suo spettacolo si ha l’impressione che i personaggi ascoltino pienamente i propri istinti, obbedendo alla logica del personaggio incarnato. Si rinnova una comicità antica senza pretestuosi scivoloni nella facile battuta. Così Antonella Stefanucci, Luigi Credendino, Antonio Fiorillo, Mario Brancaccio, donano soddisfazione al copione con la loro interpretazione.

Cosa accade a teatro? Gianfranco Gallo è lo zio facoltoso che doma letteralmente con il suo ingresso nella vicenda tutti i personaggi che incontra e crede siano pazzi pericolosi. Ne fissa le immagini con una macchina fotografica, come a voler cogliere l’attimo di estrema follia di ciascuno, costruendo così un puzzle verosimile della diversità. A scatenarne l’assurda reazione è il nipote perdigiorno che cerca di sfruttare la buona fede dello zio a proprio piacimento, chiedendogli sostentamento per i propri studi di medicina. Quel che accade è ilarità autentica, da osservare in modo analitico, applaudendone la resa comica.

 

 

 

 

 

 

 

Foto di Arturo Favella


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.