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“Mamma mia, il Musical”: sul palco dell’Italian Movie Award una spumeggiante intervista al trio Muniz, Conticini, Ward

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Pompei, 29 luglio – Il vitruviano dell’ Italian Movie Award firmato Carlo Fumo, festeggia il successo del musicalMamma Mia’, versione italiana.

Lo fa insignedo tre grandi protagonisti maschili della piéce da 600.000 spettatori in tutta Italia: Sergio Muniz, Luca Ward e Paolo Conticini.

La triade di attori, presente nel cast della commedia musicale di Massimo Romeo Piparo, dopo il celebre Premio Flaiano ritirato nel 2018, riceve il premio simbolo di Leonardo Da Vinci, in nome dell’ingegno e del risultato mediatico raggiunto in scena.

Dopo una gag di battute scambiate sul palco con il conduttore Luca Abete, Conticini, Muniz e Ward si aprono al racconto di una lunga intervista.

– Avete ricevuto il vitruviano, simbolo dell’ingegno del genio Da Vinci. Quale scintilla ha acceso l’Arte in voi e come cercare di preservarla?

Muniz – Sono argentino e vivo di scintille perenni. Oggi il cinema è la mia scintilla viva!

Ward – La scintilla l’ha accesa mia madre subito dopo la morte di mio padre, avvenuta quando avevo 13 anni. Io avrei voluto fare il pilota, ma mia mamma mi indirizzó a far l’attore per sostenere la famiglia. Dunque la necessità ha acceso questo ingegno che cerco di alimentare col desiderio (quando sarò più adulto), di poter diventare pilota!

Conticini – In realtà questo lavoro in me più che una scintilla, ha creato fuochi di artificio! È il mestiere più bello del mondo (quando c’è e si lavora), e in me ha acceso l’ingegno della responsabilità. Ogni volta che sono in scena, penso che devo restituire al pubblico cose oneste, valide, che si aspettano, senza prenderli in giro.

– Ciascuno di voi nasce in tv e nel cinema, per poi approdare al teatro con il musical ‘Mamma mia’. Avete riscontrato difficoltà di approccio al genere teatrale e se si, quali?

Muniz – Mettere tre anime diverse come noi insieme già non è facilissimo, figurati una mega  compagnia! Io per esempio ho trovato molte difficoltà nella danza. Con il canto ho cercato di cavarmela considerando che anche se sei un cantante, non è detto che tu sia portato per il genere del musical a teatro. Quanto alla recitazione a teatro, per me è stato difficile assemblarla con le altre due discipline, ma il concetto del lavorare in gruppo, mi ha aiutato.

Conticini – Io ho iniziato nel ‘94 partecipando a due provini, senza aver frequentato alcuna scuola; il primo mi é andato male ed il secondo è stato fortunato. Al che mi son detto: “Questo è il mestiere più facile del mondo!”. E invece mi sbagliavo…perché é un mestiere in cui tanti ingranaggi devono concatenarsi, gioca tantissimo la fortuna, le persone che incontri. Il teatro-musical è stato una scommessa che ha incontrato il favore del pubblico e che mi ha lanciato in un nuovo contesto in cui lavoreró in futuro.

Ward – In realtà molto del mio lavoro è legato al doppiaggio, ma questo mestiere mi ha portato ad affrontare sempre nuove sfide. Certo non ero affatto un personaggio da teatro, ma per noi liberi professionisti precari di nascita, la cosa importante è lavorare! La commedia musicale ha visto tutti e tre interpretare in qualche modo ruoli che ci venissero cuciti addosso. Nel mio caso parlo in romanesco anche in scena, il che mi ha facilitato. Raccogliere un grande entusiasmo in scena ogni sera per anni, ripaga di tutte le difficoltà di approccio al difficile mestiere del teatro.

 

 

 

Foto di Arturo Favella


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.