Attualità

Mario Landolfi ci parla del suo libro ‘La Repubblica di Arlecchino’

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Anna Tortora

Per la mia rubrica “Il Personaggio” sono lieta di ospitare Mario Landolfi, già ministro nel Governo Berlusconi.
La politica è relazione, studio e competenza e Mario Landolfi ci illustra un quadro dettagliato nel suo libro ‘La Repubblica di Arlecchino’, aprendo prima una piccola parentesi.

– Ciao Mario, tutto bene?
“Tutto bene. Grazie”.

– Governo Conte, la posizione del centro destra.
“Fdl ha deciso di stare all’opposizione, quindi c’è una divaricazione, almeno su questo punto, della coalizione. Nello specifico non stupisce la posizione di Forza Italia che, in qualche modo, ha anche auspicato una formula del genere. Stupisce di più quella della Lega ma era prevedibile, in quanto alla luce della pandemia in atto, alla luce del crollo del Pil, il Nord, inteso sia come tessuto produttivo, sia come Regioni, è normale che  amministratori e Governatori avrebbero chiesto a Salvini di uscire dal limbo nel quale si era cacciato dopo aver fatto cadere il Governo in cui era Ministro e, quindi, di assumersi qualche responsabilità. Cosa che ha fatto. Stupisce anche la posizione di Fratelli d’Italia che, di fronte ad un appello drammatico del Capo dello Stato, di fronte all’investitura di una personalità come Draghi, penso che avrebbe potuto rispondere anche ‘signor sì’, perché l’Italia è nelle condizioni che vediamo e vi è quasi un dovere dell’unità. Mi rendo conto, però, che ciascuno fa le sue scelte sulla base dei propri convincimenti e dei propri ragionamenti, anche delle proprie convenienze come è giusto che sia”.

– Non credi che Fratelli d’Italia sia stata poco patriottica?
“Bisogna vedere da quale patriottismo analizziamo la situazione. Secondo il patriottismo di partito può darsi abbia fatto bene, poi questo lo vedremo…stare da soli all’opposizione può essere conveniente in futuro perché si stacca la cedola di un dividendo elettorale cospicuo. Se, invece, guardiamo dal punto di vista del patriottismo nazionale, la mia perplessità è esattamente questa: un partito di destra, ad un appello del Capo dello Stato, peraltro per la prima volta si rivolge a tutte le forze del parlamento, senza evocare atti costituzionali, anche sotto un profilo di un percorso storico che ha visto la Destra fare passi in avanti verso questa direzione, sarebbe stato lecito attendersi una posizione improntata meno al patriottismo di partito e più a quello nazionale”.

– Parliamo del tuo libro ‘La Repubblica di Arlecchino’
“L’ho scritto durante il lockdown della primavera scorsa, nasceva anche dall’osservazione diretta della confusione normativa, politica, istituzionale, che abbiamo visto registrato in quei mesi nella costante guerra tra Stato e Regioni. Bisogna metterla su questo livello, non su Governo e Governatori, noi parliamo di Stato e Regioni. Le mie fortissime riserve sul Titolo V della Costituzione, cioè sul riformato Titolo della Costituzione, quello che regola i rapporti tra l’autorità centrale e le Regioni, che è stato riformato dal centro sinistra nel 2001, ha dimostrato di essere una vera fonte di contenzioso politico. Di essere, dunque, una grande fonte di confusione e caos normativo. ‘La Repubblica di Arlecchino’ ha indicato questo tema, come un tema centrale dell’agenda politica e di qualsiasi Governo per modernizzare l’Italia, per sburocratizzarla, per accelerare le decisioni, per dare certezza ai cittadini, agli investitori. Oggi noi non sappiamo su tante materie, alcune delle quali strategiche (energia, servizi di rete, la portualità) se decide la Regione o lo Stato, quindi vi è un rimballo di responsabilità, uno scaricabarile. Un investitore, un cittadino, che desideri o che abbia voglia di mettettere capitali ed energie in un determinato settore, se questo settore appartiene fifty-fifty tra Stato e Regione, ha passato il più grande guaio della sua vita e molto probabilmente non ci si accosta neppure. Queste sono occasioni perdute.
Se si parla di sviluppo, di competitività, la prima cosa è la certezza del diritto. E la certezza del diritto non riguarda solo la giustizia civile e penale, riguarda anche il lavoro che svolge la Corte costituzionale del dirimere le questioni tra gli organi dello Stato. Allora, meno contenzioso arriva alla Corte costituzionale, più rapida è la decisione.
È un tema di grande portata, purtroppo se ne parla poco, perché è un pateracchio che ha fatto la sinistra. Il centrodestra non ne parla con piacere, in quanto la Lega, pur non avendo fatto questa riforma, la difende. Così come la difende il PD, i suoi Governatori, tipo Bonaccini (Governatore dell’Emilia Romagna) la utilizza, la avalla… tanto è vero abbiamo richieste di autonomia rafforzata ( cioè di maggiori competenze,di maggiori soldi) da parte di Lombardia e Veneto che sono guidate dalla Lega, dall’Emilia Romagna che è guidata dal PD.
Questa battaglia la dovrebbe fare la Destra politica, che ha cultura dello Stato, della Nazione, ma, anche in questo caso, Fdl ha sottoscritto con il Governatore Zaia un documento in cui si impegna a favorire lo sblocco dell’autonomia rafforzata. Ciò significa togliere risorse al Sud per darle al Nord.
Infatti, qualche economista l’ha definita la secessione dei ricchi. È una materia molto seria che, oggi, poco considerano, io la considero perché questa è una dinamica che innesca una secessione mascherata. Noi stiamo vedendo ciò che accade in Catalogna… Per cui si dovrebbe parlarne. Si fanno tanti titoli generici ma i temi vanno e devono essere svolti nel merito. È un tema sul quale si cerca di stendere una copertina, un po’ per tenerlo nascosto e un po’ per tenerlo a galla. È chiaro che con la pandemia, con il Pil crollato, la questione dell’autonomia rafforzata è nascosta, ma nulla vieta di pensare che, quando questo ciclone sarà passato (speriamo presto), possa ritornare di attualità. E, allora, diciamo così la repubblica di Arlecchino può avere la sua importanza”.

Certamente i problemi sono imponenti ma, con la buona volontà e con la creatività di tutti, si possono risolvere.
Ci attende una nuova sfida.
Ringrazio Mario Landolfi per la piacevole conversazione e per il suo ricco contributo.


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Anna Tortora

Nata a Nola. Si è laureata alla Pontificia facoltà teologica dell'Italia meridionale. Le sue passioni sono la politica, la buona tavola, il mare e la moda. Accanita lettrice, fervente cattolica e tifosa del Milan.