Morte di Berlusconi: sciacallaggio dei soliti ig-noti
Silvio Berlusconi è morto e sul suo cadavere hanno ballato gli sciacalli. Battute cattive che nulla hanno a che vedere con il mettere in luce le ombre di qualsiasi uomo. Si sa, la morte non santifica automaticamente nessuno, né Berlusconi né chi sta spargendo vomito su di lui. La morte arriva per tutti.
Ho scritto su fb e Twitter “Vi sta facendo rosicare pure da morto.” E così è, altrimenti i suoi detrattori avrebbero taciuto, si sarebbero dati un certo contegno, poiché anche nell’odio, nel disappunto e nel disprezzo vige una sola regola: ignorare.
Per Travaglio è troppo difficile ignorare, non arriva a capire che così mette in luce ulteriormente il suo odiato Cavaliere.
“Quando irridete la morte di un Uomo che ha dominato la storia di un quarantennio e che ha scalato le vette di tutti i successi possibili, siate consapevoli che con lui è stata la morte che ha vinto, non voi. Con voi continua a vincere sempre lui…per l’eternità.”
Luigi Bobbio, magistrato e già senatore della Repubblica
“Oscurati i funerali di Berlinguer. Sono quarant’anni che ci fanno due balle così coi funerali di Berlinguer. Adesso guardatevi quelli stratosferici di Silvio e azzittitevi.” Gerardo Verolino, giornalista
Molto duro Verolino che con ironia ha palesato la realtà. È servito il funerale a zittire i soliti ig- noti? Macché!
Dopotutto, l’invidia sociale che in Italia regna sovrana, ha portato a questo, a sputare su un uomo appena morto.
E una causa è riconducibile al problema dell’assistenzialismo nel quale a lungo gli italiani si sono cullati, proprio la cultura diffusa dell’assistenzialismo, come negazione della cultura dell’impresa.
Berlusconi riuscì a vincere la sfida di un passaggio di abitudini, di cultura, di capacità imprenditoriale oltre i limiti storici e organizzativi. Sappiamo che ciò è stato un muro: la crescita nei consensi e del suo potere hanno creato un malcontento.
Quando Berlusconi scese in campo, vinse. Nel 1994 vinsero quegli attori politici (Forza Italia e Alleanza Nazionale) che riuscirono a darsi una struttura e una strategia che corrispondeva in maniera più efficace al contesto di opportunità, cioè alla nuova dimensione della competizione politica.
Molti, all’epoca, tendevano a sottolineare che avevano vinto coloro che avevano più soldi o più televisioni. Giustificare il risultato elettorale con il fatto che Berlusconi aveva più “televisioni” risultò insufficiente. Infatti, il controllo dei mezzi di comunicazione non spiegò il risultato consistente di A.N che certo godette della visibilità del suo leader (Gianfranco Fini), ma attraverso a quei mezzi di comunicazione tradizionalmente controllati dalla Sinistra.
Fini vinse per la sua efficace performance nel corso dei suoi passaggi alla trasmissione “Il Rosso e il Nero”, piuttosto che per la benevolenza delle reti Mediaset (all’epoca Fininvest).
La vittoria fu indicativa: personaggi che sapevano parlare al popolo. Una Destra nuova, liberale, che rompeva gli schemi contro una Sinistra in cerca di consensi e con i soliti slogan.
E nel corso degli anni, l’odio verso il cavaliere è cresciuto sempre di più. Il resto lo conosciamo, ma almeno davanti alla morte, cari detrattori ig- noti, il pudore e il contegno sarebbero stati un obbligo morale assai gradito.
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