22 Dicembre 2024
Magazine

Mostra personale di Ciro Cioffi

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La pittura postestetica di Ciro Cioffi

Oltre la figura e l’infigurabile

Il giorno 2 Dicembre, alle ore 18.00, presso  l’archivio storico di Saviano via Garibaldi n. 14 Palazzo Allocca

Abbiamo il piacere di presentare le opere di C. Cioffi, che si situano in un contesto storico-artistico nel quale la dimensione del non figurativo ha finalmente acquisito una piena legittimazione. Il non figurativo consente all’artista ottavianese di consegnare alle sue creazioni la potenza di testimoniare, in quanto oggetti definiti, il desiderio non solo di espressione, ma di trasmissione al mondo del suo intimo sentire. E’  una sorta di consegna, l’evento che celebra un passaggio catartico. In questo senso, c è una sorta di impositività  nelle sue opere. Il gesto dell’arte, quando essa è veramente tale, non è mai separabile da quella splendida violenza che aggiunge al reale ciò che esso non contiene, costringe il mondo a rivelare la sua intrinseca insufficienza. Per questo i quadri di Cioffi non tranquillizzano mai le coscienze. Al contrario le agitano nel mondo più profondo, portandole alla più alta empatia con il bisogno che ne è stato l’origine.

La mostra sarà presentata dall’amico prof. Michele Ranieri.

 

L’arte postestetica di Ciro Cioffi

Per nostra fortuna, da tempo ci siamo liberati dal pregiudizio culturale nei confronti dell’arte non figurativa. Il Novecento ha in questo senso rappresentato, seppur tra mille incomprensioni e difficoltà ricettive, una svolta che ormai si può considerare irreversibile. Inutile fare nomi che oramai sono noti anche al grande pubblico , e che anzi nel corso del tempo sono diventati familiari anche alle giovani generazioni, sempre più capaci di apprezzare la dimensione creativa e la forza emancipatrice che tale pittura, e in generale l’arte di questo tipo, contiene e comunica.

L’opera di Ciro Cioffi è in questo contesto nobilmente innovativo che si situa, con  crescente consapevolezza  e indiscutibile merito. C’è infatti consapevolezza nell’artista ottavianese di essere il fabbricatore, per così dire, di oggetti nuovi e ogni volta dotati di una carica emotiva, affettiva, diversa. Nella quale  è possibile intuire la potente espressione della complessa vita interiore che è all’origine della composizione e, al contempo, la volontà di superarne il carattere esclusivamente soggettivo per poter, nell’oggetto creato, incontrare l’altro, partecipare all’altro la verità del proprio sentire. L’oggetto creato. In effetti, questo modo di esprimersi può sembrare inadeguato per indicare un’opera d’arte. Un’opera nella quale, poi, come è stato detto molto bene da coloro che hanno commentato il lavoro di Cioffi, la esplosione del colore e la dinamicità delle forme immaginate  sembra molto spesso evocare l’incessante divenire del cosmo. Eppure, l’idea dell’oggetto ci sembra dire qualcosa di particolare sui suoi quadri : in primo luogo, mette in evidenza la concentrazione in una cosa effettiva, in un più o meno maneggevole reperto di tutto il travaglio che lo precede e lo determina. L’artista desidera l’oggettività come dimensione effettuale in cui si presenta, trasfigurata, la sua “mente” per mettersi in relazione con quella altrui, altrettanto liberata, nel momento della fruizione dell’opera, dai propri impacci e pregiudizi.

In secondo luogo, parlare  di oggetto ci consente di dire quella che a noi sembra la cifra peculiare del lavoro di Cioffi. Se quest’’arte non figurativa, come ogni altra, non contiene cose, non contiene riferimenti al reale, è perché essa aspira a portare l’assenza in primo piano. L’oggetto insomma è pittura  dell’assenza, del nulla, che inevitabilmente determina lo stupore nell’altro, e attraverso lo stupore il richiamo alla partecipazione a qualcosa di in-audito,nel vero senso della parola. Paradossalmente, in questo dipingere il nulla l’arte di Cioffi diventa figurativa. Lo porta alla presenza. Noi sentiamo, dinnanzi ad essa e forse senza rendercene mai pienamente conto, questo avvento, lo percepiamo con la parte più esposta e disponibile di noi stessi.  Cioffi trasforma l’assenza di cose nell’ oggetto- assenza, rende in figura ciò che non ha figura, il nulla appunto. Che però attraverso questa operazione, o meglio come dicevamo poco sopra fabbricazione, diventa parte della realtà, si comunica al fruitore, che ne sente la presenza. L’emozione è pura perché non ha contenuto all’infuori di se stessa. Non è certo un caso se anche di recente poeti di valore hanno trovato una suggestione tanto forte nei lavori dell’artista ottavianese da provare a dare nuova e più inquieta attuazione all’oraziano ut pictura poesis.

L’opera di Cioffi si inscrive in questo modo, con questa peculiarità, nella grande corrente dell’arte contemporanea. Essa infatti ne esprime con forza il superamento della idea di bellezza che all’arte era associata quasi per procura. A muovere il bisogno di espressione del nostro non è infatti la preoccupazione di compiacere e rassicurare il gusto medio  delle persone, ma al contrario quello di metterlo in allarme, di portarlo fuori dai tracciati consueti, per fargli sentire quel che lui stesso ha provato trasformando il nulla, questa dimensione altra delle cose, in oggetto colorato, in oggetto visibile. Se in generale l’arte di consumo prova a far chiudere gli occhi al pubblico, cioè lo tranquillizza, l’arte di Cioffi è di quelle, invece, che provano a tenerli spalancati sul mistero del reale. Può essere una cosa dura, ma è l’unica cosa giusta che si possa fare oggi.

Prof. Michele Ranieri


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