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Napoli dai due volti. Partita riacciuffata ma i dubbi restano

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di Luca Muratgia.

Nel match clou della decima giornata, Napoli e Milan, al Maradona, si giocavano una corposa fetta di futuro per una partita che, per entrambe le squadre, rappresentava una chiave di svolta per l’intero campionato, per i rossoneri, desiderosi di riscattarsi a seguito di due dolorose sconfitte consecutive maturate contro la Juventus, domenica scorsa, oltre alla scoppola rimediata al Parco dei Principi contro il Paris St. Germain in Champions, e per i partenopei, che, a loro volta, erano intenzionati a proseguire la striscia positiva e conferire al proprio percorso, quella continuità di risultati tanto cara al tecnico Garcia.
Le condizioni ambientali in casa Napoli, nonostante le due vittorie maturate a Verona in campionato e in Champions contro l’Union Berlino, non paiono delle più tranquille, si vive un’atmosfera di tregua armata dopo l’intervento del presidente finalizzato a ricompattare l’ambiente dopo il traumatico Napoli-Fiorentina e le conseguenti, pericolose ed inevitabili scorie. In realtà, ciò che determina questo clima di calma apparente, sono le prestazioni di una squadra che, nonostante rappresenti per dieci undicesimi lo stesso gruppo dello scorso straordinario anno, stenta maledettamente a trovare un equilibrio di gioco definitivo, una fisionomia che lo stesso tecnico, smarrisce improvvisamente affidandosi a scelte cervellotiche e poco comprensibili. Nella partita di ieri, si è assistito ad un primo tempo decisamente sconcertante che sembrava il sequel proprio della tanto discussa Napoli Fiorentina. Una squadra molle, sulle gambe, poco reattiva e sempre seconda sulla palla. Ma ciò che è apparso più avvilente, è la tenuta difensiva allorquando i rossoneri si proiettavano in attacco; ogni volta che il Milan oltrepassava la metà campo, forniva la netta sensazione di poter creare situazioni di pericolo. A certificare detta sensazione, sono stati i due gol in fotocopia realizzati dal redivivo Giroud, di testa dove, su cross dalla sinistra la coppia di centrali azzurri è parsa completamente impreparata. Inoltre dopo i due sganassoni, pesanti da smaltire, il Napoli ha barcollato paurosamente, concedendo, ancora maggiormente spazio ed occasioni al Milan, incapace di arginare lo strapotere rossonero, e il duplice fischio dell’arbitro, che ha sancito la fine della prima frazione di gioco, somigliava tanto al gong che il pugile attende disperatamente per non cadere KO, spezzando così la supremazia dell’avversario.
Il secondo tempo si apre con la prodezza di Politano che cambia completamente l’ inerzia della partita, il folletto azzurro salta un paio di avversari, si accentra, e scaraventa in porta un un pallone che ringalluzzisce i partenopei che riprendono fiducia e prendono finalmente il dominio della gara. Il pareggio di Raspadori su punizione lascia presagire un finale al cardiopalma dove entrambe le squadre sembravano in grado di portare a casa l’intera posta in palio. A complicare però i piani degli uomini di Garcia, è stata l’espulsione di Natan per doppia ammonizione che lascia il Napoli in dieci uomini contro undici. Nonostante l’inferiorità numerica però, i partenopei hanno l’occasione per vincere la partita con Kvaratskhelia che, all’ultimo respiro, al ‘94, salta Calabria ma non riesce ad angolare il tiro che viene respinto di piede da Maignan. Il pareggio finale appare sostanzialmente giusto con la supremazia equamente divisa in un tempo per parte. Nel secondo tempo però c’è stata una reazione importante, segno che, indipendentemente da qualsiasi discorso tattico o tecnico, sono sempre le motivazioni a risultare decisive, perché creano intensità, aggressività, voglia di riconquistare immediatamente il pallone, ecco proprio con riferimento a Garcia, indipendentemente dalle scelte tattiche che opera, probabilmente è poco motivatore. Del resto allenatori come Conte o Mourinho pur non esprimendo una qualità di gioco eccellente,  devono le loro rispettive fortune all’essere dei grandi motivatori.


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