‘Napoli Napoli di lava, porcellana e musica’, mostra evento sul Regno di Napoli in età borbonica
Napoli, 29 settembre – Arte, potere, storia, tradizione e fasto nella mostra ‘Napoli Napoli di lava, porcellana e musica’, allestita dal 21 settembre 2019 al Museo e Real Bosco di Capodimonte, a cura di Sylvain Bellenger e visitabile fino al 21 giugno 2020.
Ben 18 sale si animano grazie alla collaborazione con il Teatro di San Carlo di Napoli, che con Hubert le Gall (artista francese), ha “coreografato” avvalendosi di costumi di gran pregio, i personaggi che animano la riproposizione d’epoca borbonica.
Grande progetto dunque, realizzato in collaborazione con l’associazione Amici di Capodimonte onlus, con la produzione e organizzazione della casa editrice Electa.
La mostra si accompagna con cuffie che ad ogni sala immergono in una sinfonia artistica, omaggiando la musica di quell’epoca. Il viaggio diventa eccezionale, mentre una guida spiega i motivi intrinseci della vita del Settecento ed oltre, al tempo di Carlo e Ferdinando ll di Borbone.
Così inizia una favola, adatta a grandi e piccini, da gustare sognando ad occhi aperti!
Ad accogliere il visitatore è la regina Maria Carolina, immersa in una grande tazza di ceramica di Capodimonte, che celebra la grande produzione di epoca borbonica.
Nella prima sala ci si imbatte nella musica sacra dello ‘Stabat Mater’, inseguendo la donna d’amore sofferente davanti all’agonia del figlio. Qui il concetto materno si lega alla pena accolta a favore della vita e la musica fa da contrappunto ad una eterna salita e discesa tra sofferenza e consolazione.
Si profila davanti agli occhi del visitatore un vero e proprio viaggio nella musica che lascia approdare alla musica profana tra pianoforti, violini, strumenti d’ogni sorta, segno che nel Settecento a Napoli si suona dovunque…non solo a corte, ma anche in strada e nella campagne.
Pergolesi é la star del momento e diffonde la commedia in musica, destinata a tutti, contrapponendosi all’opera seria.
La musica a Napoli ha anche funzione sociale. Nel Cinquecento infatti nascono quattro Conservatori per assistere bambini poveri (da cui conservare), tenendoli lontani dalla strada e da un triste destino, insegnando loro l’arte del produrre melodie con strumenti e canto.
Ci si guarda intorno e si riscopre la storia antica. Nasce l’Egittomania, a seguito del ritrovamento tra il 1764 e il ‘66 del Tempio di Iside a Pompei. Orologi e ceramiche biscuit di Capodimonte si alternano a piramidi, faraoni e divinità, nella decorazione delle dimore borboniche.
Il Settecento napoletano è fervido, culturalmente parlando: architetti, scultori, pittori e maestranze varie, creano e si danno da fare per abbellire la città e la stessa corte credendo nel potere del collezionismo d’opere d’arte.
Procede così il racconto della storia di Napoli capitale del Regno, tra vicende alterne che vedono il regno borbonico prima sede di potere e benessere, poi preda succulenta per Gioacchino Murat in età napoleonica.
Nel 1815, sconfitto Napoleone, la Restaurazione riporta i grandi sovrani sui troni e Ferdinando I delle Due Sicilie ritorna dall’esilio a Napoli.
Murat è stato fucilato e Ferdinando nota come “il napoleonico” abbia cambiato l’arredamento della sua real dimora, scherzandoci su: “Murat è stato un ottimo tappezziere, mi ha ben arredato le stanze”.
Gli oggetti riproposti ora in mostra, che ritraggano Napoleone, vengono imballati e portati via per ordine borbonico, mentre i pezzi più belli risultano salvati e “riutilizzati”, sovrapponendo stemmi borbonici a quelli napoleonici.
L’interesse culturale si spinge fino allo studio della natura e dei suoi elementi. Si sviluppa una curiosità verso gli uccelli che diventano soggetti prediletti della ceramica.
Ci si inizia ad incuriosire su cosa stia accadendo al Vesuvio, gigante maestoso che spesso erutta e porta i sovrani a chiedere protezione a San Gennaro per la città di Napoli, affinché non venga avvolta dalle fiamme e dai lapilli. I pittori trovano nuova fonte di ispirazione e immortalano su tela la forza del Vesuvio.
Napoli si afferma con la sua forza artistica e la figura di Pulcinella, gradita al re, diventa l’emblema di un popolo, il nostro!
Pulcinella è addirittura l’unica persona che puó prendere in giro un re. Si narra che fu proprio Pulcinella alias Vincenzo Cammarano, a fine ‘700, ad attribuire a Re Ferdinando IV di Borbone il nomignolo di “Re Nasone”, cosa che divertiva molto anche il sovrano.
Nel ‘700, non a caso, fu costruito a Napoli il teatro San Carlino per poter rappresentare solo le commedie con protagonista Pulcinella.
‘Napoli Napoli di lava, porcellana e musica’ é una sintesi perfetta di bellezza. Un’esperienza multimediale conclusiva suggella la mostra regalando tra suoni, colori e quinte teatrali di colore rosso e blu, tutta la magia di una fiaba antica raccontata da immagini in movimento, sulla città resa grande dai Borbone e protetta da San Gennaro.
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