Napoli | Truffa aggravata ai danni del Servizio Sanitario Nazionale
I militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale di Nola, su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di 17 persone indagate, a vario titolo, per truffa aggravata ai danni del Servizio Sanitario Nazionale, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in certificati, corruzione e associazione per delinquere.
Il provvedimento costituisce l’epilogo di complesse indagini che hanno consentito di ipotizzare l’operatività di due distinte associazioni per delinquere radicate sul territorio del comune di Pomigliano d’Arco, entrambe costituite, organizzate e dirette da medico di medicina generale, convenzionati con il Sistema Sanitario Nazionale e da alcuni titolari e gestori di farmacie e laboratori di analisi ematochimiche. Si ipotizza che le associazioni fossero funzionali alla commissione di una serie di una serie indeterminata di truffe ai danni del S.S.N. mediante la produzione di false prescrizioni di prodotti farmaceutici ο di analisi cliniche di laboratorio.
In particolare, secondo l’ipotesi investigativa – allo stato condivisa dal Giudice per le Indagini preliminari di Nola – la prima associazione avrebbe operato emettendo ricette aventi ad oggetto false prescrizioni di natura farmacologica in favore di soggetti esenti dal pagamento del ticket sanitario, in modo da assicurare la gratuita disponibilità dei farmaci, i quali – tuttavia – non sarebbero stati erogati ai formali beneficiari, determinando l’indebito rimborso del costo dei prodotti a carico del S.S.N., con un corrispondente danno per le casse dell’A.S.L. territorialmente competente.
Lo schema illecito ipotizzato all’esito delle indagini si articolava nelle seguenti fasi:
– i professionisti di uno studio medico associato di medicina generale e di sei farmacie di Pomigliano d’Arco (una delle quali municipalizzata) si accordavano tra loro e, in taluni casi, con gli informatori scientifici, interessati all’azzeramento delle giacenze di magazzino dei prodotti sponsorizzati, per l’emissione e l’accettazione di ricette mediche per prodotti farmacologici intestate a pazienti esenti dal pagamento del ticket ed aventi ad oggetto farmaci che non venivano concretamente consegnati ai formali beneficiari;
– le ricette venivano materialmente compilate in formato cartaceo o telematico dal personale dipendente dello studio medico o dal personale delle farmacie.
– il personale delle farmacie procedeva a prelevare le cc.dd. “fustelle” dalle confezioni dei farmaci e le apponeva sulle ricette false, che venivano poi inviate all’A.S.L. territorialmente competente, ai fini dell’erogazione della compensazione economica dei farmaci, solo apparentemente commercializzati;
– i medicinali non consegnati, privati della “fustella”, venivano temporaneamente accumulati e custoditi presso le farmacie compiacenti per essere poi ritirati dal medico di base o dai dipendenti dello studio.
Quanto alla seconda associazione per delinquere, l’ipotesi delineatasi all’esito delle investigazioni e che il sodalizio operasse attraverso l’emissione di false ricette per esami ematochimici in favore di soggetti esenti dal pagamento del ticket sanitario, diversi dagli effettivi fruitori delle prestazioni sanitaήe prescritte, ed in aggiunta contenenti l’indicazione di esami non eseguiti, ulteriori e più costosi rispetto a quelli richiesti ο necessai alle esigenze del paziente.
Il sistema illecito contribuiva, evidentemente, ad un precoce esaurimento dei fondi regionali – assegnati alle varie strutture sanitarie convenzionate con il S.S.N. – gia nei primi giomi del mese, costringendo un elevato numero di contribuenti a pagare, di tasca propria, gli esami clinici che gli sarebbero spettati a titolo gratuito ο con la partecipazione alla spesa, nelle forme e secondo le modalita previste dalla legislazione vigente.
In questo caso la ftode sί articolava nelle seguenti fasi:
– un medico di base di Pomigliano d’Arco proponeva ai propή assistiti la possibilita di sottoporsi, verso un esiguo corrispettivo, a prelievo ematico domiciliare funzionale all’espletarnento degli esami richieste presso due Iaboratori conniventi, siti nel medesimo comune. Successivamente procedeva, con l’ausilio di una collaboratrice, all’emissione della ricetta contenente la prescrizione delle analisi da eseguire nonche, dί frequente, alla prescrizione di esami ulteήiori e pίiι costosi di quelli connessi alle reali esigenze diagnostiche del paziente, compilandola a beneficio di soggetti diversi dagli effettivi fruitori della prestazione sanitaria;
– gli infermieri, una volta eseguiti i prelievi a domicilio, consegnavano ί campioni ematici e le false ricette al personale del laboratorio, curandosi di evidenziare, su indicazione del medico di base, quelli ulteriori e non necessari da espletare;
– i titolari e gestori dei centri diagnostici, pur dί ftuire del flusso di clientela garantito dal medico di base, accettavano ί campioni forniti dagli infermieri ed espletavano gli esami di laboratorio necessari indicati sulle false ricette, che provvedevano, quindi, ad inviare alla A.S.L. territorialmente competente, al fine di conseguire l’indebito rimborso della prestazione sanitaria.
Strettamente connessa alle condotte ipotizzate e apparsa la commissione dei reati di falsificazione delle prescrizioni mediche e dί corruzione, contestati al titolare di una farmacia di Pomigliano d’Arco e ai titolari dello studio medico, autori delle false prescrizioni. Questi ultimi, da υn lato, si prestavano a prescrivere, sulla base delle indicazioni e richieste del farmacista, ricette mediche a copertura di pregresse erogazioni di farmaci in mancanza di un preliminare e adeguato contatto con il paziente nonche ricette mediche del tutto false, in quanto per nulla corrispondenti a qualsiasi richiesta dell’interessato o, comunque, da qualunque effettiva e attuale necessità terapeutica; dall’altro e a titolo di corrispettivo, ricevevano dal farmacista la gratuita fruizione dell’immobile presso il quale ha sede lo studio dί cui gli stessi professionisti fanno parte, l’esborso delle spese di manutenzione e delle utenze dell’immobile e la periodica erogazione di somme di denaro destinate ai collaboratori dello studio.
In relazione alle vicende ipotizzate, il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Nola, esaminatί gli atti, ha ritenuto sussistenti gravί indίzί dί colpevolezza ed ha emesso un’ordinanza con la quale e stata disposta la misura reale del sequestro preventivo delle somme che costituίscono il profitto delle condotte dί truffa nonche l’applicazione di misure cautelari personali nei conftonti di diciassette persone, tra le quali:
– un medίco di base, sottoposto agli arrestί domicilίri;
– due medίcί dί base sospesi dal pubblico servizίo/ufficio connesso con l’esercίzio della professione medίca in convenzione con il S.S.N., per la durata dί 1 anno;
– sette farmacisti sospesί dall’esercizio della professίone, per la durata dί 1 anno;
– due legali rappresentantί dί centri diagnosticί destinatari del dίvίeto di contrattare con Ia Pubblica Amministrazione, per la durata di 1 anno;
– un ex farmacista e due informatori scίentificί del farmaco, destίnatari del divieto dί dίmora nel comune di Pomigliano d ‘Arco;
– due infermieri, sospesi dall’esercίzio della professione per conto dί enti pubblici e/o privatί convenzionati con il S.S.N., per la durata dί 1 anno.
Il provvedimento, in corso dί esecuzione, interviene evidentemente in una fase preliminare ed e sottoposto a mezzi dί impugnazione, mediante ί quali e garantito il diritto al contraddίttorio delle persone sottoposte alle indagίni.
I destinatari delle misure cautelari sono presunti innocentί fιηο alla pronuncίa dί una sentenza definitiva.
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