22 Novembre 2024
Attualità

Netanyahu e il mandato d’arresto, cosa faranno i leader del mondo? Da Italia a Cina, le posizioni

Condividi

(Adnkronos) – Mandato di arresto nei confronti del premier israeliano Benjamin Netanyahu – e dell'ex ministro della Difesa israeliana Yoav Gallant – disposto dalla Corte penale internazionale per presunti crimini di guerra a Gaza. Ma quali Paesi daranno seguito alla sentenza della Cpi? Dall'Italia agli Usa, passando da Ungheria e Cina, ecco le posizioni dei leader e dei governi sulla cattura del numero uno dello Stato ebraico e del suo ex ministro. “La linea è quella del presidente del Consiglio che io ho il dovere di attuare anche perché la condivido. Esamineremo, leggeremo le carte per capire quali sono le motivazioni che hanno portato la Corte a fare questa scelta”, spiega il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. “Rispettiamo la Corte, la sosteniamo ma siamo altresì convinti che la Corte debba svolgere un ruolo giuridico e non politico. Per quanto riguarda le decisioni le prenderemo insieme ai nostri alleati: da lunedì inizia il G7 Esteri, ne parlerò anche con i miei alleati e vedremo cosa si dovrà fare”, ha aggiunto Tajani. "Questa è la linea scelta dal presidente del consiglio la politica estera la fa il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri la attua, questa – ha ribadito – è la posizione ufficiale". "Ritengo sia una sentenza sbagliata, che ha messo sullo stesso piano il Presidente israeliano e il Ministro della Difesa israeliano con il capo degli attentatori, quello che ha organizzato e guidato l'attentato vergognoso che ha massacrato donne, uomini, bambine e rapito persone a Israele, che è quello da cui è partita la guerra. Sono due cose completamente diverse", commenta quindi il ministro della Difesa Guido Crosetto, che continua: "Da una parte c'è un atto terroristico fatto da un'organizzazione terroristica che colpisce nel profondo cittadini inermi, dall'altra c'è un Paese che a seguito di quest'atto va e cerca di estirpare un'organizzazione criminale terroristica. Poi, se vogliamo giudicare come Israele si è mosso a Gaza, quanto della forza usata fosse necessaria da usare, quanto dei danni collaterali, che fa senso chiamare in questo modo con delle vittime innocenti, quante migliaia ci sono state e quante linee rosse siano superate, è un altro discorso". "Non penso che la Corte Penale Internazionale dovesse intervenire con questa sentenza a tre. Ciò detto, se arrivassero in Italia dovremmo arrestarli perché noi rispettiamo il diritto internazionale". Nel caso di un arrivo di Netanyahu o Gallant in Italia, spiega il ministro della Difesa, "noi dovremmo applicare le disposizioni della Corte Penale internazionale alla quale aderiamo: quindi, se venissero in Italia dovremmo arrestarli, ma non per decisione politica, non c'entra nulla la decisione politica, per applicazione di una normativa internazionale". Di diverso parere il vicepremier Matteo Salvini: “Conto di incontrare presto esponenti del governo israeliano e se Netanyahu venisse in Italia sarebbe il benvenuto. I criminali di guerra sono altri. Non entro nel merito delle dinamiche internazionali – ha aggiunto – Israele è sotto attacco da decenni, i cittadini israeliani vivono con l’incubo dei missili e con i bunker sotto le case da decenni, adesso dire che il criminale di guerra da arrestare è il premier di una delle poche democrazie che ci sono in Medioriente mi sembra irrispettoso, pericoloso perché Israele non difende solo se stesso ma difende anche le libertà le democrazie e i valori occidentali”. “Mi sembra evidente che sia una scelta politica dettata da alcuni paesi islamici che sono maggioranze in alcuni istituzioni internazionali”, ha osservato ancora Salvini. Sulla decisione della Corte penale "sono convinto che Giorgia Meloni troverà una sintesi, ma il problema è a livello internazionale", ha poi aggiunto a margine degli Stati Generali della Sanità della Lega, in corso a Milano. "Ringrazio Giorgia Meloni e il governo italiano che stanno cercando di portare pace ed equilibrio – ha poi aggiunto -. Conto che la vittoria di Trump sia salvifica per l’Occidente, per la pace. Alcune uscite non mi sembra che avvicinino né la pace né l’equilibrio. E anche su questo troveremo sintesi come l’abbiamo sempre trovata". I cronisti hanno poi chiesto al ministro Salvini se non gli desse fastidio che il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, prendesse le distanze da lui. Il vicepremier ha ribadito che "non mi dà fastidio nulla" perché "ottimista per natura". Oltreoceano, gli Stati Uniti “respingono categoricamente” la decisione della Corte penale internazionale. “Rimaniamo profondamente preoccupati dalla fretta del Procuratore di richiedere i mandati d'arresto e dai preoccupanti errori di procedura che hanno portato a questa decisione – ha dichiarato un portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale -. Gli Stati Uniti sono stati chiari sul fatto che la Corte penale internazionale non ha giurisdizione su questa vicenda”. "La Corte penale internazionale non ha credibilità e queste accuse sono state contestate dal governo Usa". Così Mike Waltz, che sarà il consigliere per la Sicurezza Nazionale della prossima presidenza di Donald Trump, condanna quindi i mandati d'arresto contro Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant. "Israele difende in modo legale il suo popolo e i suoi confini da terroristi genocidi, potete aspettarvi una forte risposta contro i pregiudizi antisemiti di Cpi e Onu a partire da gennaio", ha poi aggiunto riferendosi all'insediamento, il 20 gennaio prossimo, di Trump alla Casa Bianca. La prossima amministrazione Trump starebbe intanto valutando l'introduzione di sanzioni contro la Corte penale internazionale, rende noto Kan News, citando fonti di Washington, secondo cui il provvedimento riguarderebbe in particolare il procuratore capo della Cpi, Karim Khan, e i giudici che hanno emesso i mandati. "Sulla questione della Palestina" la Cina afferma di essersi "sempre schierata dalla parte dell'imparzialità, della giustizia e del diritto internazionale" e "si oppone a tutte le azioni che violano il diritto internazionale, anche il diritto umanitario internazionale". Queste le parole arrivate dal portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Lin Jian, all'indomani dei mandati d'arresto. "Condanniamo tutte le pratiche che provocano danni per i civili e gli attacchi a strutture civili", ha aggiunto Lin nelle dichiarazioni rilanciate dal Global Times in cui ribadisce il sostegno della Repubblica Popolare a "tutti gli sforzi della comunità internazionale che contribuiscono a raggiungere equità e giustizia e a sostenere l'autorità del diritto internazionale per quanto riguarda la questione palestinese". "Nessun commento da parte della Santa Sede” sul mandato di cattura, ha evidenziato invece il card. Pietro Parolin a margine di un evento all’Università Lumsa di Roma. “Abbiamo preso nota di quanto avvenuto ma quello che a noi interessa è che si ponga fine alla guerra “, ha aggiunto. La Francia "prende atto" dei mandati d'arresto. "Fedele ai suoi impegni di lunga data a sostegno della giustizia internazionale", Parigi "ricorda il suo attaccamento al lavoro indipendente della Cpi", si legge in una nota del ministero degli Esteri. Dal canto suo, la Germania ha promesso un "esame coscienzioso" riguardo i mandati di arresto, senza precisare per il momento se metterà in atto la decisione della Cpi. "Esamineremo attentamente" le misure da adottare, ha dichiarato in una nota il portavoce del governo Steffen Hebestreit, sottolineando che "la Germania ha partecipato all'elaborazione dello statuto della Cpi ed è uno dei suoi maggiori sostenitori". Ma la posizione tedesca, sottolinea Hebestreit, "è anche il risultato della storia tedesca" segnata dalla Shoah, dallo sterminio sistematico degli ebrei sotto il totalitarismo nazista. "Di conseguenza" la Germania ha "rapporti unici e una grande responsabilità con Israele", aggiunge il portavoce. Il governo tedesco terrà conto di "queste due condizioni" per determinare l'atteggiamento da tenere. Un possibile arresto resta "teorico", poiché il primo ministro Benjamin Netanyahu e l'ex ministro della Difesa Yoav Gallant non si trovano "al momento" in Germania, ha sottolineato da parte sua il ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock, in un'intervista alla televisione pubblica Ard. Il governo britannico ha indicato che nel caso in cui Netanyahu dovesse recarsi in Gran Bretagna potrà essere arrestato come chiesto dal mandato della Corte penale internazionale. "La Gran Bretagna rispetta sempre i suoi impegni giuridici così come previsto dalle leggi nazionali e anche da quelle internazionali", ha dichiarato il portavoce del premier Keir Starmer, senza voler entrare nel merito del caso specifico. I mandati d'arresto emessi dalla Corte penale internazionale contro Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant sono "vincolanti" e per tanto tutti i membri della Ue devono garantirne l'applicazione, quanto dichiara l'Alto rappresentate dell'Unione Europa per la politica Estera, Josep Borrell. "Non è una decisione politica, è una decisione di un tribunale di giustizia internazionale e la decisione dei tribunali devono essere sempre rispettate e applicate", ha aggiunto il capo della diplomazia europea dalla Giordania, ricordando alla decisione della Corte è "vincolante" e tutti i Paesi della Ue, tanto più in quanto membri del Cpi, "sono vincolati ad applicare questa decisione giudiziaria". Borrell ha quindi detto che "prende atto" dell'ordine del Cpi ed ha insistito sul fatto che la "tragedia a Gaza deve concludersi" e la comunità internazionale deve fare un passo avanti per affrontare la situazione "apocalittica" nella Striscia. "Non abbiamo altra scelta che sfidare questa decisione", tuona invece Viktor Orban, il premier dell'Ungheria che a luglio ha assunto la presidenza di turno del Consiglio dell'Unione Europea, dopo i mandati d'arresto. "Inviterò Netanyahu a venire in Ungheria, dove posso garantirgli che la decisione della Cpi non avrà alcun effetto", ha affermato Orban ai microfoni della radio ungherese. Il primo ministro israeliano verrebbe invece arrestato se mettesse piede in Irlanda, ha annunciato il Taoiseach, Simon Harris, all'indomani della decisione della Corte penale internazionale. I mandati d'arresto “ignorano” il diritto del Paese a difendersi, ha obiettato il presidente argentino Javier Milei. L'Argentina “dichiara il suo profondo disaccordo” con la decisione, che “ignora il legittimo diritto di Israele all'autodifesa contro i continui attacchi di organizzazioni terroristiche come Hamas ed Hezbollah”, ha scritto Milei in un post su X. "Sempre dalla parte della giustizia e del diritto internazionale. Il genocidio palestinese non può rimanere impunito". E' quanto scrive invece su X e BlueSky, Yolanda Diaz, ministra del Lavoro e vice premier spagnola, a commento della notizia. La decisione della Corte penale internazionale deve essere rispettata ed attuata secondo il ministro degli Esteri giordano, Ayman Safadi, sottolineando che i palestinesi meritano giustizia dopo i "crimini di guerra" israeliani a Gaza. E anche l'Olanda si è detta pronta ad agire in linea con il mandato di arresto spiccato dalla Corte penale internazionale, se necessario. A riferirne è stata l'agenzia di stampa olandese Anp citando il ministro degli Esteri Caspar Veldkamp.    —internazionale/[email protected] (Web Info)


ILMONITO è orgoglioso di offrire gratuitamente a tutti i cittadini centinaia di nuovi contenuti: notizie, approfondimenti esclusivi, interviste agli esperti, inchieste, video e tanto altro. Tutto questo lavoro però ha un grande costo economico. Per questo chiediamo a chi legge queste righe di sostenerci. Di darci un contributo minimo, fondamentale per il nostro lavoro. Sostienici con una donazione. Grazie !
 
ILMONITO crede nella trasparenza e nell'onestà. Pertanto, correggerà prontamente gli errori. La pienezza e la freschezza delle informazioni rappresentano due valori inevitabili nel mondo del giornalismo online; garantiamo l'opportunità di apportare correzioni ed eliminare foto quando necessario. Scrivete a [email protected] - Questo articolo è stato verificato dall'autore attraverso fatti circostanziati, testate giornalistiche e lanci di Agenzie di Stampa.

Redazione

I nostri interlocutori sono i giovani, la nostra mission è valorizzarne la motivazione e la competenza per creare e dare vita ad un nuovo modo di “pensare” il giornalismo. [email protected]