22 Dicembre 2024
Attualità

Normale di Pisa chiede stop cooperazione con Israele, gli ‘Amici’ dell’ateneo: “Sconcertati”

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(Adnkronos) – La decisione del Senato accademico della Scuola Normale Superiore di Pisa, che il 26 marzo scorso attraverso una mozione ha chiesto formalmente alla Farnesina che venga "riconsiderato" il bando di cooperazione scientifica tra Italia e Israele in seguito agli sviluppi del conflitto a Gaza, continua a suscitare reazioni. Dopo la 'bocciatura' della mozione da parte di fonti del ministero dell'Università e della Ricerca, arriva oggi quella dell'Associazione degli Amici della Normale Superiore di Pisa . L'associazione infatti, fa sapere in una nota, dopo aver "discusso al suo interno" la mozione approvata a maggioranza dal Senato accademico della Scuola, sottolinea che "i numerosi membri dell'Associazione intervenuti hanno tutti espresso il loro sconcerto e molti la loro contrarietà alla richiesta di riconsiderazione del Bando, ritenendo che istituzioni universitarie come la Normale debbano piuttosto, nel rispetto delle opinioni dei singoli, preoccuparsi di valorizzare sempre la scienza, la cultura e l’arte come elementi di dialogo e di raccordo universale". L’Associazione ha chiesto quindi al Direttore della Scuola di rendere note al Senato accademico queste considerazioni. Il Comitato Direttivo dell'associazione è composto dal presidente Salvatore Rossi, Giuliano Amato (Past President), Enrico Tommaso Cucchiani (vice Presidente vicario), Stefano Lucchini (vice Presidente), Luigi Ambrosio, Monica Barni, Francesco Carri, Roberto Cerreto, Stefano Del Corso, Mario Di Napoli, Stefano Marmi, Alessandra Nardini, Riccardo Prodam, Alberto Quadrio Curzio e Alessandro Schiesaro. 
Tra i membri del direttivo, si sfila tuttavia Alessandra Nardini, assessora Regione Toscana con delega all'università, alla ricerca e alla promozione dei diritti umani: "Ho potuto leggere solo tardivamente lo scambio di mail tra i membri dell'Associazione degli Amici della Scuola Normale Superiore, di cui faccio parte, che ha portato alla presa di posizione contro la mozione votata il 26 marzo dal Senato accademico della Scuola. Ovviamente rispetto il parere della maggioranza, ma questo non mi impedisce di esprimere la mia personale non condivisione rispetto alla posizione espressa, sia nel metodo che nel merito", spiega in una nota. "Nel metodo, perché ho massimo rispetto delle libere, e immagino in questo caso molto dibattute, scelte del Senato accademico e non penso rientri nei compiti dell'Associazione esprimersi su queste. Tuttavia – prosegue – prendendo atto che la maggioranza dei membri, seppur non tutti, evidentemente non condivide questa valutazione. Avrei comunque preferito non affidare questa posizione a un comunicato stampa, dopo un semplice giro di mail, che magari non tutti, come è accaduto a me, hanno modo di leggere tempestivamente. Magari avrei preferito discuterla in un'apposita riunione, in cui avremmo anche potuto ascoltare il Direttore della Scuola. Nel merito, perché personalmente condivido il testo della mozione approvata dal Senato, che ho avuto modo di leggere integralmente sul sito della Scuola, a partire dall'impegno 'in coerenza con il dettato costituzionale, a esercitare la massima cautela e diligenza nel valutare accordi istituzionali e proposte di collaborazione scientifica che possano attenere allo sviluppo di tecnologie utilizzabili per scopi militari e alla messa in atto di forme di oppressione, discriminazione o aggressione a danno della popolazione civile, come avviene in questo momento nella striscia di Gaza" sottolinea l'assessora.  "Inoltre, ci tengo a ringraziare la Scuola che, come citato nella mozione, 'in linea con il suo impegno consolidato nella rete Scholars At Risk, ha deciso, come prima concreta manifestazione di solidarietà e per favorire il dialogo in Medio Oriente, di bandire due assegni di ricerca su tematiche relative allo studio del contesto e del conflitto di Israele e Palestina, indirizzati particolarmente a studiose e studiosi palestinesi e israeliane/i a rischio di incolumità̀ fisica o che vedono compromessa la propria libertà̀ accademica'" conclude Nardini.  Il Senato Accademico della Scuola Normale Superiore di Pisa ha approvato martedì 26 marzo una mozione con cui si chiede al Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale di riconsiderare il 'Bando Scientifico 2024' emesso il 21 novembre 2023 in attuazione dell'Accordo di cooperazione industriale, scientifica e tecnologica Italia-Israele. La richiesta di riconsiderare il bando ministeriale è stata fatta dalla componenti degli studenti e la mozione è stato poi approvata a maggioranza dal Senato accademico.  Il testo della Scuola Normale Superiore "rinnova con forza, anche alla luce della risoluzione Onu del 25 marzo 2024, la richiesta di rilascio degli ostaggi e di un immediato cessate il fuoco nella striscia di Gaza al fine di scongiurare l'ulteriore aggravarsi di una situazione umanitaria ormai disperata, che si configura ogni giorno di più come un'inaccettabile forma di punizione collettiva della popolazione palestinese". La mozione ricorda poi che la Scuola ha deciso "come prima concreta manifestazione di solidarietà e per favorire il dialogo in Medio Oriente di bandire due assegni di ricerca su tematiche relative allo studio del contesto e del conflitto di Israele e Palestina, indirizzati particolarmente a studiose e studiosi palestinesi e israeliane/i a rischio di incolumità fisica o che vedono compromessa la propria libertà accademica". Prosegue il documento approvato: "Oggi, in circostanze di eccezionale e crescente gravità, la Scuola Normale Superiore ritiene di essere chiamata, insieme a tutta la comunità scientifica internazionale, non solo ad attestare concretamente la propria solidarietà, ma anche a riflettere criticamente ad ampio raggio sulle ramificazioni del proprio lavoro". A tal fine la Scuola Normale: "afferma la necessità di ispirare le attività di ricerca e di insegnamento al rispetto dell'art. 11 della Costituzione della Repubblica italiana, che prescrive il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; si impegna, in coerenza con il dettato costituzionale, a esercitare la massima cautela e diligenza nel valutare accordi istituzionali e proposte di collaborazione scientifica che possano attenere allo sviluppo di tecnologie utilizzabili per scopi militari e alla messa in atto di forme di oppressione, discriminazione o aggressione a danno della popolazione civile, come avviene in questo momento nella striscia di Gaza; avvia le procedure per assicurare che tali principi abbiano piena espressione nei regolamenti della Scuola, integrandoli o modificandoli ove necessario".  Il Senato Accademico chiede pertanto al Maeci e al Mur "di assicurare alla comunità scientifica che tutti i bandi e i progetti da essi promossi per favorire la cooperazione industriale, scientifica e tecnologica con altri stati rispettino rigorosamente i principi costituzionali, con particolare riferimento all’art. 11".  La Scuola Normale Superiore, inoltre, "si impegna a promuovere il confronto e il dialogo tra tutte le componenti della sua comunità sugli sviluppi della situazione in Palestina chiedendo al Direttore di convocare entro la fine di aprile un’assemblea generale dedicata al tema e di favorire altre iniziative; conferisce al Direttore il mandato di farsi portavoce in ogni sede istituzionale, e in particolare presso il Mur, il Maeci e la Crui, delle posizioni espresse nella presente mozione". Interpellate sulla richiesta della Normale di Pisa di rivalutare il bando Maeci Italia-Israele, fonti del ministero dell'Università e della Ricerca rispondono che il giudizio sulla decisione ricalca quanto già espresso in occasione di decisioni simili, come quella dell'Università di Torino. In quell'occasione, il ministro aveva giudicato la scelta sbagliata, seppur assunta nell'ambito dell'autonomia propria degli Atenei. Il ministro più volte e pubblicamente ha definito ogni forma di esclusione o boicottaggio "estranea alla tradizione e alla cultura dei nostri Atenei da sempre ispirata all’apertura e all’inclusività".  Le stesse fonti ricordano quanto dichiarato in una recente intervista: "Le Università non possono schierarsi o entrare in guerra", ha detto Bernini. Con questo, il ministro non vuole evidenziare un ruolo neutrale degli Atenei, anzi ha più volte rimarcato come la diplomazia della scienza sia un potente ed efficace strumento per la fine dei conflitti e la ricerca della pace. —[email protected] (Web Info)


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