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‘Novecento’, al Sannazaro il teatro vale oro con Eugenio Allegri

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Napoli, 30 mar. – In scena è Tim Tooney, trombettista jazz dell’orchestra della nave Virginia; nella vita è un attore pieno e intenso. Eugenio Allegri omaggia con la sua arte il palcoscenico del Teatro Sannazaro di Napoli, tramutandolo in manto d’oro e bellezza, con la sua vivida prosa.

E’ lui il narratore della storia del pianista sull’oceano, ‘Novecento’, nato su una nave e lì cresciuto fino al tragico epilogo della sua fine.

Danny Boodman T.D. Lemon Novecento è la presenza assente che accompagna lo spettatore in un viaggio ricco di sensazioni. Un pianoforte sospeso, nella sua miniatura, viaggia da un lato all’altro della scena, sostenendo il percorso musicale narrato da Tim Tooney.

Dal 1927, anno in cui il trombettista conosce ‘Novecento’, la vicenda prende forma tra parole tenere, ilari, musicalmente perfette, pronunciate in monologo da Allegri. Tutto è sorprendentemente immaginativo. I colori scenici diventano corpo e prendono per mano il monologo accarezzandone i sensi intrinseci.

L’attore non interpreta, vive la storia del pianista in grado di far magie con gli 88 tasti di un pianoforte, semplicemente sognando la terra. Si carica di emozioni e con la sua mimica, le trasferisce intensamente allo spettatore. Il silenzio in platea accompagna la poetica vicenda e ride e soffre nel pensiero di chi ascolta il testo di Alessandro Barricco, forte ed attualissimo.

Il regista Gabriele Vacis pone l’accento sulla parola ‘gioia’, sulla potenza di una storia che merita d’essere raccontata. Pochi elementi scenici finiti, delineano l’universo infinito di Novecento; il mare, profondo, sconfinato, lontano dalla terrena vacuità, si agita di intense espressioni e personifica l’animo ondivago del pianista sull’oceano, felice di suonare per gli altri, intonando una musica tutta sua, che sa di divino.

Prima che la comprensione della storia, si attiva l’emozione grazie ad Allegri; la gente si appassiona e nel cuore ospita gli sguardi accesi, i sorrisi smaglianti e i toni malinconici degli abitanti del Virginia agli inizi del secolo scorso.

Alcune cose sono troppo grandi per essere viste da Novecento, così per paura di non poterne comprendere la bellezza, anzi, per paura di scendere dalla nave della gioia, il pianista si arrende a una sua personalissima scelta. La dinamite fa scintilla, diventa il fuoco che porta Danny Boodman D.T. Novecento, fino in paradiso. A condurlo lì sono le parole del jazzista Tim Tooney, che non danno scampo alle forti emozioni.

“Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi suonare. Loro sono 88, tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere. Ma se tu, ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai, e questa è la verità, che non finiscono mai e quella tastiera è infinita… Se quella tastiera è infinita, allora su quella tastiera non c’è musica che puoi suonare. Tu sei seduto sul seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio. Cristo, ma le vedevi le strade? Anche solo le strade. Ce n’è a migliaia, come fate voi laggiù a sceglierne una, a scegliere una donna, una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire. Tutto quel mondo, quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce e quanto ce n’è. Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell’enormità, solo a pensarla?”

Un’enormità che occorre applaudire e osservare in palcoscenico, perché ben definita dalla professionalità di Allegri e Vacis.


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.