Overland, al Ferrara Film Festival arriva in premiere l’arte antica della falconeria
Ferrara, 4 giù. – Dalla California a Ferrara. Overland, il film, viene presentato in premiere al Maxicinema Apollo, durante la kermesse internazionale del Ferrara Film Festival, prima manifestazione in presenza dopo le restrizioni Covid-19.
La pellicola che ha vinto l’Award “Best Documentary” al Breckenridge film festival in Colorado e l’Award Living with the Wildlife (vivere con gli animali selvatici)) all’ “International Wildlife film festival” nel Missoula in Montana, approda per la prima volta in Italia.
In sala annunciano il documentario girato in quattro continenti, i registi Elisabeth Haviland James, Revere Le Noue e l’attore Giovanni Granati.
Il teatro nell’aria tracciato dal volo dei falchi, viene raccontato tra storia e contemporaneità, seguendo le vicissitudini di tre falconieri tra i più conosciuti nel panorama internazionale, per il loro stile di vita in forte connessione con la natura. Ognuno deve cimentarsi con una serie di sfide nate dalla contrapposizione con la cultura di oggi, ormai lontana dall’approccio naturalistico col mondo. Si iniziano così a delineare i ritratti di Lauren McDought, antropologa dell’Oklahoma che addestra aquile ferite, insegnando loro a volare e cacciare mentre insegue i segreti sulla falconeria. Giovanni Granati, fuggito da un’infanzia travagliata a Roma, dedicatosi poi a una vita trascorsa con lupi, falchi e cavalli, in terra d’Abruzzo e Khalifa Mjren, noto falconiere degli emirati Arabi annoverato tra i migliori al mondo. Mentre ognuna di queste storie si evolve, aquile e falchi vivono in maniera simbiotica con i protagonisti, svolgendo un ruolo fondamentale nell’aiutare i loro partner a impedire che la natura selvaggia svanisca dalla percezione comune.
La sinergia primordiale tra animali ed esseri umani, viene così raccontata da Granati: “Ho scelto di girare questo film in primis per celebrare la mia terra, l’Abruzzo, poi perché mi ha permesso di girare il mondo, partendo da Santa Barbara ed infine per proteggere un’arte millenaria che oggi viene sempre più attaccata ma che rappresenta il rapporto tra l’universo animale e quello umano. Questo legame permette all’uomo di scoprire la propria identità. Addomesticare gli animali selvatici ci restituisce la natura di un legame ancestrale con la natura e a onor del vero, le persone più umane che ho conosciuto sono quelle che lavorano con gli animali selvatici”.
Granati, per dare prova di tanta veridicità, ha permesso alla stampa di testare con mano i risultati di quanto raccontato nel film, consentendo ai presenti di avvicinarsi al falco, interagendo con lui con grande naturalezza.
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