22 Novembre 2024
PoliticaPolitica Interna

Panfilo Gentile e il nostro governo decadente

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Anna Tortora

“Democrazie mafiose. Mezzo secolo fa Panfilo Gentile pubblicò un affilato pamphlet sull’involuzione oligarchica delle democrazie e sulla trasformazione dei partiti in circuiti chiusi e autoreferenziali di stampo mafioso. Lo pubblicò nel 1969 l’editore Volpe, ma il libro uscì dalla ristretta cerchia dei lettori di destra perché Indro Montanelli lo elogiò sul Corriere della sera. Ci aveva visto giusto, Gentile, sull’involuzione mafiosa e partitocratica delle democrazie; ma non aveva ancora visto l’Italia, e l’Europa, dei nostri anni, la spaccatura verticale tra popolo e notabilato, tra sovranità nazionali e potentati interni e internazionali, l’esproprio del voto fino al disprezzo per la volontà popolare e gli interessi nazionali”.

Marcello Veneziani

Oggi viviamo in piena crisi di linguaggio.

La parola crisi deriva dal linguaggio medico. Crisi, per un medico, significa il punto in cui la malattia si manifesta con radicalità, quindi è possibile vederla e fare una diagnosi.

Se interpretiamo la crisi in questo senso, la crisi del linguaggio sta nel fatto che nel linguaggio è venuta meno ogni possibilità di adeguare le parole alle cose, cioè di dare una rappresentazione all’essere, da quello visibile a quello invisibile, attraverso la comunicazione. E questo si manifesta con forza in politica, abbracciando il volere del popolo che peggio dei governanti non sa parlare, non sa più esprimersi.

Già nell’ antica Roma, Cicerone descriveva con ammirazione la capacità degli aruspici, coloro i quali scrutavano il futuro nelle interiora di pollo, di incontrarsi per la strada e di salutarsi senza scoppiare a ridere tra di loro.

L’ importanza che si riesce a infondere in ciò che si fa conta più dei risultati che ne scaturiscono. In questa società decadente, crescono vertiginosamente le interpretazioni e le alternative e, quindi, la babele dei linguaggi e dei modelli, con la infelice realtà che è sotto gli occhi di tutti.

“Ci sono epoche della storia in cui si può andare avanti solo tornando indietro. Sono le epoche di decadenza, nelle quali una civiltà che si credeva acquisita si viene disfacendo sotto i nostri occhi costernati. Quando un organismo va in putrefazione, non si può costruire niente tra i miasmi. Bisogna ricominciare da capo, tornare indietro e recuperare ciò che si è perduto. Perciò oggi il progresso può significare solo reazione. L’unico modo di essere progressisti è di essere reazionari”.

Panfilo Gentile

Egli fu incredibilmente ‘profetico’, non ha vissuto Tangentopoli ma sembra di vederlo lì a parlarne; non vive (fortunatamente) il Governo Conte, ma lo demolisce…”la situazione italiana sembra minacciata da una specie di importanza politica della classe dirigente. Formalmente tutto è in regola ma, sostanzialmente, niente funziona. Il Governo non governa ma è governato da gruppi più risoluti, che lo intimidiscono e lo paralizzano…c’è una Magistratura che non riesce a rendere giustizia, per mancanza di giudici, di locali ed attrezzature…c’è una scuola che quando non è in contestazione o in sciopero, non ha insegnanti di ruolo né edifici…c’è una burocrazia che, per vetustà di leggi, non riesce a spendere i fondi messi a sua disposizione. Tutti si agitano, tutti chiedono e il Governo cede, abdica, si umilia promettendo leggi, improvvisando riforme e, soprattutto, dilatando sempre più la spesa pubblica”
Possiamo solo immaginare cosa avrebbe detto su Di Maio, la Azzolina e il Comitato Tecnico scientifico.
“…resta ancora quello di difendere l’individuo dal potere, dai suoi abusi, dalla sua invadenza. Un ordinamento liberale è, prima di tutto, un ordinamento nel quale il potere riceve delle regole e dei limiti: perché il liberalismo è lo Stato che esiste per l’individuo e non sono gli individui che esistono per lo Stato…”
Gli italiani di oggi, invece, sono ormai incatenati, privi di libertà e di pensiero, aspiranti del nulla.
“È curioso notare come la soluzione dei problemi – più potere, pieni poteri, emergenza, eccezione, debiti, tasse, debiti ancora – sia la creazione dei problemi.
Io voglio, e so che devo proseguire su questa strada della libertà del pensiero e della volontà, che il potere abbia meno potere, che non ingerisca nella mia vita, nel lavoro, nella proprietà perché ogni ingerenza è solo un abuso politico e cognitivo.
Ma è curioso fino ad un certo punto. Perché l’assunzione del problema come soluzione è la cultura italiana dell’individualismo statalista. E, tuttavia, non posso che oppormi. Sempre, liberale significa opposizione. Tant’è che la democrazia liberale postula, esige e libera chi si oppone, mentre gli altri – democratici, socialisti, autoritari vari – o demonizzano o eliminano l’opposizione”.
Giancristiano Desiderio
La democrazia italiana sta pagando un prezzo alto, vive in forme ambigue che rivelano processi degenerativi. Ecco l’epoca decadente di cui parlava quel genio, quell’uomo straordinario di Panfilo Gentile.


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Anna Tortora

Nata a Nola. Si è laureata alla Pontificia facoltà teologica dell'Italia meridionale. Le sue passioni sono la politica, la buona tavola, il mare e la moda. Accanita lettrice, fervente cattolica e tifosa del Milan.