21 Febbraio 2025
Attualità

Paragon, Mediterranea: “Spionaggio a Casarini iniziato un anno fa”. Fratoianni: “Spiato anche io?”

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(Adnkronos) – "Lo spionaggio (di Luca Casarini, ndr) è iniziato già a febbraio del 2024". A denunciarlo è Mediterranea Saving Humans, spiegando di aver deciso di pubblicare attraverso dei report "tutte le informazioni che ci arriveranno dal team di esperti che sta conducendo l’indagine civile sui telefoni dei nostri attivisti, sui quali è stata rilevata l’attività di spionaggio militare riassunta nel nome 'Paragon case'. Il Governo italiano ha opposto il segreto di Stato alle legittime domande che il Parlamento in primis, ma anche tutti noi e l’opinione pubblica, rivolge per sapere chi ha autorizzato una simile attività lesiva dei diritti e delle libertà costituzionali, e in violazione alle Convenzioni internazionali, spiando giornalisti, attivisti, rifugiati e soprattutto con quali motivazioni. Noi contrapponiamo ai segreti di Stato, la condivisione e la trasparenza".  L’analisi del telefono utilizzato da Luca Casarini, fondatore e capomissione di Mediterranea Saving Humans, spiegano da Mediterranea sulla base dell'indagine civile effettuata con la collaborazione di CitizenLab Toronto, ha rilevato che "nel mese di febbraio 2024, quindi molti mesi prima dell’individuazione del warm Graphite, una entità non ancora identificata ha operato un attacco software di tipo 'sofisticato', con tentativo di forzatura degli account di Luca Casarini e del quale la società Meta ha dato rilievo". L’attacco, individuato e sul quale si stanno effettuando "le analisi qualitative ai fini identificativi della sorgente (tracciamento)" sarebbe stato operato seguendo una precisa metodologia. "Un protocollo per la costruzione di quella che viene classicamente definita 'catena di sorveglianza', che ha come esito finale il passaggio da uno 'spyware' al più sofisticato strumento militare 'Graphite'", spiega l'ong. L’indagine civile, in questa prima fase, si sta concentrando sulla "rilevazione di due passaggi che riguardano il tentativo di compromissione del profilo" di Casarini nel febbraio 2024, "cominciato dall'8 dello stesso mese – spiega l'ong – L’obiettivo di queste operazioni, generalmente, è stabilire un contatto con le persone vicine al soggetto, in questo caso Luca Casarini, attraverso un falso profilo creato con tecniche di social engineering, inviando false comunicazioni attraverso le piattaforme di messaggistica comprese le e-mail. Gli scopi di questa attività possono spaziare dall’ottenere informazioni sensibili, fino a colpire individui con malware per sorvegliare il loro dispositivo". L’analisi dell’attacco informatico di spionaggio del febbraio 2024 subito da Casarini "può rivelare dettagli molto interessanti sulla sorgente, arrivando fino all’individuazione della società privata alla quale questo tipo di operazione è stata affidata. E dunque, anche all’eventuale committente", spiega Mediterranea.  "La presenza di Graphite, individuata nel telefono della vittima fin dal novembre 2024 e comunicata all’interessato il 31 gennaio 2025 dopo accurate verifiche da parte della società Meta – sottolinea l'ong – non lascia dubbi invece sul fatto che solo agenzie governative abbiano potuto avvalersi di tale tecnologia. Ma anche l’individuazione dell’origine di questo primo passaggio di febbraio 2024, la costruzione dell’infrastruttura di sorveglianza per mezzo di spyware, risulta molto importante per definire con certezza gli aspetti dell’operazione a danno di Luca Casarini nel suo complesso".  "Abbiamo un sacco di interrogativi e il governo continua a non rispondere. E ci siamo posti anche questa domanda: la sera prima che Casarini" scoprisse lo spyware nel suo telefono, "io ero a cena con Luca Casarini e c'erano anche altri parlamentari della Repubblica: mi hanno osservato? Mi hanno spiato?", chiede Nicola Fratoianni. Oggi il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, rispondendo, al question time alla Camera, a una interrogazione in cui si chiedevano "chiarimenti in ordine ad attività di intercettazione svolte da strutture finanziate dal ministero della Giustizia", ha affermato che "il Dap non ha mai stipulato nessun contratto con qualsivoglia società di qualsiasi tipo, nessun persona tra l'altro è mai stata intercettata da strutture finanziate dal ministero della Giustizia nel 2024, nessuna persona è mai stata intercettata dalla polizia penitenziaria". "Lo svolgimento delle attività di intercettazioni, anche quelle condotte sia dal Nucleo investigativo centrale che dal Gruppo operativo mobile, è sempre delegato dall'autorità giudiziaria nel rispetto e con le modalità previste dal codice di procedura penale – ha sottolineato Nordio – Le spese liquidate per le intercettazioni sono liquidate direttamente dall'autorità giudiziaria e successivamente comunicate al ministero della Giustizia – ha continuato – quindi nessuna competenza in merito è del Dap e i relativi contratti sono direttamente stipulati dall'autorità giudiziaria procedente; con queste premesse posso assicurare che nessun contratto è mai stato stipulato dal Dap e/o dalle Dipendenti direzioni generali con qualsivoglia società. Le intercettazioni si fanno solo su autorizzazioni dell'autorità giudiziaria".  Le opposizioni tornano all'attacco del governo. “Il governo Meloni sarà ricordato come il governo della fuga perenne, campioni del mondo di scaricabarile con le proprie responsabilità. Infatti dopo l’inquietante liberazione di Almasri, in cui Giorgia Meloni si è data alla latitanza – che continua – con il Parlamento, ora il governo tenta di squagliarsela anche sul caso Paragon", dichiara la segretaria del Pd, Elly Schlein. "Sappiamo che giornalisti e attivisti italiani sono stati spiati con il spyware Graphite, utilizzato esclusivamente da organi dello Stato. È preciso dovere del governo fare chiarezza e dirci chi spiava queste persone e per quale motivo, risposta che oggi lo stesso governo si è rifiutato di dare alle interrogazioni in Parlamento, in cui peraltro si chiedeva se la Polizia penitenziaria avesse mai acquisito o utilizzato Paragon".  "Prima ancora di rispondere a questa semplice domanda, il sottosegretario Mantovano ha comunicato la classificazione di queste informazioni. Cosa sta nascondendo il governo Meloni? Il Paese si merita risposte e il luogo dove fornirle è il Parlamento".  "Il governo non risponde: sta coprendo qualcuno? Se lo sta facendo, ha l'obbligo di dirlo. Questa questione, sappia palazzo Chigi, se Meloni pensa di essere diventata come Trump che firma ordini esecutivi ed è Dio, patria e famiglia, se lo scordi. Il governo rischia di traballare su questa cosa. Noi riteniamo la premier responsabile in toto di questa cosa", dice Angelo Bonelli. Il governo non risponderà alle interrogazioni delle opposizioni su Paragon, perché si tratta di materia 'classificata'. E' quanto si legge nella lettera inviata dal presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ai presidenti dei gruppi. Fontana ieri ha riferito che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, gli ha inviato una missiva in cui comunica che "deve intendersi classificato" "ogni altro aspetto" della vicenda che non sia stato già trattato nelle audizioni presso il Copasir e nel question time del 12 febbraio scorso. In quell'occasione il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, ha spiegato Mantovano, "ha fornito le uniche informazioni pubblicamente divulgabili". "Ogni altro aspetto delle vicende deve intendersi classificato" e "non potrà formare oggetto di informativa da parte del governo se non nella sede del Copasir", ha spiegato Mantovano. Insorgono le opposizioni. "Ministri che si contraddicono, ministri che non rispondono, un sottosegretario delegato ai servizi che classifica informazioni impedendone la pubblicità e un ministro che, smentendo il sottosegretario, fornisce informazioni asseritamente classificate. Stiamo parlando di sicurezza nazionale e delle libertà di cittadini: il governo è fuori controllo. E ancora non sappiamo se, chi e come ha intercettato evidentemente in modo abusivo anche direttori di quotidiani. Venga la presidente del Consiglio dei ministri, Meloni, a dirci come stanno le cose”, chiede la responsabile giustizia del Pd Debora Serracchiani. "Ma nelle mani di chi siamo? Siamo nelle mani di nessuno. Ieri con un atto gravissimo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Mantovano ha secretato, oggi lei ministro Nordio viene in aula e spiattella tutto. Ma non vi siete parlati?", chiede Davide Faraone, di Italia Viva.  Per il segretario di +Europa, Riccardo Magi, "sul caso Paragon il governo è in cortocircuito totale. Ieri le informazioni erano secretate, oggi Nordio cambia idea e risponde. Nel frattempo, resta il mistero totale su chi ha utilizzato lo spyware di Paragon per intercettare persino i giornalisti. Giorgia Meloni non ha più alibi: deve venire con urgenza in Parlamento e spiegare se in questa vicenda c’è un coinvolgimento di apparati dello Stato e quali, eventualmente, quelli coinvolti".  —[email protected] (Web Info)


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