Persuasivo Elio Germano in ‘La mia battaglia’: “Oggi conta chi piace e non chi vale”
Napoli, 1 mar. – Persuasivo, coinvolgente e delicato allo stesso tempo, l’ultimo spettacolo di Elio Germano, ‘La mia battaglia’, scritto da Chiara Lagni e dallo stesso Germano, neo vincitore del premio Berlinale come miglior attore per il film sul pittore Ligabue.
La regia di Elio Germano diventa alternativa ed arriva nei teatri italiani in formato VR. Con un visore lo spettatore vive lo spettacolo nello spettacolo, guadagnandosi un posto in prima fila in teatro, a breve distanza dall’attore.
A Napoli il 29 e il 1 marzo è il Teatro Tram ad ospitare l’evento singolare, prodotto da Infinito srl con il sostegno di Artisti 7607.
Non un monologo di 70 minuti, ma un dialogo con il pubblico, discutendo su politica, educazione e società.
Elio Germano diventa il nuovo Chaplin impegnato nel suo discorso alla nazione, scomodando a tratti i concetti della Repubblica di Platone.
Massa e individualismo, pubblico e privato, opportunismo ed utilità, partono dalla osservazione: “Oggi conta più chi piace e non chi vale”.
A questo punto Elio con fare inizialmente accomodante usa un esempio pregnante per far riflettere il pubblico. “Ci avete pensato al fatto che solo la paura oggi ci tiene uniti come popolo? Ognuno vive lavorando in nome del dio denaro, senza preoccuparsi del fine del proprio lavoro, ovvero dell’utilitá sociale. Però quando accade qualcosa di tremendo nel Paese, allora ci si sente uniti”.
Da qui si snocciola l’importamte esempio che parabolicamente Germano mette in campo. Invita la platea ad immaginarsi ospite di una nave che naufraga su di un’isola deserta, in cui c’è bisogno di sopravvivere. Necessariamente, puntando sul saper fare, dunque sulle competenze di ciascun naufrago (di saper accendere il fuoco, cucinare, procacciarsi il cibo cacciando, coltivando o pescando, provvedere alla salute collettiva), diventeranno importanti le competenze e non il gradimento generale.
A questo punto gli autori de ‘La mia battaglia’ compiono il vero e proprio salto demagogico, individuando il meccanismo perverso della parola che lega insieme il potere di uno solo su una comunità.
Germano inizia a parlare della natura, che tende ad essere estremamente aristocratica. Il progresso nasce sempre dalla scoperta di un
singolo, su cui va poi a lavorare la massa, che spesso senza accorgersene, vive in modo inerte le scelte sociali, anche quelle del Governo.
Da questo pensiero inizia la proposta di un movimento alternativo che coinvolga giovani volenterosi, non legati semplicemente alla tastiera di un cellulare.
‘La mia battaglia’ si sostanzia, ed il testo tratto dal Mein Kampf di Adolf Hitler, comincia a dimostrare come sia facile far cadere da un giorno all’altro il popolo, nel cambio di rotta.
La retorica dell’attore mostra una democrazia fallimentare: nessuno si assume le proprie responsabilità, nella vita e nella politica; la massa paga per il singolo; si lavora non si sa in base a quali criteri, certamente poco meritocratici, quando dovrebbe essere già la scuola a formare i banchi dirigenziali del futuro, insegnando come e su cosa lavorare, con programmi che diano competenze leali e non mnemoniche.
Le grandi realtà industriali italiane, con dati alla mano riportati, sono diventate società per azioni, rette da arabi per lo più; mentre i leader delle più grandi major della comunicazione (Amazon, Facebook, Whatsapp etc), sono ebrei. L’esempio vuole spiegare come dietro realtà commerciali si possa celare un tentativo di diffusione culturale e religiosa che va a smantellare l’identitá italiana.
Quest’ultima per tornare ad essere un faro deve puntare nuovamente solo su se stessa, non coinvolgendo più gli stranieri in affari italiani.
Il pubblico applaude ed acconsente. Pian piano Elio Germano dimostra quanto il coinvolgimento di un nuovo nazionalismo possa far presa con facilità sulla massa.
E si insinua il dubbio: se la proposta è affascinante, il rischio è che sia estremizzata oltre i limiti, diventando una minaccia senza via di uscita, tinta di un rosso celato di passione, simbolo invece del controllo sanguinario.
I pericoli demagocici si annidano dietro i segni dei tempi ed Elio Germano ancora una volta si mostra attore superbo, in grado di dare voce al bene, al male, al dubbio e alla passione, da grande interprete del nostro teatro.
Lo spettacolo è un’occasione per fermarsi, imparare e riflettere, in qualità di uomini e cittadini.
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