«PNRR, scadranno i termini prima che le amministrazioni riescano a realizzare un programma di progetto». L’allarme lanciato dal “Maggio dell’Architettura”
I limiti e le contraddizioni del nuovo Codice degli Appalti e della Progettazione nel corso del dibattito tra istituzioni, Regione Campania e architetti, svoltosi a Cimitile: eccessiva semplificazione, creatività e qualità degli ambienti vita subordinate al costo economico.
Campania: “Regione prima in Italia per progetti candidati al Pnrr. In corso procedure di gara per 4 miliardi di euro. Tra un anno tracceremo i bilanci“
CAMPANIA. «Scadranno i termini del PNRR italiano prima che le amministrazioni riescano a realizzare un programma di progetto»: è l’allarme lanciato in occasione dell’incontro-dibattito sul nuovo Codice degli Appalti e Codice della Progettazione, promosso dalla Fondazione SiebenArchi nell’ambito della rassegna “Maggio dell’Architettura_annosedici” in corso di svolgimento negli spazi suggestivi delle Basiliche Paleocristiane di Cimitile (Napoli).
«L’architettura si misura con la cultura non con il fatturato. La risorsa migliore per un progetto è il tempo. Bisogna mettere a confronto le idee, non solo spesa economica», afferma l’architetto Antonio Ciniglio, tra i fondatori della SiebenArchi, nel corso della giornata di studi che ha messo a confronto Regione Campania, istituzioni, sindaci di Cimitile e Nola, architetti e tutti gli attori coinvolti nella filiera progettuale.
Se, infatti, la Campania è prima in Italia per progetti candidati al Pnrr (con una concentrazione del 9,7% dei progetti e il 12,7% dei fondi totali per un importo totale di 15,4miliardi di euro), battendo la Lombardia nello stato di avanzamento degli investimenti Pnrr (fonte OpenPnrr), molte sono però le contraddizioni e i limiti che emergono dal dibattito sul Codice degli Appalti, entrato in vigore da poche settimane.
LE REAZIONI
“Contraddizioni evidenti” per Carlo De Luca, Presidente In/Arch Campania: «L’Architettura è valore non comprimibile per i cittadini».
A preoccupare è l’eliminazione di un livello di progettazione tra preliminare, avanzato e definitivo, a favore della semplificazione auspicata dal nuovo Codice. Emerge, secondo ALA AssoArchitetti, il sindacato nazionale di categoria, una sostanziale difficoltà dell’Italia a diventare un Paese moderno.
Tre i punti critici evidenziati dal nuovo Codice: riduzione a 2 dei livelli di progettazione (passando dall’idea iniziale agli aspetti economico amministrativi), appalto integrato e progettazione in house. «Il rischio è la standardizzazione della creatività subordinata al costo economico – spiega Bruno Gabbiani – Fondamentale il confronto tra istituzioni, imprese e tutte le professionalità della filiera edilizia su un quadro normativo non molto chiaro. Sono 3 le sfide per l’architettura: equilibrio tra uomo e ambiente, rigenerazione urbana, il tutto in relazione all’aspetto sociale. Il problema è la programmazione e semplificazione».
LA QUALITÁ DEGLI AMBIENTI DI VITA
Nucleo centrale della lectio del Professore Massimo Pica Ciamarra, ETS _ Civilizzare l’Urbano, la qualità degli ambienti di vita. «Gli architetti non appaltano, progettano – esordisce – Lo scopo del progettare, del costruire non è la contemplazione degli edifici, ma ricercare l’armonia, in rapporto con l’ambiente, il paesaggio, la memoria. Progettare frammenti che dialogano insieme per creare ambienti di vita che influenzano la sicurezza, la società, la spiritualità, il benessere e la felicità. Emergono contraddizioni e ostacoli nell’osservazione del Codice degli Appalti: è un progetto giuridico che mortifica il progetto, sordo alle indicazioni che provengono dalla filosofia e dalla sociologia». Da qui la proposta avanzata di un Codice Europeo finalizzato alla qualità degli ambienti di vita e alla qualità del costruire, con una dichiarazione dei doveri dell’uomo su sostenibilità, habitat e stili di vita, nel rispetto delle diversità. «Dobbiamo vivere bene, essere felici, incontrarci, socializzare e abbiamo bisogno di ambienti di vita che ci accolgano – prosegue Pica Ciamarra, evidenziando i limiti del codice e il gap tra i vari ordinamenti della comunità economica europea – Il codice degli appalti che si occupa della progettazione non esiste in Europa. La nostra è una totale anomalia, fuori dai nostri confini cambiano tutte le regole».
Sull’appalto integrato del PNRR interviene anche Luigi Della Gatta di Ance Campania, mentre a portare la propria esperienza concreta sul campo gli uffici tecnici della Regione e del Comune.
REGIONE CAMPANIA E PNRR
«È inevitabile la connessione tra Codice degli appalti e Pnrr, con una riforma sostanziale delle regole – spiega Roberta Santaniello, capo ufficio tecnico Regionale per il PNRR – È un’opportunità che non può essere sprecata per il sud del nostro Paese che vive di difficoltà sostanziali che hanno determinato delle carenze. Per la prima volta il codice mette al centro il tempo del procedimento correlato all’efficienza economica. Dobbiamo essere bravi a contenere i tempi. Obiettivo è progettare, eseguire e rendere funzionale. La Campania è prima nelle attività e questo ci inorgoglisce, ma rileviamo le criticità. Inizialmente, a fronte di una parcellizzazione dei progetti, le regioni sono state tenute fuori, per poi essere coinvolte in un secondo momento dal Governo. A ciò sia aggiunge la difficoltà di progettazione nella PA con carenze di personale. I progetti ci sono, abbiamo già procedure di gara per 4 miliardi di euro in Campania. Tra un anno presenteremo i bilanci».
«Gli enti locali sono il luogo di sperimentazione dei Codici. Per la prima volta i comuni sono pieni di finanziamenti, senza personale e con la richiesta di semplificare i tempi. Manca l’attenzione agli artefici dei progetti, ovvero le amministrazioni locali insieme ai progettisti», insiste Rosa Pascarella del Comune di Nola.
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