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‘Priscilla, la regina del deserto’, allegria in scena con inno al mondo delle drag Queens al Teatro Augusteo di Napoli

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Napoli, 6 apr. – Tripudio di musica e colore a teatro. In scena la storia di tre ragazze sedute su un piccolo segreto, dà lustro al genere made in Usa nato nel lontano 1866 con l’opera The Black Crook.  ‘Priscilla la regina del deserto’, il musical per eccellenza, approda a Napoli ed incanta la platea del Teatro Augusteo, impreziosito dal luccichio di paillettes, boa e copricapo “ingombranti”, ma divertenti.

Lo spettacolo di Stephan Elliot ed Allan Scott, All Entertainment Production, si pregia della regia goliardica di Simon Phillips e Matteo Gastaldo. Ricco di costumi che appaiono sul palcoscenico come coriandoli, entusiasma per la sua parabola narrativa dinamica, forte di un testo ironico e mai stucchevole.

Il carnevale dell’allegria è in scena. Broadway tira fuori dal cassetto un po’ della sua scintilla e approda a Napoli. La musica pop con Veronica Ciccone in testa, avvolta dalla disco “Vintage”, chiude la partita facendo scacco matto. Si sigilla così, armonicamente, uno spettacolo coinvolgente, corale, inno al mondo delle drag Queens. Roba da gente allegra, per dirla tutta,  pronta a riflettere contemporaneamente sul tema dell’omofobia, affrontato con delicatezza e somma veridicità.

Come da rituale, atteggiamenti teatrali e cinematografici si nutrono vicendevolmente nella trasposizione della mitica pellicola del 1994. Le tre divine, Bernadette, Mitzi (incarnazione scenica della vera drag Queen di Sidney, Cindy Pastel), e Felicia, dal 2006 hanno ricevuto gli applausi degli spettatori di Nuova Zelanda, Londra, Toronto, New York (Broadway), San Paolo, Milano, Roma, Trieste, in primis, fino a girare in tour tutta Italia, toccando finalmente il capoluogo campano.

Venti secondi per ogni cambio scenico tra quinte e costumi, rendono la produzione qualcosa che lascia senza fiato. Impeccabile la maestria dell’intero team di supporto allo spettacolo. Velocità, professionalità, sincretismo, si notano visibilmente, lasciando apprezzare in modo pieno, un lavoro che non fa rimpiangere i tempi della acclarata Wanda Osiris.

La grazia delle tre Queens, lascia apprezzare tutta la femminilità dei personaggi, dirompente, tanto da far invida alla più avvenente delle donne! Tutto risulta “pittorico” con pennellate ed inclinazioni di caratteri che danno al musical un’armonia invidiabile.

Perfezionisti del genere, Manuel Frattini, Pedro Gonzales e Cristian Ruiz. La trama, elogio all’amore, al rispetto delle identità e alla libertà di inseguire i propri sogni anche su un torpedone tinto di rosa, chiamato ‘Priscilla’, dona attualità alla vicenda narrata.

Lo spettatore non pensa alla frivolezza dei personaggi che gli si presentano alla vista, ma entra pian piano, alzando la coperta dal compromesso emotivo (sociale e familiare), in una storia credibile, sintesi di tante altre ordinarie in seno alla comunità LGBT.

La femminilità parodica si tinge della verve degli artisti “sopra le righe”, pronti a cantare in playback vere e proprie opere d’arte della musica mondiale. Abilità e travestimento omaggiano le grandi icone gay in uno show ricco di siparietti animati da canzoni e imitazioni.

Zeppe, parrucche, make up da pantera, supportano le voci baritonali delle drag, impegnate a valicare il confine tra chi si è e chi si vuole essere realmente.

La favola della Barbie, regina su tacchi a spillo, piace, educando la platea concettualmente, nel superare il preconcetto di “devianza vestimentaria” che nel tempo ha travolto travestitismo e gender.


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.