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Putin apre all’incontro con papa Francesco “Il pontefice è sempre un gradito, desiderato interlocutore”

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Anna Tortora

“Papa Francesco dichiara di voler andare a Mosca a parlare con Putin per porre fine alla guerra, e sostiene che l’abbaiare della Nato abbia contribuito a fomentare l’attacco russo.
Narendra Modi, appena arrivato in Europa, a Copenhagen lancia un appello per la cessazione delle ostilità.
Macron ha un colloquio telefonico di due ore con Putin, in cui invita la Russia al cessate il fuoco in nome della sua responsabilità come membro permanente del Consiglio di sicurezza ONU.
E Biden? Manda droni di ultima generazione all’Ucraina.
E Draghi? Vuole inviare carri armati all’Ucraina, anche aggirando il parlamento.
La differenza tra chi si adopera seriamente e in buona fede per la pace e chi vuole prolungare, allargare, aggravare la guerra – anche a scapito dei più elementari interessi nazionali – non è mai stata così evidente.”
Eugenio Capozzi, storico

“Si vis pacem, para bellum. Questo è il celeberrimo motto latino che ripetono incessantemente i bellicisti nostrani per giusitificare l’invio massiccio di armi offensive (segrete) agli ucraini. Più sono le armi insomma, migliori sono le prospettive di pace! Il motto latino contiene indubbiamente una grande verità: il principio stesso della deterrenza e dell’equilibrio nucleare. Ma funziona eivdentemente… in tempo di pace. Quando la guerra è già scoppiata, non funziona più! Serve solo ad alimentarla, ampliandone l’intensità (con perdite umane crescenti) e l’estensione geografica (con nuovi paesi che entrano nella guerra). Con l’aggravante, nel caso dell’Ucraina, che diversi attori del conflitto sono potenze in possesso di armi nucleari e potrebbero anche essere tentate di utilizzarle. Chi lo può escludere? In tempo di guerra il vis pacem andrebbe invertito. Se vuoi cioè porre fine alla guerra, comincia a lavorare per la pace, approfittando di tutte le occasioni utili per la abbassare la pressione militare e cercare possibili vie negoziali o percorsi di mediazione. Purtroppo, a parte papa Francesco, i dirigenti europei sono entrati tutti nell’ordine di idee che la pace potrà essere assicurata solo con la totale e definitiva sconfitta dei russi. Il che, riconosciamolo realisticamente non potrà avvenire, se non distruggendo la Russia stessa (con tutte le conseguenze nucleari per l’Europa). È a questo che stiamo lavorando?”
Domenico Vecchioni, ambasciatore

L’ incubo di un’Europa deflagrata, divisa in mille pezzi, è di fronte a noi. L’Europa si sta sfasciando da anni (non da mesi con Putin e la sua invasione); non fu in grado di intervenire a due passi, nel cuore della civiltà europea, nell’allora Jugoslavia; ha sopportato una delle guerre più infami, tragiche…
Cosa è cambiato?
Sicuri di un atto di coraggio civile e di speranza, grazie al papa, possiamo andare avanti.
Una certezza, infatti, ci è comunque data: non siamo soli.
“Ormai lo sappiamo. Papa Francesco è la persona (tra quelle poche rimaste) che sta davvero facendo di tutto per arrivare alla pace e, se è vero che è normale che sia così visto il suo ruolo, non è altrettanto scontato il grande coraggio che sta dimostrando ancora una volta. Oltre al suo enorme impegno vorrei sottolineare la sua grande intelligenza nelle ultime dichiarazioni pubbliche rilasciate, quando oltre a condannare le azioni criminali di Putin, non ha mancato di bacchettare la Nato sottolineando le responsabilità che anche i leader occidentali hanno sullo scoppio di questo conflitto. Parole che potrebbero aver avuto un’importanza chiave nell’apertura al dialogo da parte della Russia.
Coraggio, insomma. Nelle parole e nelle azioni, Papa Francesco in questo momento rappresenta tra tutte la speranza più grande che questi signori della guerra tornino a ragionare.”
Gianluigi Nuzzi, giornalista


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Anna Tortora

Nata a Nola. Si è laureata alla Pontificia facoltà teologica dell'Italia meridionale. Le sue passioni sono la politica, la buona tavola, il mare e la moda. Accanita lettrice, fervente cattolica e tifosa del Milan.