Quel muro tanto amato
La caduta del comunismo, la caduta apparente della dialettica tra amico e nemico, di questo grande conflitto ideologico che ha caratterizzato i cinquant’anni che sono seguiti alla tragedia della Seconda Guerra Mondiale, in realtà ha fatto improvvisamente cadere tensioni, progetti, forse anche speranze del mondo occidentale.
Doveva essere la grande rivincita del mondo della libertà, del mondo liberale; doveva essere la rivincita del capitalismo. Ma in realtà, quando non c’era più il ‘nemico’, quando non c’era più la competizione, quando è venuta meno la paura di questo colosso organizzativo dell’Est europeo, organizzato su una grande ideologia, allora ci siamo resi conto che anche noi, in Occidente, vivevamo una sorta di democrazia reale. Il capitalismo in sé per sé non ha vinto.
Nei Paesi stessi dell’Est europeo è crollata quella gabbia che teneva delle pentole chiuse e che aveva tenuto tutto coperto per cinquant’anni.
Siamo arrivati ad oggi con l’incubo di un’Europa deflagrata, divisa in mille pezzi, pur invocandone la grandezza.
Era meglio prima? Certo. Basta pensare alle “guerre” tra De Gasperi e Togliatti. Oggi sarebbe più che necessario un liberalismo classico. Un conservatorismo liberale. Dopotutto i primi a ritenersi liberali sono alcuni del PD. Come può uno di sinistra ritenersi liberale, questo è un mistero.
“Liberale nella cultura e nella storia continentale europea evoca una tradizione moderata e a tratti conservatrice, legata alla nazione e al patriottismo risorgimentale, all’hegelismo e allo stato etico in economia; la Destra storica, l’anticomunismo”. Marcello Veneziani.
Con il neoliberalismo, invece, si mantiene saldo il principio fondamentale del liberalismo classico, cioè la totale libertà dell’iniziativa economica di mercato, “sebbene si rigettino gli estremismi del _laisezz_ _faire_ , aprendo il passo alla cosiddetta economia mista: accanto alla piena iniziativa privata, lo Stato non deve fare solo il gendarme, ma è tenuto ad intervenire per raddrizzare il libero gioco delle forze economiche”. Bartolomeo Sorge
Dunque, uno Stato minimo e una libertà massima, un conservatorismo liberale. Dove? In Italia non c’è e Giancristiano Desiderio ce lo chiarisce “L’Italia non è più, ormai da tempo, una democrazia liberale e tende a diventare sempre di più una Repubblica popolare, diciamo che oggi è a metà strada ed una democrazia socialpopulista”.
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