Quirinale 2022. Una sconfitta politica senza precedenti
La rielezione di Mattarella ha spaccato i partiti, ha distrutto i leaders e ha provocato malessere ulteriore nei cittadini. Una realtà terrificante, senza precedenti in politica. L’ Italia ha un Presidente della Repubblica, ma non ha la politica seria.
E Mattarella non è stato poi tanto fuori dai giochi.
“Macché trasloco: Sergio Mattarella era da sempre in pista. Destra a pezzi e Pd-M5s spaccati portano al bis. Sconfitto Mario Draghi che voleva il Colle. Perde il Paese.”
Maurizio Belpietro, direttore de La Verità
“I leader non riescono a controllare più i partiti, tutto questo lo ritrovi in questa situazione scontata, in più hai avuto un premier che ha tentato di farlo il Presidente della Repubblica.”
Augusto Minzolini, direttore de Il Giornale
“Cucù il centrodestra non c’è più. E Campo Largo è diventato Vicolo Stretto. La fine delle coalizioni nella battaglia per il Quirinale.”
Antonio Polito, editorialista del Corriere della sera
È una spaccatura che avrà dei risvolti politici seri.
“Il dato è passato inosservato, ma il giudice Carlo Nordio, candidato di Fratelli d’Italia, ha ottenuto 90 voti. I grandi elettori di Giorgia Meloni sulla carta erano 64. Non è difficile ipotizzare che i 26 in più provengano dai leghisti insofferenti rispetto a una linea politica sempre più incolore.”
Tommaso Montesano, giornalista di Libero
“Lezioni da trarre da questa tormentata elezione presidenziale:
– urgente (e facile) riforma costituzionale per ridurre la durata del mandato presidenziale da 7 a 5 anni. Con l’occasione chiarire la questione della ri-eleggibilità del Presidente. L’art.85 della costituzione infatti dice solo che il Presidente è eletto per 7 anni. Punto. Non dice che non è rieliggibile, ma non dice nemmeno quanto volte può essere rieletto. In teoria, quindi ,potrebbe essere eletto due, tre, quattro volte…Sarebbe opportuno una volta per tutte esplicitare se e per quante volte il Presidente può essere rieletto;
– avviare una seria riflessione su una riforma costituzionale (questa più complicata) in senso presidenzialista. Sul modello americano (dove il Presidente è il capo dell’esecutivo e i ministri sono responsabili di fronte a lui e dove vige la separazione reale dei poteri: esecutivo, legislativo e giudiziario) o quello francese ( dove il Presidente è capo del governo, che però è responsabile di fronte al parlamento, di cui deve avere la fiducia). Ci aveva provato mezzo secolo fa Randolfo Pacciardi, ma fu messo subito al bando dalla classe politica del tempo. In realtà aveva ragione lui, come dimostra l’attuale situazione italiana, dove il presidenzialismo viene esercitato de facto e in maniera impropria dal Presidente del Consiglio, che governa per decreti, poi immancabilmente convertiti in legge da una parlamento svuotato delle sue funzioni;
– una delle principali vittime di queste elezioni presidenziali è stato il centrodestra, o meglio la sua unità, che si è frantumata in mille pezzi e che sarà difficile ricostituire. Il centrodestra aveva le carte migliori da giocare. Ma ha sbagliato tutto. Strategia e tattica. Era partito spavaldo con Berlusconi e ora si ritrova con Mattarella! Non una sconfitta, ma una debacle! Urgono chiarimenti, autocritica e ripensamenti da parte dei tre leader se vogliono riconquistare la fiducia dei loro elettori;
– lo “scatto” istituzionale di Draghi alla 25esima ora, è stato determinante per sbloccare la situazione. In pratica ha rinunciato alla propria candidatura e ha chiesto a Mattarella di rimanere. Bene. Ma sarebbe stato meglio se questo scatto lo avesse fatto all’inizio, dimostrando stoffa di vero statista e risparmiando agli italiani una penosa settimana politica. Avendolo fatto solo quando ha visto che per lui non c’erano speranze, è sembrato il gesto di “uno che ci ha provato, ma gli è andata male”. Il che è molto meno nobile.
E ci sarebbe ancora molto altro da dire…”
Domenico Vecchioni, ambasciatore
Un insolito concorso di circostanze ha fatto sì che ci fosse un secondo mandato – un periodo di sconvolgimenti senza eguali in questo periodo – a Sergio Mattarella.
Per i grandi elettori è stato come vivere su un vulcano: chi tra loro si è sforzato di far funzionare la democrazia non aveva la minima idea di quanto sarebbe scoppiata una nuova eruzione.
Potrà sembrare stupefacente, ma la struttura di valori del periodo antecedente a questo, malgrado tutti i misfatti, si manteneva intatta.
Ciò che viene incoraggiato dalla situazione attuale, viene addirittura reso inevitabile dalla politica. Sbagliatissimo.
La prassi politica di queste votazioni ha spiegato dei metodi “negoziali” altamente irritanti, che consistono nel fare compromessi inaspettati e nell’accordarsi solo quando tutte le parti sono talmente esauste che la conclusione non suscita più (nei cittadini) entusiasmi e nemmeno fiducia.
La gentilezza, poi, con cui Enrico Letta tratta il Presidente Mattarella è una delle più valide testimonianze dell’impatto della sua politica.
Per lui non c’è posto per altri. Perdere il potere politico in seguito a qualsiasi ragione sarebbe un boccone troppo amaro.
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