Realmente vogliamo risolvere l’emergenza della povertà educativa?
di Valentina Ercolino
La rubrica di Lunedì 8 febbraio 2021, dedicata all’educazione e alla cultura, sul IL Monito, quotidiano di informazione telematico, ha avuto come tema della puntata:
“la poverta’ educativa come nuova emergenza meridionale”.
Ospiti della serata, Cesare Moreno, Presidente dell’associazione Maestri di Strada, Andrea Morniroli, socio della Cooperativa Sociale Dedalus ed infine Piero De Luca, dirigente scolastico dell’IC 61 Sauro Errico Pascoli di Napoli.
L’obiettivo della serata, è stato promuovere un dibattito sulla condizione dei minori in Campania ma in tutto il Paese, a partire dalle criticità fino ad arrivare a discutere sul ricreare opportunità educative, culturali e sociali da offrire ai bambini e ai ragazzi.
Una visione analitica e viscerale, di quanto è stato portato avanti, durante il primo lockdown dalle strutture del terzo settore per non perdere i bambini e i ragazzi disagiati che fanno fatica a stare indietro alla scuola, nello specifico, sono stati raccontati gli interventi elaborati per loro, proprio per non vanificare il lavoro iniziato, già prima della pandemia.
Cesare Moreno, il maestro con la M maiuscola, ha evidenziato che l’intervento è partito prima con un lavoro su se stessi, ovverosia, su ogni maestro di strada, proprio perché nel momento in cui era stato indicato di stare “chiusi in casa”, per difenderci dal virus ed evitare la diffusione del contagio, hanno pensato che, occorreva essere responsabili non solo verso se stessi, ma per quella serie di ragazzini che, conoscevano e che sapevano aver bisogno di un contatto diverso da quello a distanza.
Il 4 aprile, è partita l’iniziata intitolata “ distribuzione pacchi viveri per la mente”, un contatto distanziato, anche visivo, senza toccarsi, distanti ma presenti, dove la sola vibrazione della voce, risultava essenziale rispetto al freddo collegamento in rete o al contattato telefonico, era necessario un approccio diverso, più umano.
E’ stato interessante, nelle periferie dove operano i Maestri di Strada e dove esiste un muro di diffidenza nei riguardi della scuola, dello Stato e degli insegnanti, vedere, in quei viaggi, nei luoghi dimenticati, i ragazzi e le famiglie, che partecipavano straordinariamente.
Quella che stiamo perdendo, dice Cesare Moreno: << è il fiore della solidarietà umana, mentre della “solidarietà sociale” né abbiamo piene le biblioteche e le orecchie e fa parte dell’economia politica. La solidarietà umana è una cosa diversa, appartiene agli uomini, non esistono uomini e poi, mezze bestie. Molti dichiarano che la scuola va in questi posti, perché le persone vivono in un modo brutale. Quando tu guardi gli altri, come uomini, sono uomini, diversamente quando li guardi con occhi diversi, non lo sono più e diventano bestie>>.
Girando con il furgone per la distribuzione dei pacchi, i Maestri di Strada sono stati avvicinati anche da quelli che, pensavano fossero viveri per la pancia, ma tra quelle famiglie c’erano anche i genitori dei ragazzini seguiti dall’associazione, i quali dicevano con orgoglio, che era la scuola dei loro figli.
Per tale motivo, possiamo asserire che, è nata con i Maestri di Strada, la “pedagogia della panchina”, dove si è ritornati al senso antico di fare scuola, che consiste in uno scambio tra generazioni, un incontro umano, rimodulato, partendo dagli ultimi che hanno il diritto di apprendere.
Ed è, da questo incontro umano tra persone, che hanno una cultura complessa, spesso molteplice e che troviamo nei libri e nelle opere, fatta da un sapere di vita quotidiano difficile, da relazioni umane dure, che qualcuno etichetta provenire da “un mondo bestiale”, che capisci appartenere ad un’altra umanità, quella più autentica, vera, genuina, sotto altri aspetti, anche debole, faticosa, infelice, piena di dolore ed anche di rabbia, fare breccia nell’animo di queste persone, significa che, dentro lo spirito di questa gente è nato “ un fiore, un fiore in una crepa di un muro”, infondo per i Maestri di Strada, il Corona Virus, è stato un bene. Sono riusciti a vedere e vivere situazioni che, diversamente non avrebbero mai vissuto.
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