REAZIONAPOLI! Prova di altissimo profilo a Monza, aumentano i rimpianti
di Luca Muratgia.
Prova da grande squadra per il Napoli che reagisce alla batosta rimediata domenica scorsa al Maradona contro l’Atalanta e alla successiva, inevitabile, contestazione, con una prestazione che, per larghi tratti del match, ha ricordato lo squadrone che, nemmeno un anno fa, non ha conosciuto rivali, dominando in un campionato mai in discussione. La prova degli uomini di Calzona, impreziosita da quattro gol di pregevolissima fattura, non fa altro che alimentare i rimpianti per un campionato disputato ben al di sotto delle proprie potenzialità perché questa squadra, così come vista oggi, avrebbe potuto tranquillamente contendersi il secondo posto al Milan di Pioli che pure viaggia su ritmi elevatissimi. Lo stesso tecnico Calzona nel dopo partita, ha ammesso, per il raggiungimento di traguardi importanti, che questa squadra per imporsi ha la necessità di correre, soprattutto quando il possesso palla è di un compagno di squadra, aspetto questo, che non si è assolutamente visto nella partitaccia di domenica scorsa e nel primo tempo della partita odierna, questione di atteggiamento, di motivazioni, di voglia di vincere. In effetti il cambio di passo tra le due frazioni di gioco è parso evidente e i risultati si identificano inequivocabilmente, con il cambio di atteggiamento della compagine partenopea, rappresentano inevitabilmente, la logica risultante della ritrovata organizzazione tattica mostrata su rettangolo verde. Il primo tempo, infatti, prosegue sulla falsariga della partita del Maradona contro gli orobici guidati da Gasperini, squadra lenta, molle, poco vogliosa ed estremamente fragile tanto che, alla prima sortita offensiva dei brianzoli, subisce gol con una facilità disarmante, con il cross dell’ex Zerbin, che trova pronto lo specialista Djuric a girare di testa battendo l’incolpevole Meret. La reazione dei partenopei, com’è già tristemente abituati a riscontrare quest’anno, è sterile, isterica, poco produttiva e costruttiva con il solito trito e ritrito possesso palla orizzontale finalizzato al nulla. Ad onor di cronaca pare doveroso segnalare il discutibile l’atteggiamento dell’arbitro Doveri; l’arbitro toscano nega agli azzurri un rigore per l’intervento a forbice di Zerbin su Politano, poi sorvola su di una scivolata del portiere Di Gregorio su Osimhen e, per finire, nel secondo tempo, nega un altro rigore per un intervento di Apka Akpro su Anguissa prima che Osimhen, a tu per tu con Di Gregorio, si lasciasse ipnotizzare dal portierone monzese ormai con merito nel giro della nazionale di Spalletti; tutti gli episodi sopra descritti sono parsi rigori solari con l’aggravante che neanche il VAR ha ritenuto opportuno richiamare l’arbitro per attenzionare gli episodi incriminati. Nel secondo tempo, quasi per magia, il Napoli cambia completamente il volto alla partita, squadra grintosa, aggressiva, organizzata in ogni zona del campo, sempre prima sul pallone e con i giocatori vogliosi di aiutare il compagno di squadra in difficoltà. Quando poi le sopra richiamate caratteristiche, si sposano alla perfezione con le qualità dei singoli, risulta più chiaro e comprensibile come questa squadra, meno di un anno fa, ha letteralmente dominato un campionato incantando, con il suo gioco, in Italia e in Europa. Così accade che Victor Osimhen, per un attimo, si ricorda di essere l’eroe mascherato che ha meritato una clausola rescissoria di 130 milioni di euro e, su cross calibrato da Anguissa, si alza sopra il difensore Izzo di un paio di metri, scaraventando il pallone in rete di testa con un gesto atletico da fuoriclasse. Lo spettacolo è però appena iniziato e appena due minuti dopo, dopo un’azione personale di un imprendibile Kvaratskhelia e a seguito di in rimpallo in area, Politano a volo di sinistro, dai diciotto metri, fa partire un sinistro spettacolare che disegna un arcobaleno che si dissolve direttamente all’incrocio dei pali, uno dei gol più belli del campionato non solo del Napoli, ma dell’intero panorama calcistico nazionale. Ma non finisce qui, perché nel giro di dieci minuti, il tanto discusso Zielisky, preferito in avvio di gara a Traore, inventa un altro gol da cineteca, incastonando all’incrocio dei pali un pallone che sbatte sotto la faccia interna della traversa prima di terminare in rete. La partita, seppur ravviavata dal talento di Colpani che con uno splendido tiro a giro accorcia momentaneamente le distanze, il Napoli se la prende con il piglio della grande squadra. Raspadori, subentrato da appena venti secondi, chiude definitivamente la pratica ribadendo in rete dopo un diagonale di Di Lorenzo e la miracolosa respinta del portiere brianzolo Di Gregorio. “Che peccato!” rappresenta l’espressione più naturale che potrebbe proferire spontaneamente qualsiasi sostenitore azzurro per una squadra forte, di giocatori di primissimo livello, che non è riuscita a mantenere, per un’infinità di motivi già ribaditi più volte, quella costanza che le avrebbe consentito di lottare per le posizioni di vertice sia in Italia che in Europa e si ritrova invece costretta a lottare per obiettivi che, seppur raggiunti, avrebbero l’unico, amaro sapore del contentino.
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