Recensione – ‘Do not Disturb’, le stanze d’albergo regalano un’importante sorpresa teatrale
Entrare nelle stanze segrete di un albergo, ‘Palazzo Caracciolo’ a Napoli, per assistere al racconto teatrale ‘Do not disturb’, il teatro si fa albergo. Solo 25 spettatori per “spiare” due storie d’amore apparentemente impossibili, una venata di romanticismo e allegria, l’altra di profonda nostalgia. Ad accompagnare gli spettatori, nei panni del concierge, c’è un delicato Ciro Burzo, che sa essere un Virgilio attento per coloro che si apprestano ad entrare silenziosamente nelle camere di un hotel in cui si assisterà ad un racconto che è elogio delle passioni e smascheramento dei loro sotterfugi. La regia dei testi è di Gennaro Maresca e Marina Cioppa; la direzione artistica di Mario Gelardi.
La ritrovata idea creativa di Geraldi, che a distanza di 10 anni sceglie di riproporre l’insolita e sorprendente esperienza di un teatro itinerante che sa farsi “strada” nel senso letterale del termine, spalancando le porte della recitazione con tutti i suoi espedienti, dimostra che tutto il mondo è teatro e sa e può parlare infiniti linguaggi, rendendo lo spettatore osservatore della vita degli altri, per capire meglio i meccanismi della propria esistenza e di quella di tutto l’universo.
Non c’è alcun tipo di voyerismo dietro lo stratagemma narrativo, se non tanta delicatezza atta a rivelare le sensibilità nascoste di un attore di serie tv che incontra per una notte la moglie di un boss in galera, intenta a lasciarsi andare alla bisessualità, solo per sfuggire ad una relazione “costretta” che ha dovuto alimentare attraverso la procreazione di una prole non voluta, o di un professionista che si concede un fugace momento d’amore con un ragazzo più giovane, confessandogli di avere intenzione di intessere prima o poi una relazione stabile nel vero senso della parola, anche se questa esula dal matrimonio in cui lui stesso è intrappolato. L’effetto sorpresa è dietro l’angolo per ogni storia, proprio per non lasciare nulla al caso. Così ad esempio si scopre che il protagonista di una di queste notti d’amore è un sacerdote che desidera solo fuggire da un mondo che considera “un lavoro” e non una vocazione. C’è tanta denuncia in questi micro racconti, anche se apparentemente non sembra; si accende un mega riflettore sul senso di inadeguatezza e sulla maschera che ciascuno indossa nella vita quotidiana, così come sulla tendenza ad accontentarsi di una vita e di una storia a metà, che in realtà non fa brillare gli occhi e il cuore, cose a cui tendono in fondo, tutti gli esseri umani indistintamente, anche quelli che all’apparenza adottano atteggiamenti un po’ più frivoli.
E poi c’è l’elogio del teatro che di storie d’amore ne ha narrate tante, a partire dalla penna dell’amato Shakespeare che in Romeo e Giulietta ha trasferito il senso del mal d’amore e del furore che ad esso si accompagna. Ed è affidato alla sintesi teatrale finale del concierge, il quale confessa il suo amore per il teatro, inculcatogli da una nonna con la passione per Eduardo de Filippo e la sua opera ‘Questi fantasmi’. Non mancano i riferimenti alla letteratura, così come alla lirica o a scene cult della cinematografia, per dimostrare che i linguaggi dell’arte ispirano tutti, indistintamente, e sanno farsi strada nella memoria collettiva soprattutto quando parlano al cuore.
Si assiste ad modo insolito per vivere il teatro, ad un’occasione per guardare spogliato l’attore e leggere nei suoi occhi tutta l’intimità delle sue emozioni; percorrendo una strada per sentirsi veramente parte del metateatro, col desiderio irrefrenabile di non giudicare ma vivere insieme una storia, un narrato che travalica il personaggio presentando una persona in cerca di una notte d’amore come rifugio per i sogni nascosti, nella speranza di essere solo e semplicemente amati. Questo è ‘Do not Disturb’, interpretato egregiamente con tatto, ironia, melanconia e dolcezza dai suoi quattro protagonisti: Marina Cioppa, Gaetano Migliaccio, Gennaro Maresca e Gianluigi Montagnaro.
Così ci dimostra che l’erotismo sottile delle due stanze è innaffiato di tensioni, lacrime e promesse con cui si possono scrivere racconti mai letti con parole non dette.
Video di Arturo Favella
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