22 Dicembre 2024
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Recensione – Fame, Saranno Famosi: lo show dei sogni mette in scena una meravigliosa performance di grazia, talento e fiducia

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Erano gli anni ‘80 e una generazione di giovani imparava a cullare un sogno, a credere in qualcosa per cui valesse la pena faticare. Il punto di riferimento era ‘Fame’, la fortunata serie televisiva che dagli States teneva incollati tutti sulle storie di protagonisti che si tuffavano nel mondo accademico dell’Arte. Fortunatamente quello stesso entusiasmo di allora, si è fatto strada nel 2024 grazie alla riproposizione a teatro di Saranno Famosi, il musical che da Brodway ha influenzato tutto il mondo. Da due anni, grazie alla intuizione del produttore Fabrizio Di Fiore, lo spettacolo sta girando i palcoscenici italiani, in una versione fresca e rivisitata tanto nel linguaggio, quanto nella ambientazione ai giorni nostri. E il fortunato musical finalmente è arrivato anche a Napoli, dove ha debuttato l’8 novembre, con tre ore di performance live che non deludono le aspettative. La regia di Luciano Cannito interpreta gli istinti dei giovani di oggi: è vivida grazie alle coreografie intense, urgenti, coinvolgenti, cariche di tutta la voglia di bello e nuovo che i ragazzi hanno bisogno di sperimentare. Fame, il musical, è anche una stupenda occasione per mettere insieme sul palco artisti navigati con giovani che si affacciano al mondo dell’arte. Nella scelta registica la presenza di Garrison Rochelle, Lorenza Mario, Barbara Cola, Stefano Bontempi, lascia tanto spazio in scena alla espressività del talento dei giovani protagonisti, sintetizzando un bellissimo messaggio che unisce le generazioni: i giovani possono leggere negli occhi dei loro insegnanti un esempio che non sovrasta, ma resta credibile allorché si predispone a diventare guida per i discenti. E’ completa disposizione al loro servizio, attingendo al binomio umanità e professionalità, da sempre carismatico. Di fatto le storie dei giovani protagonisti del musical si mescolano con l’iter di apprendimento accademico, mostrando come la scuola possa essere un contenitore valido per imparare la vita. L’interazione sul palco tra Barbara Cola e Lorenza Mario è fulgido esempio di come la bravura, la fatica, la gavetta e soprattutto l’umiltà, abbiano forgiato due artiste che nel tempo non solo hanno conservato vivido lo smalto del proprio background artistico, ma anche di come la maturazione artistica porti doni e frutti sempre più dolci. Garrison Rochelle risulta sempre presenza rassicurante sotto i riflettori. L’artista interpreta semplicemente se stesso, mettendosi a disposizione di un gruppo di allievi, per scorgere scintille d’arte laddove le stesse potrebbero soggiacere tra la coltre della timidezza. La nota di colore del ruolo interpretato da Stefano Bontempi, si palesa tutta. Il maestro di canto è in grado di vivacizzare l’andamento narrativo di ogni performance. Tutto questo grazie a Luciano Cannito, che ancora una volta mostra di credere nel potenziale dei giovani, aiutandoli ad esprimersi nel costruirsi in modo consono, un abito artistico che sa conquistare sia il pubblico adulto, che quello giovanile. La versione italiana di Fame è un chiaro esempio di come l’arte sia promotrice di una idea di comunità in cui ognuno cerca il proprio posto, ma lo conquista e traduce in prestigio, solo se impara a valorizzare se stesso all’interno delle esigenze e delle competenze dell’insieme. L’Arte è auriga del rispetto di regole, sentimenti e della bellezza che sa far bene, senza togliere niente a nessuno. Lo spettacolo riflette tutte le complessità emotive che vivono i giovani oggi, ed acquista ritmo e significato in crescendo; mostra come fiducia, grazia ed apprendimento, siano la base solida di un ingranaggio che funziona e che si traduce nella acclamazione della celebre canzone che un tempo Irene Cara portó alla gloria delle hit: Fame, che tutti intonano appassionatamente sul finire di una esibizione ricca ed entusiasmante. In scena fino al 17 novembre, il musical dimostra che la profondità di un artista non risiede nel super ego, nè nel puro accademismo, ma si plasma in risultato duraturo solo se la determinazione incontra la disponibilità di mettere a nudo la forza del cuore, ponendosi continuamente in discussione; allora sì che il talento diventerà fama e perchè no, successo.

Foto e Video di Arturo Favella


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.